News da tutti i dipartimenti

Gianfranco Pecoraro (Carpeoro) designato Commissario MR per la Lombardia e Gilberto Fumagalli Vicecommissario

Ecco i membri della nuova Direzione regionale che verrà presentata all’Assemblea di venerdì 21 giugno a Milano: Luongo, Mosca, Petrocelli, Smaldone, Rustici, Lilov, Allas, Poli, Besostri, Pernetti, Valesi, Ludovico, Zanandrea

In vista di un potenziamento delle strategie politico-culturali e delle iniziative volte a consolidare ed espandere il Movimento Roosevelt in un territorio importante come quello di Milano e della Lombardia (dopo l’ottimo esito dell’evento organizzato il 3 maggio scorso dal MR in collaborazione col Comune di Milano, su cui vedi: Nel segno di Olof Palme, Carlo Rosselli, Thomas Sankara e contro la crisi globale della democrazia), l’Ufficio di Presidenza MR ha designato come Commissario straordinario per la regione Lombardia Gianfranco Pecoraro (detto anche “Carpeoro”, Consigliere di Presidenza MR) e come Vicecommissario Gilberto Fumagalli.

A coadiuvare il delicato lavoro di Commissario e Vicecommissario, una Direzione regionale Lombardia composta anzitutto da Paolo Mosca, Giovanni Smaldone, Michele Petrocelli e Roberto Luogo, tutti alti dirigenti a livello apicale del MR (Consiglieri di Presidenza) e poi anche da alcuni soci prescelti, in questo momento, in virtù di precise competenze e attitudini progettuali e realizzative: Fiorella Rustici, Zvetan Lilov, Alberto Allas, Daniele Poli, Felice Besostri, Lorenzo Pernetti, Simona Valesi, Marco Ludovico, Marco Zanandrea.

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Comunicato stampa Movimento Roosevelt - Magaldi diffida Tria e Conte: sembrano già "in vendita", pronti a tradire. Appello a Salvini: se sabotano Flat Tax e minibot, stacchi la spina al governo

Il presidente del Movimento Roosevelt: il ministro delle finanze e anche il premier sono ormai allineati a Mattarella e Visco (cioè Draghi) nell'impedire qualsiasi miglioramento nella vita degli italiani. Assente il Pd, grazie a Di Maio “remano contro” anche i 5 Stelle

Il ministro Giovanni Tria e ora anche il premier Giuseppe Conte si presentano ormai come due politici "in vendita", pronti a smentirsi su tutto pur di conservare il miraggio di poltrone importanti se tradiranno le promesse del "governo del cambiamento", sabotando la Lega su Flat Tax e minibot. "Torno a diffidare il fratello massone Giovanni Tria, sedicente progressista, "reo" di grave ostruzionismo rispetto ai tentativi di ridurre la pressione fiscale a beneficio delle famiglie meno abbienti", afferma Gioele Magaldi, massone progressista e presidente del Movimento Roosevelt, riferendosi alle resistenze di Tria di fronte al "progetto benemerito della Lega a vantaggio dei redditi inferiori ai 50.000 euro, un vero e proprio ristoro fiscale". Insiste Magaldi: "Diffido pubblicamente il massone Tria dal perseverare nell'ostacolare misure concepite per risolvere la crisi italiana". E aggiunge: "Per un massone come Tria è gravissimo essersi presentato come un progressista, salvo poi rivelarsi del tutto allineato ai circuiti massonici più neoaristocratici, conservatori e post-democratici, che, puntando alla caduta del governo, gli stanno promettendo poltrone altrettanto importanti".

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Comunicato stampa Movimento Roosevelt - Galloni smonta Draghi: i minibot sono legali, non essendo né valuta né debito. E' moneta parallela fiduciaria solo nazionale, non vietata dal Trattato di Lisbona

L'economista replica al presidente della BCE: i minibot servono all'Italia per rimediare alla crisi di liquidità, visto che gli euro vanno alla finanza e non all'economia reale. E il nostro paese non ha l'ossigeno del franco Cfa, che la Francia impone alle ex colonie africane, né i vantaggi della Germania (il credito delle piccole banche libere dai vincoli da Basilea, nonché pensioni e deficit delle Regioni non inclusi nel bilancio dello Stato)

L'economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt, replica a Mario Draghi: i minibot non sarebbero affatto illegali, non essendo né debito pubblico aggiuntivo (ma semplici pagamenti già dovuti alle aziende) né valuta (non essendo convertibili in euro). Cosa sarebbero, i minibot concepiti dal governo Conte? Tecnicamente, "titoli di pagamento a valere su debiti già maturati e contabilizzati dalla pubblica amministrazione". Se poi lo Stato li accettasse come pagamento delle tasse, potrebbero anche essere scambiati come moneta: "Ma sarebbero moneta parallela solo nazionale, senza corso legale fuori dall'Italia, e in più accettabile, come mezzo di pagamento, solo su base fiduciaria, cioè con la possibilità di non accettarla". In altre parole, riassume Galloni: "I minibot sono perfettamente legali, in quanto non violano nessuna delle condizioni richiamate da Draghi: sarebbero illegali se corrispondessero all'emissione di euro o se costituissero uno stock aggiuntivo di debito pubblico, e invece non sono né una cosa né l'altra".

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L’incredibile illusione: Sani in un mondo malato

La stretta relazione esistente tra Ambiente e Salute - Prima parte 

Davide Montefiori (*)

Sani in un mondo malato 01 19dacCome molti altri soci Rooseveltiani, nella speranza di poter dare un apporto personale e avendo deciso di collaborare ai lavori del Dipartimento per l'Ambiente, la Rigenerazione urbana e la Tutela del territorio e del mare, vorrei dare il mio contributo al MR, introducendo un argomento, a mio avviso decisamente interessante e molto intrigante che, nel bene e nel male, ha ricadute sul nostro territorio (globale), sulla nostra persona e sul nostro DNA.

Come sicuramente avrete notato, recentemente sono state organizzate numerose manifestazioni sul clima e sul riscaldamento globale ma, al di là del clamore del momento e della manipolazione mediatica necessaria ai “poteri forti”, poco o nulla di nuovo è stato detto rispetto agli anni precedenti e, mi aspetto, che poco influiranno concretamente sull’ambiente in futuro.

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Cosa leggo dietro l'analisi di Lucia Annunziata

Mi è arrivata, da una persona a me molto vicina, la richiesta di commentare il seguente articolo di Lucia Annunziata, pubblicato sull'Huffington Post.

https://www.huffingtonpost.it/entry/il-potere-di-salvini_it_5cec27dee4b0512156f614a0?ncid=other_email_o63gt2jcad4&utm_campaign=share_email


Sono convinto che né all'autrice né al giornale online dispiacerà che io offra la mia personale chiave di lettura sul linguaggio utilizzato dalla Annunziata; non guadagnamo da pubblicità e il riprendere il suo post altro obbiettivo non ha che spiegare come l'informazione possa spesso risultare male interpretabile.

