33° Torino Film Festival: filosofia del linguaggio cinematografico
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- Categoria: Beni culturali
- Pubblicato: Venerdì, 04 Dicembre 2015 19:12
- Postato da Ottavio Plini

Il Torino Film Festival costituisce, a suo modo, un unicum: poco consistente per quanto concerne la sezione del concorso, che generosamente, doverosamente – e forse forzatamente, per la concorrenza di festival più rinomati – ospita solo opere prime, seconde o terze, ma che in ogni modo non spicca in contenuto, si arricchisce sino a strabordare (tanto che il controverso direttore delle ultime quattro edizioni di Venezia, Alberto Barbera, ha parlato, con una certa ineleganza, di “troppi film”) nelle sezioni parallele, tradizionalmente denominate rispettivamente Festa mobile (con un occhio alle novità spiccatamente cosmopolita), After hours (dedicata a un cinema perturbante, per non dire specificamente di matrice horror) e Onde (che tenta, con risultati spesso pregevoli, di esplorare e portare alla luce tutto il sommerso dello sperimentale), sezioni che sovente vanno a visitare, per non dire travalicare, confini, zone liminari, verso ciò che non è già più festival, verso ciò che non è già più cinema – per essere anche, non lo escludiamo, qualcosa di più interessante. E proprio sul concetto di liminalità tra mondi si soffermeranno alcune delle meditazioni ispirate da questa trentatreesima edizione del Festival.