Voglio ricordare la figura di Giovanni Galloni - che fu giurista, docente universitario, partigiano, politico della sinistra democristiana, vicepresidente e vicesegretario della DC di Zaccagnini, vicepresidente del CSM ai tempi non facili di Francesco Cossiga alla Presidenza della Repubblica - soprattutto per il suo incarico di Ministro della Pubblica Istruzione dal 1987 al 1989, nei governi di Giovanni Goria e di Ciriaco De Mita. E soprattutto, voglio ricordarlo come uno degli artefici principali dell’unica riforma vera e democratica della scuola primaria dell’Italia repubblicana.
La scuola italiana degli anni '80 era sottoposta a spinte contrapposte. Da una parte, lo tsunami del '68 aveva condotto negli anni '70 ad una serie di aperture del sistema scolastico alle nuove esigenze di partecipazione democratica e a nuovi bisogni sociali, che aveva condotto all'introduzione del tempo pieno nella scuola elementare, alle 150 ore serali per il conseguimento della licenza media degli adulti, all'inserimento dei disabili in classe (legge 517 del 1977), ai Decreti Delegati, con i quali facevano ingresso nella gestione della scuola i genitori e gli studenti, alle sperimentazioni didattiche, ai centri di documentazione e di ricerca educativa; dall'altra, gli ordinamenti scolastici restavano rigidamente ancorati a leggi vetuste e ormai anacronistiche, quali la legge Gentile per la scuola superiore ("
la più fascista delle riforme", secondo Benito Mussolini) e la legge Ermini (1955) per la scuola elementare, centrata sulla religione cattolica come "
fondamento e coronamento dell'istruzione" e sulla figura della maestra-mamma, che insegna tutto, dalla lingua italiana alla ginnastica.