Qualora questo fosse un problema, ce lo facciano sapere.

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Ciao XXX, sei chiaramente una persona di sensibilità progressista, preoccupata per la vittoria di Salvini (la vulgata dei media ci dice uniformemente che ci dobbiamo preoccupare) e mi hai quindi chiesto di commentare questo articolo della Annunziata.

Ci tengo quindi, paragrafo per paragrafo, a farti vedere come - volontariamente o involontariamente – vengono usati un linguaggio e delle categorie di pensiero a mio avviso manipolatorie e strumentali al sistema.

Entrerò nel merito dei “significanti” usati con un significato improprio e proverò a trasmetterti gli “occhiali del dubbio” così che anche tu in futuro possa farti delle domande quando ti troverai a leggere articoli con una bella narrativa, ma che potranno nascondere rischi di manipolazione. Ricordiamoci Socrate: “Ti esti?”.

Spero che tu non te la prenda se userò questo tuo invito a commentare l’articolo di Lucia Annunziata anche per creare un post per il blog del Movimento Roosevelt.

Scriverò i miei commenti, laddove necessario, nel testo che viene riportato in corsivo-grassetto.


Il potere di Salvini
Quello della destra non è un successo transitorio. Riace, Lampedusa, Val di Susa, Torre Maura... Il leghista vince in tutti i luoghi simbolo dello scontro politico recente. Capire la Lega per batterla

L’autrice apre parlando della vittoria della destra. Le categorie destra e sinistra sono oggi anacronistiche. Sono categorie dei secoli passati. Forse potranno tornare ad avere senso in futuro se riusciremo a ricollocare a destra e sinistra forze politiche coerenti con un pensiero ed una visione del mondo. Oggi viviamo all’interno di una ideologia molto forte e radicata: il neoliberismo. Tutti i partiti all’interno dell’arco costituzionale – a destra e a sinistra - sono partiti neoliberisti (la Lega sembra l’unico partito a fare qualche timido tentativo per uscirne, ma abbaia più che mordere). Mentre nel passato destra e sinistra potevano far riferimento a modelli sociali ed economici di riferimento diversi, oggi questa cosa non avviene. Usare le categorie destra e sinistra in questo modo equivale a creare quello che in psicologia sociale, come sai, si chiama un “in group”, da presentare contro un “out group”. Sostanzialmente, l’autrice sta creando un “noi” e un “loro”, un “buoni” (noi) e un “cattivi” (loro).

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AGF



L’Europa come è stata fin qui è arrivata alla sua penultima stazione: il sistema politico tradizionale, quello che ha tenuto insieme nel dopoguerra il vecchio continente, è in macerie. E macerie non è una parola usata tanto per esagerare. La debacle delle istituzioni è più forte proprio nei paesi che hanno costruito l’Unione, e che l’hanno guidata finora - la Germania del crollo personale e politico della Merkel, la Francia del “meraviglioso” presidente Macron durato lo spazio di un mattino, l’Inghilterra patria, come si dice sempre, di meravigliose storie democratiche, vittoriosa su Hitler, ma sconfitta poi dal capetto Nigel Farage; e l’Italia che al solito fa da anticipatore di ogni trasformazione – in questo caso può vantare di essere la nazione che per prima ha consegnato agli antieuropeisti il proprio governo.

In questo paragrafo la Annunziata ci dice correttamente che questo modello di Europa sta per finire. Ma non si ferma qui. Implicitamente, tra le righe, sembra volerci far capire che questo è un male, un tornare indietro rispetto al corso della storia. Eppure, questa dis-Unione Europea è guidata da una forte ideologia neoliberista, è controllata da lobbies, e offre una narrativa nella quale la finanza viene presentata come sovra ordinata all’economia ed in cui l’economia viene sovra ordinata alla politica e al benessere della collettività. Tra l’altro, questa dis-Unione Europea non ha una economia comune ed è casa dell’unico Parlamento al mondo senza vero potere legislativo (roba che Montesquieu si rigira nella tomba quando sente che questa Europa è un baluardo per la democrazia). L’abbandono di QUESTO tipo di dis-Unione Europea potrebbe essere una grande opportunità per creare istituzioni democratiche. Come mai questa possibilità non viene rappresentata? Come mai il cambiamento è visto sempre il luce negativa?

È vero, la destra non ha ottenuto le chiavi di Bruxelles, gli è mancata la palma della maggioranza che gli permetta di governare, ma la sua è stata una affermazione netta, solida, e, soprattutto, in crescita. Il segno più rilevante di questa forza, è il successo personale di tre leader, Le Pen, Salvini, Orban, le cui figure offrono oggi ai sovranisti un fronte pubblico che ampiamente compensa ogni frammentazione e divisione al proprio interno.

Interessante come la Annunziata ammetta che il “sovranismo” aiuti l’avvicinamento tra persone che la pensano diversamente su molte cose. Certo, è vero. Perché oggi lo scontro NON è tra destra e sinistra ma tra forza democratiche ed antidemocratiche. Ci stiamo abituando, piano piano, ad una democrazia di secondo livello dove gli amministratori pubblici non vengono eletti ma nominati o assunti (basti pensare al funzionamento delle Province o della Commissione europea). In questo contesto, la parola sovranismo viene spesso usata come dispregiativo, significante di persone nazionaliste che quasi disprezzano i processi democratici preferendo modelli più autoritari. Questo è il messaggio che passa dalla vulgata mediatico-neoliberista. La realtà è che c’è un crescente numero di persone che si rende conto della involuzione antidemocratica che sta vivendo la società occidentale. La sovranità non è un qualcosa di negativo. La sovranità del popolo è il principio base della democrazia. Il popolo dovrebbe essere sovrano a livello municipale, cittadino, provinciale, regionale, nazionale e sovranazionale. Se non è il popolo ad essere sovrano, chi lo dovrebbe essere? L’etichetta “sovranismo” altro non è che uno strumento per screditare chi lamenta un deficit democratico, anche a causa di una globalizzazione che a partire dall’accordo di Marrakesh del 1994 ha globalizzato il commercio e le transazioni finanziarie senza creare organi giuridici sovranazionali in grado di tutelare gli interessi dei popoli. Ora, all’interno delle forze etichettate come sovraniste, è chiaro che ci sono posizioni che SONO in effetti nazionaliste e autoritarie, ma l’usare l’etichetta “sovranisti” rimane strumentale a denigrare chi lamenta un deficit di democrazia.

