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Stimolato dalla riunione del Direttorio tenuta sabato 28 maggio per riunire i membri da tutta Italia e dalle sedi di Londra e Zurigo, eccomi a voi per dare alcune informazioni sul tema PMI. Innanzi tutto, sciogliamo l'acronimo, che significa "Piccole e Medie Imprese". Dunque, la domanda sarebbe: "quali politiche per le piccole e medie imprese"?
L'argomento è molto interessante, perché offre un'altra inquadratura per svelare uno degli inganni economici che attanagliano la nostra epoca e il nostro futuro.
"Privato è bello!, questa l'idea che è stata trapiantata nel nostro cervello a forza di propaganda. "Privato è efficiente"; "pubblico è spreco". In questo modo, con questi slogan, sono stati smantellati gli anni di piombo (troppo politici, troppa richiesta di emancipazione e diritti) e presto, si direbbe, frettolosamente, sostituiti con gli anni di merda (gli anni '80, così chiamati per via delle discoteche e della scomposta egemonia della moda). Fosse stato così, l'incapacità di assorbimento occupazionale del sistema pubblico avrebbe dovuto esser bilanciato da una nuova economia più liberal, con uno slancio imprenditoriale.  Ma è andata davvero così? E quali sono le prospettive attuali? Non vogliamo darne un giudizio ideologico, semplicemente guardiamo i dati.

I dati dicono che i fondi pubblici sono stati erosi in modo significativo da interventi inutili di imprese fantasma e che spesso situazioni prima gestite attivamente dal settore pubblico sono stati trasferiti a privati, mentre la parte pubblica più sociale (quella cioé che non genera profitti) i privati nemmeno si sognano di sostenere.
Prendendo in esame uno strumento utilizzato tra gli anni '90 e l'inizio del XXI secolo - la legge 488 sugli aiuti alle imprese - possiamo rilevare che la valutazione interna della DGCII (Direzione Generale Coordinamento Incentivi alle Imprese), solo per le regioni del Mezzogiorno, segnala che le revoche derivanti da rinuncia delle imprese al contributo variano dal 25% del I bando al 75% dell’VIII bando, con una quota crescente all’aumentare della distanza temporale dalla chiusura della graduatoria, e pari in media a circa il 40%. Per il Centro-Nord, da prime valutazioni, la quota dovrebbe essere persino maggiore.
Ecco, questo è quel che è accaduto quando le cose andavano bene: e i risultati sono scadenti.
Quando le cose hanno cominciato ad andar male, le poltiche EU di concorrenza hanno aggravato il tono, togliendo la possibilità che gli aiuti alle piccole e medie imprese contengano quote di investimento sulle strutture (in precedenza commisurate al 20% dell'investimento e sovvenzionate a fondo perduto: ma con la programmazione 2014-2020 la tendenza è a considerare questa parte "aiuti di stato" e come tale inammissibile su fondi comunitari.
Che dire poi delle start-up? Beh, la rispostaccia sarebbe "startuppati tua sorella!", visto che il canale di finanziamenti delle start-up è piuttosto patetico per almeno tre ragioni, di cui una stupida e nominalistica (selfiemploymet, iniziativa dell'attuale governo) e quelle ben più serie relative al fatto che le sovvenzioni sono in realtà prestiti a tasso agevolato, con un iter che farebbe apparire la lumaca di Pinocchio un pilota di F1 e, infine, con un tasso di sopravvivenza assolutamente effimero.
Risultato: i giovani che accedono alle pretese sovvenzioni per le start-up in realtà assumono un prestito (non sempre adatto alla giovane età: solo 3 startup ogni 10 arrivano a raggiungere l’anno di vita.
Date queste premesse, la corretta posizione politica che qui si suggerisce come base per una discussione più avanzata può così esser concepita:
  • Obiettivi a breve termine 
Associare la dotazione di sedi di co-working utilizzando il patrimonio immobiliare dei Comuni e degli altri Enti pubblici (ex caserme, terreni incolti, case in abbandono, etc.), con particolare attenzione ai beni confiscati alla mafia per fornire spazi gratuiti o almeno agevolati per le start-up innovative e per le piccole e medie imprese che vogliano attivare linee di produzione sperimentale;
  • Obiettivi a medio termine 
Concepire la dimensione delle attività delle PMI come spazio di assorbimento occupazionale alternativo al pubblico, collegandolo con marchi di qualità e operazioni consortili dove il sistema pubblico si faccia garante di trasparenza, legalità, non discriminazione e dei principi di libero accesso al mercato coniugati con l'asseveramento della qualità dei prodotti e del marchio Made in Italy;

Assicurare particolare attenzione alla politiche innovative nella gestione del ciclo dei rifiuti e nell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, associando queste attività al turismo e liberando il territorio dalle più gravi dissonanze ambientali;

Recuperare i terreni incolti con interventi sulla produzione di energia da colture spontanee e biomasse.

  • Obiettivi a Lungo termine 
Assorbimento occupazionale e trasformazione del territorio in ottica sostenibile e rinnovabile. Liberazione dai combustibili fossili e dagli impianti altamente inquinanti. Restituzione della sovranità ai cittadini attraverso l'autosufficienza energetica.






 
















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