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Perché non si ripeta più una censura sui social media a danno della libertà d’informazione
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Condividete per cortesia, in maniera da impedire ogni eventuale tentativo di blocco.

“Carceri #Turchia. Questa notte grazie alla legge sull’esecuzione penale è stato rilasciato un membro della criminalità: Alaattin Cakicy, appartenente ai Lupi Grigi. La legge concede la riduzione della pena per 90.000 prigionieri, ma non per i giornalisti, politici dell’opposizione e attivisti per i diritti umani.”

In questo post vedete qualcosa di offensivo? Intimidatorio? Irrispettoso? Un’opinione spregevole? Turpiloquio? Fake new?

Ebbene, per questo post, che non fa altro che riportare una notizia che è un dato di fatto reale e concreto, il profilo Facebook di Mariano Giustino, corrispondente di Radio Radicale da Ankara, è stato bloccato per oltre 40 giorni.

Ora, dopo che la vicenda è stata resa nota e si è diffusa a tutti i livelli, è stato sbloccato.

Facebook si è scusato per l’errore. Ma come si può pensare a un errore perdurato per oltre quaranta giorni, malgrado proteste e sollecitazioni di ogni sorta e ammesso solo quando hanno iniziato ad occuparsi della questione i media maggiori e alcuni parlamentari italiani? Errore che appare ancora meno credibile, poiché non è la prima volta che succede. Sono state censurate almeno due altre pagine che pubblicavano contenuti relativi all’informazione su manifestazioni di sostegno alla causa curda in Siria.

E non si sblocca sicuramente il problema di una censura sempre più strisciante dell’informazione sui social media. Social media che, per l’impatto, appunto, sociale, non possono più definirsi società private, ma un patrimonio pubblico di diffusione, condivisione e democratizzazione dell’informazione, pur con tutte le distorsioni che invariabilmente li minacciano.

Proprio un’azienda nata e operante nella “patria della democrazia” dove è stata redatta la Carta dei Diritti dell’Uomo, ha censurato questa notizia: Facebook stessa, appunto.  Queste le motivazioni sostenute per 40 giorni: abbiamo ricevuto le tue informazioni. Se continuiamo a riscontrare che il tuo account non rispetta i nostri Standard della community, rimarrà disabilitato. Facciamo sempre molta attenzione alla sicurezza delle persone su Facebook, pertanto fino ad allora non puoi usare il tuo account. Perfetto stile orwelliano da Grande Fratello.

Bene, in pratica Facebook censura un post che si schiera a favore dei diritti umani, forse su pressione dello stesso governo turco, che sta sempre più restringendo in Turchia gli spazi democratici e l’applicazione degli stessi Diritti Umani.

In un comunicato successivo evidenzieremo chi comanda in Turchia, chi è veramente Erdogan e quali sono state negli ultimi anni le repressioni contro la Democrazia in Turchia, per adesso ci preme evidenziare che i Lupi Grigi sono un’organizzazione parafascista, nazionalista, xenofoba, che predica una sorta di neo-ottomanesimo ed è ritenuta responsabile di numerosi attentati sia in Turchia che all’estero. Alì Agca il presunto attentatore di Papa Paolo II si era dichiarato appartenente ai Lupi Grigi. I Lupi Grigi sono perfettamente funzionali alle politiche espansive e neo ottomane di Erdogan, il quale oltre a loro ha appunto liberato molti militari legati all’estrema destra nazionalista, finiti in carcere prima e durante il tentato golpe del 2016 ai suoi danni, che ha portato in carcere decine di migliaia di persone solo per un semplice sospetto di collusione con il gruppo gulenista (seguaci di Fettullah Gulen una volta alleato di Erdogan e ora in esilio negli USA) accusato di essere l’ispiratore dello stesso colpo di stato. Dopo il tentato golpe, quasi da operetta, sono stati incarcerate trentamila persone e hanno perso il loro lavoro oltre 150.000 solo per il sospetto (vero o creato) di essere simpatizzanti di Gulen, ex alleato di Erdogan.

Bene conoscendo tutto questo (ma ci sarebbe molto altro da dire) FB si è arrogata  il diritto di silenziare (per errore???) un giornalista che non ha fatto altro che il suo dovere, diventando di fatto complice di un regime illiberale e antidemocratico.

Il Movimento Roosevelt, il cui rispetto dei valori che hanno portato alla stesura della Carta dei Diritti dell’Uomo è l’elemento fondante, chiede fermamente che una vicenda come quella di Mariano Giustino non si ripeta più. Chiede di rispettare il diritto di informazione, oltre quello di poter esprimere liberamente le proprie idee, in linea con i valori democratici e di libertà che la stessa costituzione del paese in cui è stato fondato, risolutamente promuove.

Chiediamo inoltre a tutti gli iscritti, i simpatizzanti o anche a tutti gli altri cittadini che leggano queste righe, di condividere il messaggio e le parole censurate del giornalista, in maniera da rendere inutile tale censura e di essere monito per possibili episodi futuri, perché, se una notizia vera verrà censurata, faremo in modo che dilaghi comunque attraverso tutti i possibili canali d’informazione.