Questo mondo della destra europea, come già successo con quella americana di Trump, vince perché intercetta la nuova rottura fra classi, la fine del contratto sociale di mutua collaborazione insito nel welfare del dopoguerra, il distacco della connessione fra i dimenticati e gli attivi del nostro mondo. È un successo che non si spiega solo con il richiamo al fascismo, o con la coltivazione delle paure, del razzismo. L’uno, il fascismo, e gli altri, la paura, il razzismo, sono la forma che questo risentimento sociale prende. Non ne sono l’origine.

Paragrafo con due effetti: 1) rinforza la percezione che il welfare state non ce lo si possa più permettere. L’Annunziata non parla assolutamente di come, nonostante la fine del Gold Standard nel 1971, l’economia neoliberista si comporti ancora come se la quantità di moneta disponibile fosse una limitata, quando non lo è. L’Annunziata non parla della superfetazione dei mercati finanziari, di fronte al fatto che gli Stati per finanziare la spesa pubblica devono pagare ingenti interessi. L’Annunziata non parla di come l‘economia dovrebbe cambiar, per ridare linfa al contratto sociale. No. L’Annunziata riduce il tutto alla constatazione che lo stato sociale sia “de facto” finito. 2) L’Annunziata rivendica un ritorno al fascismo come pericolo per la società. Alle elezioni europee Casa Pound Italia ha preso lo 0.3% ed è difficilmente pensabile che possa essere un pericolo. Piuttosto, l’Annunziata dovrebbe preoccuparsi di quello che Tremonti, nel suo libro ‘Uscita di Sicurezza’, chiama il fascismo bianco: ovvero la forma di controllo politica e sociale esercitata dai poteri finanziari. Quella si che è la forza di fascismo da denunciare e combattere.

È esattamente l’inverso di quanto si sostenga oggi fra gli europeisti, nel mondo democratico. Cedere alla tentazione di non riconoscere queste radici del successo, sminuirne la portata (come un po’ già si sta facendo in queste ore) rifugiandosi nelle fatwe ideologiche, è una sicura strada per aumentarne il tasso di efficacia.

L’Europeismo tuttavia non è del tutto battuto, e non solo perché gli rimangono in mano numeri di un potenziale governo. La indicazione più rilevante per i democratici è l’affiorare anche nelle proprie file, come a destra insomma, di una forte richiesta di cambiamento. Al crollo dei partiti tradizionali l’elettorato europeista pare opporre, con il suo voto ai verdi ad esempio, la consapevolezza dei propri limiti.

Cosa è l’europeismo di cui parla la Annunziata? L’Europa è un mezzo, non un fine. L’Europeismo dovrebbe trovare le sue radici nel desiderio di creare una società libera, socialmente giusta e democratica. L’opposto della dis-Unione Europea di oggi. Invece di parlare di pragmatismo e di “limiti”, l’Annunziata dovrebbe celebrare l’opportunità di cambiare questa dis-Unione Europea per creare qualcosa di nuovo, coeso e rispettoso della sovranità popolare- se democratica.

Questo fronte ha oggi una responsabilità che fino a pochi mesi fa gli era stata sottratta. Dentro la crisi della democrazia rappresentativa nelle maggiori democrazie del mondo, ricompare in Europa il baluardo del bipolarismo fra destra e sinistra. La scelta che questo fronte democratico deve ora fare è molto semplice – entrare con coraggio in questo nuovo scenario turbolento, non negando la forza della destra, non chiudendosi in un clima di pura resistenza, ma accettandone invece fino in fondo la sfida. Sfida che in politica significa, quando si perde, una sola cosa: capire perché il proprio avversario vince (in questo caso la destra) e andare a riconquistarne voto per voto gli elettori persi, ritornando fra i cittadini, ascoltandoli come mai prima, e riformando sé stessi prima ancora che tentare di fare le prediche a tutti gli altri.

Non vince la destra. Chi vota Salvini oggi ha votato Renzi ieri (ne conosco moltissimi). Piuttosto, vince la voce del disagio economico e della rivendicazione del bisogno di istituzioni democratiche che trasformino questa globalizzazione della finanza, nella globalizzazione dei diritti universali, dello stato sociale e dello stato di diritto. C’è bisogno di politiche che mettano i bisogni davanti gli interessi.

I prossimi anni, dentro il governo continentale di Bruxelles e nelle capitali dei vari paesi, si giocherà insomma sul filo di lana il profilo della nuova Europa. Lo scontro finale comincia solo ora.

A proposito di domande sulle ragioni della vittoria della destra, comincerei, in Italia, da quella che ci pone un piccolo luogo, uno dei simboli del fronte su cui la prima parte dello scontro fra destra e sinistra è passato nei mesi scorsi. Parliamo di Lampedusa, che ha incoronato come suo politico prescelto, senza nessun equivoco, Matteo Salvini: sull’isola degli sbarchi, visitata da organizzazioni umanitarie, attivisti, e Ong, e dal Papa, la Lega supera il 45 per cento del consenso – per capire il livello della crescita abbiamo come numero di paragone il dato dello 0,86 per cento che è quello ottenuto dalla Lega nel 2014. In termini assoluti le cifre sono però incontrovertibili. Su 1.404 votanti il Carroccio ha ottenuto 618 voti, un vero e proprio plebiscito.
Lo stesso è avvenuto in tanti luoghi simbolo dello scontro politico degli ultimi mesi – a Torre Maura, sesto municipio di Roma, l’insofferenza verso i rom (ricordate il pane calpestato?) si è tramutata in consenso elettorale: la Lega qui è al 36,8%; nella Riace del “modello Lucano”, Salvini è il più votato, con la Lega primo partito al 30,7; a Mirandola la Lega va al 41 per cento. A Melendugno, il comune del Tap della discordia, i cittadini “traditi” tolgono la fiducia ai 5 Stelle e la riversano, a sorpresa, anche qui, su Salvini, che raccoglie il 26%. A Verona, sede scelta per il discusso Congresso della Famiglia, la Lega è al 37%, mentre a Macerata, dove alla vigilia delle elezioni politiche del 2018 Luca Traini ferì a colpi di pistola dei migranti, il Carroccio conferma il boom: 41%, con il Partito Democratico lontano 20 punti. E in Val di Susa, presidio ultraradicale dei 5Stelle contro la Tav, vince ancora Salvini, così come vince a Capalbio, il favoloso luogo dell’Atene democratica.

Sono risultati che non solo mettono in discussione le opinioni politiche della sinistra, dei 5 Stelle, ma l’intera narrativa con cui ci si è opposti a Salvini: la forza degli eroi civili, e la forza delle esperienze umanitarie. Un repertorio evidentemente proiezione più di desideri che di realtà. Casi che autorizzano la più importante domanda di questo dopo elezioni: conosciamo davvero cosa significa questa svolta a destra? Al di là della ossessione con i leader e la leadership su cui la politica e i media si sono ampiamente soffermati, la verità è che la sconfitta della democrazia in occidente non solo nasce dal distacco dei cittadini, ma anche dalla loro semplice materiale, quotidiana conoscenza.
Questione di primaria rilevanza. A meno che non si possa immaginare di vivere in un cambiamento radicale senza sapere bene di cosa si tratti. Senza mettere in ballo la nostra capacità di lettura del presente. Un compito particolarmente gravoso e impegnativo per i media che, a mio parere, non hanno lavorato affatto sullo scollamento sociale. Ma la lettura del presente è anche l’unico strumento su cui fare leva per ricostruire la dinamica democratica.

Giusto. I media non hanno lavorato sullo scollamento sociale. Ma per farlo hanno bisogno di liberarsi dalla narrativa e dai suoi dogmi tra cui: l’austerity come soluzione al debito, l’idea che il debito sia costo per le future generazioni e non anche una forma di benessere (in quanto si trasforma in strade, scuole, porti, etc. etc.) ,la necessità che le banche centrali siano de facto private, etc, etc…
Riguardo al problema immigrazione, nell’articolo sembra l’autrice lo riduca a un problema di esperienza personale i.e. se le persone vivono una invasione è inutile raccontare una storia fatta di eroi umanitari. Ok, ci sta, ma la storia non finisce qui. Le persone hanno bisogno di una classe politica che abbia delle risposte; forse non complete, ma che siano delle risposte. Salvini da una soluzione alla questione immigrazione – per quanto centrata in una chiave saturnina. La sedicente sinistra, negli ultimi anni, non ha mai offerto una vera soluzione alla questione Africa. Persone come Olof Palme, ma anche come Craxi, parlavano in passato di combattere la fame nel mondo. Oggi, la sedicente sinistra, con mal celata arroganza, sembra quasi sostenere che l’unica speranza per i popoli africani è emigrare perché da soli non si salveranno mai. Ed è la sedicente sinistra che ha contribuito a creare la percezione che le “missioni umanitarie” altro non sono che strumenti di conquista. Se ci fosse una forza che con credibilità ed umanità parlasse di un piano Marshall per l’Africa, e di un piano di investimenti e di reale tutela dei processi democratici a beneficio del popolo africano, sono sicuro che molte persone prediligerebbero questo progetto a quello prevalentemente saturnino proposto dalla Lega. Gli Italiani sono un popolo umano e sensibile, ma ha hanno paura; una paura radicata nella condizione economica che vivono. Basta denigrarli denunciando i ritorni di fascismo.

Salvini è stato ripetutamente, e giustamente, insultato, irriso. Ma non è bastato a fermarne la corsa. Anzi, per certi versi è stato santificato ed esaltato dagli insulti dell’area democratica. Un perverso meccanismo di conferma che ricorda strepitosamente la lunga permanenza di Silvio Berlusconi nella politica Italiana. In sintesi, per quel che riguarda Salvini dobbiamo accettare di dirci che non ha vinto per questo o quello ma perché nel suo insieme la sua proposta politica ha parlato a vari segmenti della società che gli altri partiti, a cominciare dai 5 Stelle, hanno perso. Il suo voto costituisce una vera base nel paese, non è un potere transitorio.

Anche qui, la Annunziata parla in maniera strumentale? Non lo so. Ma sembra difficile pensare che non ricordi che lo stesso Renzi alle elezioni europee prese il 40%. Oggi la politica è veloce e le persone scoprono presto gli inganni. Qualora venissero meno alcune promesse legate alla crescita del benessere e alla riduzione delle tasse, il consenso verrebbe meno. La questione immigrazione è solo accessoria. O Salvini porterà avanti davvero le lotte economiche delle quali si è fatto bandiera – soprattutto in Europa – o perderà i consensi esattamente come Renzi.

Il che ci porta all’altro corno dell’analisi di quello che è successo in Italia. Il crollo dei 5 stelle suggerisce infatti qualche ulteriore lezione sulle correnti che attraversano questo paese. Responsabili dello sdoganamento e del rafforzamento di Salvini sul piano istituzionale, leghisti sulla sicurezza prima e antifascisti contro Salvini poi, antieuropei fino a un certo punto e poi guardiani insieme a Mattarella (dopo averne chiesto l’impeachment) in difesa dei parametri europei: la loro sconfitta attuale è la ulteriore prova, se era necessaria, che la politica intesa come puro elemento di corteggiamento del voto non paga. I cinque stelle pagano quella promessa palingenetica della “sconfitta della povertà” – i cittadini, come dicono sempre i cinque stelle non sono stupidi, sanno leggere la politica. E l’hanno letta anche quando a farla (errata) sono stati i loro stessi paladini. Insomma, anche nel caso dei 5 Stelle, l’unità di misura sono sempre e comunque gli elettori, che sembrano aver esercitato in questo voto una straordinaria forza selettiva nei confronti dei propri interessi – piacciano o meno.
Infine il Pd, che oggi ha l’onere e l’onore di essere l’unica forza politica in Italia che ha sulle spalle il compito di opposizione vera a un governo ormai cambiato di segno, e tutto spostato a destra.
Ma la sua performance in queste elezioni dobbiamo chiamarla per quel che è: un forte segno di vitalità, di resilienza, un sussulto per ritrovare un impegno da parte di molti elettori, un rifiuto della inevitabilità della deriva a destra. Ma tutto ciò è ben lontano dal costituire, anche in termini numerici, una nuova piattaforma politica, una nuova organizzazione che sia capace di recuperare il consenso che ha costruito la destra. Il Pd vive una crisi che precede il successo della destra odierno, e , persino, della crisi istituzionale della nostra democrazia. La sinistra ha bisogno di rinnovarsi, di creare una offerta politica nuova, e di trovare nuovi alleati, non ultimo in Europa. Il suo tessuto interno è molto fragile, minacciato com’è da una immanente presenza di molte figure di peso ma non necessariamente d’accordo sul cosa fare, come Renzi per dirne una, il cui orizzonte politico non è chiaro, o da una classe dirigente vecchia e molto indipendente dalle logiche di una organizzazione unitaria.
Né questa ricostruzione può essere fatta ricorrendo a tatticismi di alleanze: per dire, l’idea di un accordo fra M5s e Pd allo stato attuale sarebbe solo una precaria alleanza fra due zoppi.
Il PD è difficile possa fare opposizione. È un partito troppo sistemico e neoliberista. Il PD, come la maggior parte dei partiti della sedicente sinistra nel mondo occidentale – è stato il grimaldello per portare a termine alcune delle politiche economiche più ferocemente conservatrici dal dopoguerra. L’unico consenso che può trovare ora il PD è quello di coloro che si oppongono- per paura - alla Lega.
La strada della sinistra è oggi quella di una rinascita. È lunga, è complicata. In altri tempi si sarebbe detto che la questione della sinistra oggi ha a che fare con il suo peso non con i suoi numeri, tanto per citare un vecchio banchiere italiano. O, come direbbe Gramsci, è questione di egemonia non di alleanze.

Democrazia, stato sociale e stato di diritto, schiacciati dal neoliberismo, non sono né di destra né di sinistra. In un mondo nel quale non c’è mai stata tanta ricchezza – sia dal punto di vista monetario che produttivo – c’è bisogno di nuovi modelli politici ed economici che ridefiniscano il ruolo dello Stato e del suo rapporto con il privato.


Marco Moiso
Vicepresidente del Movimento Roosevelt
Supervisore per il Regno Unito

Comunicato stampa Movimento Roosevelt - Magaldi: europee inutili, se Zingaretti non si confronta con Salvini sull'economia. Invece il Pd demonizza la Lega, che a sua volta finora si è limitata ai proclami

Il presidente del Movimento Roosevelt: bene se ora Salvini punta su Bagnai e Rinaldi per affrontare l'emergenza dell'economia. Ma la politica italiana deve uscire dalla logica dello scontro tribale, rinunciando a demonizzare gli avversari e unendo le forze per uscire dal paradigma neoliberista Ue che ha devastato la nostra società

Come previsto, le elezioni europee si sono rivelante inutili. E per l'Italia l'assetto politico di Bruxelles potrebbe ulteriormente peggiorare le cose: Ppe e Pse si alleeranno coi Verdi (neoliberisti anche loro) o peggio ancora con gli ultra-liberisti dell'Alde, neutralizzando così l'ascesa – non determinante – dei cosiddetti sovranisti. Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, è esplicito: "Non c'è speranza, per questo paese, senza un cambio di paradigma politico-economico". Unica luce: le dichiarazioni di Salvini, che dopo il trionfo annuncia che la Lega affronterà l'emergenza economica con lo stesso impegno finora dimostrato sull'immigrazione. "Magari fosse vero: troppe volte, alle parole, Salvini non ha saputo far seguire i fatti. A fare la differenza non sono gli atteggiamenti truci, ma l'impegno sull'economia. Grandi investimenti sul territorio, per produrre lavoro: è quello che dovrebbe fare l'Ue, se si preoccupasse della disoccupazione, del benessere dei popoli e della diminuzione delle disuguaglianze".

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L'unica via per salvare l'Europa passa per l'ascolto egli euroscettici

lp_967710210_c3820.jpgMi domando se +Europa (e sopratutto i ragazzi animati di buon cuore che la seguono) riusciranno a capire come mai le persone identificano questa Europa con un incubo piuttosto che con una opportunità.

Anche io, come disse Gioele Magaldi a Londra, sono europeista fin dentro le mutande.

Ma l’Europa di cui sono innamorato è una Europa democratica, liberale, socialmente giusta- l’opposto di questo aborto di dis-unione europea.

Chi supporta QUESTA Unione Europea tradisce i principi su cui l’Unione Europea doveva essere fondata. La prima anti europeista è Emma Bonino .

Marco Moiso
Vicepresidente del Movimento Roosevelt
Supervisore per il Regno Unito

Torniamo ad esercitare il dubbio

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Dubbio – significato della parola in generale, secondo il Dizionario filosofico del Signorelli:
“E’ uno stato di incertezza, di indecisione, in cui viene a trovarsi l’uomo per la difficoltà grave, o anche insormontabile, di giungere ad un’affermazione conclusiva, alla verità.”

Il dubbio è positivo: perché fonte di ogni ricerca e condizione di ogni conquista.

E’ uno stato che di fronte a problemi fondamentali, origina un sentimento di insoddisfazione, di inquietudine, me che poi, costituisce la forza che spinge al superamento del dubbio stesso.

Non per fede, ma per risultato della propria ricerca.

———

Il dubbio ci aiuta anche nella politica.

È vero che le forze che si definiscono oggi “europeiste” lo sono nella sostanza? O in realtà tradiscono i principi sui quali l’Europa doveva essere costruita, rendendola invisa al popolo?

È vero che le forze socialiste si occupano dell’interesse della collettività? O usano le giuste cause delle minoranze per nascondere la tutela de facto agli interessi dei pochi e dei pochissimi che invece il potere lo hanno, e dettano le regole del gioco?

È vero che il “sovranismo” è un pericolo? O la parola “sovranismo” è stata appiccicata addosso a coloro che in fondo rivendicano un sistema democratico basato sulla sovranità del popolo, per screditarli? Tutti coloro che si definiscono democratici non dovrebbero credere nella sovranità del popolo? Se non è il popolo ad essere sovrano, chi lo è?

Ai democratici importa davvero che la sovranità si compia a livello nazionale? o vogliono che si compia sempre, a livello municipale, cittadino, provinciale, regionale, nazionale e sovranazionale?
Dall’altra parte, coloro che oggi si fanno portavoce della lotta contro l’Europa maligna, saranno davvero disposti a creare un’Europa democratica? O hanno interesse in realtà nel ridimensionare ancora di più il ruolo dello Stato a vantaggio di poteri economici sovranazionali?

Quando dubitiamo della coerenza del prossimo, come nei 4 esempi di sopra, siamo noi stessi pronti ad ammettere che le persone non sono sempre consapevoli delle contraddizioni che incarnano? O tendiamo a pensare ci sia dolo e cattive intenzioni anche dove magari non ci sono?

Queste sono alcune delle domande che mi sono posto io. Domande che semplicemente mettono in discussione la narrativa proposta ogni giorno; spesso mistificata anche da falsi dibattiti e opposte opinioni, che però rinforzano questa stessa narrativa fatta di dicotomie false e strumentali.

Tu che dubbi hai?



Marco Moiso
Vicepresidente del Movimento Roosevelt
Supervisore per il Regno Unito

Consigli della Presidenza MR a Lega, PD, M5S e altri partiti

Consigli della Presidenza MR a Lega, PD, M5S e agli altri partiti e movimenti politici italiani ed europei sull’agenda post elezioni europee 2019

 

 

Invitiamo all’ascolto di

https://www.youtube.com/watch?v=TfGyUPdBKEs

integrato da queste riflessioni:

“Il voto europeo di ieri non cambierà gli equilibri politici continentali all’insegna della post-democrazia e dell’austerity, anzi potenzialmente può peggiorarli, con la crescita di istanze neoliberiste presenti sia nell’ALDE che nel raggruppamento dei VERDI (che hanno però anche progetti di segno diverso), entrambi (insieme o in alternativa) determinanti per rappresentare una maggioranza nel Parlamento di Strasburgo e designare Presidente e membri della Commissione europea. In Italia, si consiglia a Matteo Salvini di non inebriarsi troppo per la “bolla politica” (poco oltre il 34%) della Lega e di iniziare a “fare sul serio su questioni sostanziali come massicci investimenti pubblici strategici per la modernizzazione di infrastrutture e trasporti, per la gestione del territorio e dell’ambiente, a favore dell’occupazione e per l’abbassamento drastico delle tasse”, rammentando che alle Elezioni europee 2014 il PD di Matteo Renzi ottenne il 40,8%...per poi precipitare al 19% nelle Elezioni italiane del 2018…”

REDAZIONE MOVIMENTO ROOSEVELT (www.movimentoroosevelt.com )

( Articolo del 27 maggio 2019 )

Di che vi lamentate? Per la coerenza bisognerà aspettare

Ci saranno molti delusi dei risultati elettorali che, dall’altezza della loro superiorità morale e presunta cultura, si lamenteranno del risultato attribuendolo alla presunta ignoranza del popolino italiano... 

Che atteggiamento “aristocratico”.

La sedicente sinistra ha smesso di essere la forza dei deboli quando ha voluto smettere di capirli. È così che la sedicente sinistra è diventala la forza dei conservatori- per lo meno riguardo le questioni economiche. Non puoi giocare a fare il “progressista” e poi anteporre la finanza alle condizioni di vita del popolo che ti deve votare.

D’altronde, poche sono le soluzioni coerenti nella lotta al neoliberismo e a favore di una società giusta ed equa dove l’economia sia al servizio dei cittadini e dove a questi vengono riconosciuti i propri diritti, oltre che i propri doveri.

Sono davvero poche queste realtà... e non si può contare sugli attuali partiti.

Nei giorni scorsi ho ricevuto lamentale da parte del popolo progressista (quello vero, non i loro rappresentanti) lamentandosi per l’appoggio alla Lega, considerata come antidemocratica, reazionaria etc

Ho anche ricevuto lamentele da quella parte dell’elettorato che bene si rende conto del deficit di democrazia che viviamo, e che magari vota Lega, lamentandosi dell’appoggio a +Europa in quanto partito in mano alla tecnocrazia e antidemocratico.

Il Movimento Roosevelt non ha appoggiato nessun partito, né della sedicente destra né della sedicente sinistra. Abbiamo dato fiducia a persone; singole persone che potranno fare bene, secondo le loro competenze, alla traiettoria rooseveltiana.

La cosa bella del Movimento Roosevet è che da noi si riuniscono persone con valori simili (democrazia, giustizia sociale, libertà) e che però riconducono quei valori a percorsi e partiti diversi, incoerenti al loro stesso interno, e quindi vulnerabili alle stesse critiche, da una parte e dell’altra.

Per la coerenza bisognerà aspettare il www.ilpartitocheserveallitalia.it.

Marco Moiso
Vicepresidente MR
Supervisore per il Regno Unito

Comunicato stampa Movimento Roosevelt - Stop alla politica "tribale" dell'appartenenza: alle europee il Movimento Roosevelt sostiene 6 candidati espressi da partiti diversissimi e spesso opposti tra loro. Magaldi: li unisce la stessa visione democratica

img Candidati Europee FB def 02 a6a6cAppello al voto per Rinaldi e Hopps (Lega), Pacente (Pd), Schipani (+Europa), Pedà (Forza Italia) e Gottarelli (Popolari per l'Italia), mentre alle regionali del Piemonte il sostegno va a Roberto Alice (M5S). "Vincono le persone, non l'appartenenza “tribale” a un partito".

"Votare le persone, più che le liste, per aiutare i partiti a evolvere in senso democratico recuperando la sovranità popolare". Obiettivo: "Sfidare il vero avversario che ostacola lo sviluppo dell'Italia, cioè la tecnocrazia neoliberista che ha imposto in modo sleale l'assurda disciplina del rigore a tutta l'Europa". Così Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, spiega la scelta – da parte del movimento "metapartitico" creato nel 2015 – di sostenere, alle europee, candidati espressi da partiti diversissimi tra loro e spesso opposti. Magaldi propone di votare nelle liste della Lega Antonio Maria Rinaldi (Italia Centrale) e Maricò Hopps (Isole), e al tempo stesso – nella medesima circoscrizione di Rinaldi – la militante "rooseveltiana" Stefania Schipani, candidata da +Europa. Se nella circoscrizione Italia Meridionale la scelta cade su Giuseppe Pedà (Forza Italia), già sindaco di Gioia Tauro con il contributo del Movimento Roosevelt, nel Nord-Est l'indicazione è per il medico Paolo Gottarelli (Popolari per l'Italia), mentre nel Nord-Ovest il sostegno va a Carmine Pacente (Pd, già sostenuto dai “rooseveltiani” al Comune di Milano in occasione dell'elezione di Giuseppe Sala). Non manca neppure il Movimento 5 Stelle: è candidato con i pentastellati – alle elezioni regionali del Piemonte, sempre il 26 maggio – il torinese Roberto Alice, dirigente del Movimento Roosevelt.

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Alle europee sosteniamo Rinaldi e Hopps (Lega), Pacente (Pd), Gottarelli (Popolari per l'Italia) Schipani (+Europa), Pacente (Pd) e Pedà (Forza Italia), mentre Roberto Alice (M5S) è il candidato rooseveltiano alle elezioni regionali in Piemonte

img Candidati Europee FB def 02 98d4cCari amici,
invitiamo coloro che credono nella traiettoria del Movimento Roosevelt a dare la preferenza, a scelta, a 6 diversi candidati alle elezioni europee del 26 maggio, schierati con partiti diversi – dal Pd alla Lega, da +Europa a Forza Italia.

Due sono i candidati leghisti per le europee: Antonio Maria Rinaldi (circoscrizione Italia Centrale) e Maricò Hopps, (circoscrizione Italia Insulare). Se sarà eletto a Strasburgo, Rinaldi – economista keynesiano vicino al Movimento Roosevelt – si batterà per trasformare la BCE in una vera banca centrale, capace di finanziare gli Stati in modo adeguato. L'obiettivo (scardinare il paradigma neoliberista del rigore, responsabile dell'attuale crisi) è pienamente condiviso da Maricò Hopps, candidata sempre dalla Lega nella circoscrizione Italia Insulare.

E' invece candidata con +Europa (nella circoscrizione Italia Centrale) la socia rooseveltiana Stefania Schipani, convinta che tecnocrazia di Bruxelles vada profondamente riformata, in senso democratico e federalista, per poter dare più forza all'Europa e quindi all'Italia. Nel ruolo dell'Europa crede profondamente Carmine Pacente, candidato per il Pd nella circoscrizione Italia Nord-Occidentale, già sostenuto dal Movimento Roosevelt al Comune di Milano. Altro candidato con un chiaro background rooseveltiano è Giuseppe Pedà, già eletto sindaco di Gioia Tauro con il determinante contributo del Movimento Roosevelt, ora candidato alle europee con Forza Italia nella circoscrizione Italia Meridionale. Il Movimento Roosevelt segnala e sostiene anche la candidatura del medico Paolo Gottarelli (Popolari per l'Italia, circoscrizione Italia Nord-Orientale), impegnato a promuovere il recupero della sovranità democratica anche mediante l'emissione di moneta parallela.

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Candidati rooseveltiani alle Elezioni europee e per la Regione Piemonte

Candidati rooseveltiani alle Elezioni europee (Stefania Schipani, Antonio Maria Rinaldi, Paolo Gottarelli, Maricò Hopps, Giuseppe Pedà, Carmine Pacente) e per la Regione Piemonte (Roberto Alice)

 

 

Invitiamo sia i soci rooseveltiani che cittadine e cittadini simpatizzanti e attenti alla traiettoria metapartica, politico-pedagogica e culturale del MR a tenere nel debito conto le indicazioni sul voto europeo e piemontese contenute in questo video (che ha anche altri interessanti contenuti a proposito delle dimissioni della Segretaria Generale MR Patrizia Scanu):

https://www.youtube.com/watch?v=Xwt2SZVtTzg

Sulla coerenza del metodo trasversale rooseveltiano, si veda anche

https://www.youtube.com/watch?v=d0qwIiVh6RM

Riassumendo:

vengono proposte come persone cui dare il voto di preferenza in queste Elezioni europee i seguenti candidati: 1) STEFANIA SCHIPANI per la Circoscrizione elettorale CENTRO, cioè Lazio, Umbria, Toscana e Marche (candidata in + Europa con idee politico-economiche alternative al Neoliberismo e ispirate al Socialismo liberale). La SCHIPANI è una candidata adattissima da votare nel Centro Italia per quei rooseveltiani che abbiano simpatie di “centrosinistra” 2) ANTONIO MARIA RINALDI per la Circoscrizione elettorale CENTRO – Lazio, Umbria, Toscana e Marche- RINALDI è un economista postkeynesiano inserito nelle liste della Lega ed è un amico del MR, con cui, sia in sede italiana che europea, intende portare avanti diversi progetti politico-culturali ed economici “trasversali” 3) PAOLO GOTTARELLI, per la Circoscrizione NORD-EST (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia-Giulia, Emilia-Romagna) GOTTARELLI è un candidato nelle liste dei Popolari per l’Italia indicato all’attenzione del MR dal Vicepresidente del Movimento Nino Galloni 4) MARICO’ HOPPS è candidata nella Circoscrizione ISOLE (Sicilia e Sardegna) nelle liste della Lega ed è stata segnalata alla Presidenza MR dal Dirigente rooseveltiano Liborio Signorelli 5) GIUSEPPE PEDA’ è candidato nella Circoscrizione SUD (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria) nelle liste di Forza Italia, è stato socio fondatore del Movimento Roosevelt e primo Sindaco rooseveltiano (di Gioia Tauro). In favore di PEDA’ si è molto spesa Lucia Toto, Capo di Gabinetto della Presidenza MR che, con diversi rooseveltiani meridionali, ha partecipato attivamente alla sua campagna elettorale 6) CARMINE PACENTE è candidato nelle liste del PD (Partito Democratico)-Siamo europei nella Circoscrizione NORD-OVEST (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia). PACENTE è stato già sostenuto dal Movimento Roosevelt, che nel 2016 ha contribuito significativamente alla sua elezione come Consigliere comunale di Milano e alla sua designazione come Presidente della Commissione “Affari internazionali, post Expo e politiche europee”. In favore della candidatura di PACENTE si è speso particolarmente Michele Petrocelli, Consigliere di Presidenza MR.

La Presidenza MR invita inoltre i cittadini di Torino e provincia a dare il voto di preferenza a ROBERTO ALICE, candidato Consigliere regionale del Piemonte nelle Liste del Movimento 5 Stelle (M5S) e autorevole membro del Consiglio di Presidenza del Movimento Roosevelt.

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La Presidenza MR consiglia di votare Diego Fusaro come Sindaco di Gioia Tauro

La Presidenza MR consiglia di votare Diego Fusaro come Sindaco di Gioia Tauro pur con molte riserve sulla sua Weltanschauung comunitarista

 

 

Invitiamo alla visione di:

https://www.youtube.com/watch?v=Hi0PryGufPI&feature=youtu.be&fbclid=IwAR1geOer83hzEeVO3b8OaLSaUXM1JnORhs9TLnsoaAxEY4kA9iBwrG2thPU

e a meditare ed agire di conseguenza.

PRESIDENZA MOVIMENTO ROOSEVELT (www.movimentoroosevelt.com )

( Articolo del 26 maggio 2019 )

Sosteniamo il rooseveltiano Roberto Alice, candidato alle elezioni regionali in Piemonte con il M5S

Alice 02 444b9Cari amici,
invitiamo coloro che credono nella traiettoria del Movimento Roosevelt a dare la preferenza a Roberto Alice, candidato con il Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni regionali piemontesi del 26 maggio (circoscrizione Torino e provincia).

Dirigente del Movimento Roosevelt (membro del Consiglio di Presidenza), Roberto è una colonna portante del nostro movimento anche in Piemonte, dove lo scorso 15 marzo ha promosso con grande impegno l'affollata conferenza sull'economia con Nino Galloni, a Torino.

Collaboratore di "Scenari Economici" e appassionato studioso di economia e finanza, Roberto è un progettista hardware nel settore dell'elettronica per le telecomunicazioni. Vive la militanza nel Movimento 5 Stelle come impegno civico, da semplice cittadino che si mette a disposizione della comunità.

Per questo è candidato alla Regione Piemonte, un ente nel quale intende apportare la sua visione "rooseveltiana" in termini di buona amministrazione e assoluta trasparenza, per una politica più democratica, più vicina ai cittadini e più rispettosa dell'ambiente.

Roberto Alice crede nel recupero della sovranità democratica, a partire da istituzioni come la Regione – a metà strada fra i Comuni, lo Stato e l'Unione Europea – dove i cittadini devono poter contare, nelle decisioni.

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Sosteniamo l'economista keynesiano Antonio Maria Rinaldi, candidato con la Lega alle elezioni europee (Italia centrale)

Rinaldi 02 3ec28Cari amici,
invitiamo coloro che credono nella traiettoria del Movimento Roosevelt (e che hanno delle simpatie per la Lega) a dare la preferenza ad Antonio Maria Rinaldi, alle prossime elezioni europee del 26 maggio. Rinaldi è candidato con la Lega nella circoscrizione Italia Centrale (Lazio, Marche, Umbria e Toscana).

Antonio Maria Rinaldi è una persona con cui abbiamo costanti rapporti, e che spesso ha parlato dei cambiamenti di carattere monetario ed economico che devono avvenire in Europa. Questa Disunione Europea sembra occuparsi più degli interessi dei grandi gruppi finanziari che di quelli dei popoli europei, e c'è davvero molto da cambiare.

Il modello economico-finanziario imposto da questa Europa – dice Rinaldi – pretende stabilità dei prezzi per esercitare «un controllo quasi fobico sull'inflazione», e impone il massimo rigore nei conti pubblici fino a raggiungere il pareggio di bilancio.

Rinaldi è un economista keynesiano, e quindi si oppone alla politica degli apparati di Bruxelles e della stessa BCE.

Come candidato al Parlamento Europeo, oggi Rinaldi chiede che la BCE adotti uno statuto che finalmente la trasformi in una vera banca centrale, e la renda "prestatrice di ultima istanza": gli Stati – dice – devono poter essere finanziati alla bisogna, anche intervenendo sul mercato primario (cosa che oggi la Bce non può fare, per regolamento). In altre parole: è ora che la Bce si comporti come la Fed, la Banca del Giappone e la Banca d'Inghilterra.

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Sosteniamo la rooseveltiana Stefania Schipani, candidata alle elezioni europee con +Europa

Schipani 02 b04c3Cari amici,
invitiamo coloro che credono nella traiettoria del Movimento Roosevelt (e hanno simpatia per +Europa) a dare la preferenza a Stefania Schipani, alle prossime elezioni europee del 26 maggio. Socia rooseveltiana, Stefania è candidata nella formazione politica di Emma Bonino nella circoscrizione Italia Centrale (Lazio, Marche, Umbria e Toscana).

Laureata, due dottorati di ricerca (finanza e contabilità pubblica, economia dell'ambiente e sviluppo sostenibile), Stefania è calabrese d'origine ma vive a Roma da molto tempo. E' impegnata nella creazione di reti associative per accedere ai fondi europei a nostra disposizione, che spesso in Italia restano purtroppo inutilizzati.

La sua candidatura alle europee nasce dal desiderio di contribuire a rinnovare la nostra classe dirigente, con l'apporto di persone competenti, provenienti dal mondo delle professioni. La sua campagna elettorale è stata all'insegna dell'impegno sociale, affrontando temi come il disagio abitativo e la mancanza di futuro per i giovani, a partire dai neolaureati costretti a emigrare all'estero.

"C'è voglia di cambiare, esprimendo la propria libertà di pensiero", dice Stefania, secondo cui c'è bisogno di "più Europa". "Da sola, l'Italia sarebbe poca cosa, a livello geopolitico – e la stessa Germania scomparirebbe, da sola, di fronte a un colosso come la Cina. Insieme, invece, l'Europa può giocare sul mercato globale puntando sulla qualità di cui è portatrice".

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Sosteniamo Rinaldi (Lega) e Schipani (+Europa) alle europee, insieme a Roberto Alice (M5S) alle elezioni regionali in Piemonte

img Candidati Europee FB 03 f1d26Ciao,
poiché credi nella traiettoria del Movimento Roosevelt, ti invitiamo a dare la preferenza, a scelta, a due diversi candidati alle Elezioni europee di domenica prossima 26 maggio, Antonio Maria Rinaldi e la rooseveltiana Stefania Schipani, nonché al dirigente rooseveltiano Roberto Alice, candidato alle Elezioni regionali in Piemonte (nella circoscrizione Torino e provincia).

Economista keynesiano vicino al Movimento Roosevelt, Antonio Maria Rinaldi è candidato con la Lega nella circoscrizione elettorale Italia Centrale (Lazio, Marche, Umbria e Toscana). Se sarà eletto a Strasburgo si batterà per trasformare la BCE in una vera banca centrale, capace di finanziare gli Stati in modo adeguato, scardinando in tal modo il paradigma neoliberista del rigore, responsabile dell'attuale crisi.

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Comunicato stampa Movimento Roosevelt - Magaldi: tifo per Draghi a Palazzo Chigi, sarebbe costretto a gettare la maschera. Ma in realtà punta al Quirinale, e sa bene che il governo sarebbe una trappola

Il presidente del Movimento Roosevelt conferma: forti pressioni, da parte dell'élite massonica neoliberista, per un esecutivo tecnico guidato dal presidente della Bce. "Ma Draghi non è sprovveduto come Monti: è consapevole che un incarico così impopolare potrebbe rovinarlo, specie ora che ambisce alla presidenza del Fondo Monetario"

"Mario Draghi a Palazzo Chigi? Magari! Sarei il primo a brindare". Non scherza, Gioele Magaldi: "Se il presidente della Bce finisse per guidare il prossimo governo italiano – spiega – svelerebbe finalmente la sua vera natura: Draghi, che passa per amico dell'Italia, è invece il vero ispiratore delle politiche di rigore che hanno devastato l'Europa, a partire dal nostro paese". Lo afferma il presidente del Movimento Roosevelt, commentando – in web-streaming su YouTube il 20 maggio – i "rumors" che vorrebbero Draghi al posto di Giuseppe Conte, nei prossimi mesi, alla guida di un governo Monti-bis. Esponente della massoneria progressista internazionale nonché autore nel 2014 del bestseller "Massoni" (che presenta Super-Mario come un potentissimo massone post-democratico e reazionario), Magaldi oggi conferma le voci sull'uomo dell'Eurotower: "E' vero, Draghi sta subendo forti pressioni da parte della supermassoneria neoaristocratica, alla quale appartiene: cercano di convincerlo ad approdare a Palazzo Chigi, con la speranza poi di raggiungere il Quirinale al termine del mandato di Mattarella".

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La penetrazione cinese in Africa Terza parte

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Prosegue con questo ottimo intervento di Alessandro Loreto e Ruben Giavitto la disamina della penetrazione Cinese in Africa tra neocolonialismi nuovi e vecchi, presunti o reali.


 

                                       Cina e Africa; terza parte

In questo terzo documento riguardante la penetrazione della Repubblica Popolare di Cina a livello economico-politico-industriale e finanziario nel continente africano e le varie strategie messe in essere dal gigante asiatico, affronteremo e cercheremo di spiegare le modalità del procedere verso una lenta ma graduale espansione rispetto alle strategie dei paesi europei, che al contrario della Cina, hanno sì un rapporto storico culturale e tradizionalmente sociale con l’Africa, ma anche un pesante retaggio militare fatto di guerre, occupazioni, domini e sfruttamento delle popolazioni con conseguente ulteriore sfruttamento energetico, industriale, agricolo e delle altre risorse nel loro insieme.

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