Amartya Sen

Amartya SenAmartya Kumar Sen nasce a Santiniketan, nel Bengala (India) il giorno 3 novembre 1933. Termina la formazione accademica di primo livello in India ed in seguito ottiene il Dottorato in Economia nel 1959 presso l'Università di Cambridge.

Quasi subito inizia a lavorare come professore e ricercatore presso l'Università di Calcutta (1956-1963); lavora poi all'Università di Delhi (dal 1964 al 1971), alla London School of Economics (dal 1971 al 1977), all'All Saints College ad Oxford (dal 1977 al 1988) e all'Università di Harvard (dal 1987 al 1997), dove riveste contemporaneamente le cattedre di Economia e di Filosofia.

Ritorna al Trinity College di Cambridge nel 1998 dove ricopre la carica di Master (una delle più alte posizioni accademiche del Regno Unito). Nello stesso anno ad Amartya Sen viene conferito il premio Nobel per l'Economia, per i suoi studi nel campo dell'economia del benessere.

Sen si è sposato tre volte. Con la prima moglie, Nabaneeta Dev Sen, scrittrice e studiosa indiana, ha avuto due figlie: Antara, giornalista ed editrice, e Nandana, attrice di Bollywood. Il matrimonio finì poco dopo il trasferimento a Londra nel 1971. Nel 1973, Sen si sposò con Eva Colorni, figlia di Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, morta per cancro allo stomaco nel 1985. Da Eva Colorni ha avuto due figli: Indrani, giornalista negli Stati Uniti, e Kabir, insegnante di musica. Nel 1991 Sen sposò l'attuale moglie, Emma Georgina Rothschild della famiglia Rothschild.

La motivazione di assegnazione del Premio Nobel, parlando del suo lavoro recita: "...has been highly instrumental in restoring an ethical dimension to economics and related disciplines".

Ma il contributo di Sen è da considerarsi notevole anche in altri settori, come la Teoria dello sviluppo, i problemi della misurazione della dispersione nella distribuzione del reddito, la Teoria delle scelte collettive e l'individuazione delle cause delle carestie: "Poverty and Famines: An Essay on Entitlements and Deprivation" (1981), dove viene messa in discussione l'opinione, allora prevalente, che le carestie dipendano dalla carenza nell'offerta di beni alimentari.

Sulla base dell'attenta analisi delle maggiori catastrofi umanitarie svelatesi dal 1940 in poi (India, Bangladesh, Africa sub-sahariana), Amartya Sen arriva alla conclusione dei suoi studi affermando che non serve guardare alla disponibilità totale di cibo, ma alle effettive capacità ("capabilities") di disporne da parte della gente: l'attenzione va incentrata sull'assetto generale delle istituzioni e sui meccanismi economici e politici che sottraggono particolari gruppi sociali della loro capacità di disporre del cibo.

Il problema di come prevenire tali catastrofi umanitarie e come contrastare gli effetti delle carestie, una volta che esse si siano manifestate, viene affrontato successivamente, in "Hunger and Public Action" (1989), opera scritta in collaborazione con il belga Jacques Drèze.

Al professor Sen sono state assegnate quasi una ventina di lauree honoris causa; ha presieduto inoltre numerose associazioni scientifiche, fra le più prestigiose, tra cui si ricordano l'American Economic Association, la Econometric Society e la International Economic Association.

Le sue pubblicazioni scientifiche consistono in una dozzina di libri e circa 200 articoli pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche. Si ricordano tra le sue opere: "Scelta delle tecniche: un aspetto dello sviluppo economico pianificato" (1960), "Scelta collettiva e benessere sociale" (1970), "Sull'ineguaglianza economica" (1973), "Occupazione, tecnologia e sviluppo" (1975), "Merci e capacità" (1985). Solo alcuni dei lavori si Sen sono di natura strettamente economica, mentre la maggior parte di essi accorda in maniera originale l'economia e la filosofia.

È membro del Gruppo Spinelli per il rilancio dell'integrazione europea.

Il 17 giugno 2005 ha ricevuto una laurea honoris causa in Economia, politica ed istituzioni internazionali dall'Università degli Studi di Pavia.

"La libertà negativa della stampa e dei partiti di opposizione di criticare, scrivere e organizzare la protesta può risultare assai efficace nella salvaguardia delle libertà positive elementari della popolazione più vulnerabile" Amartya Sen



Rapporto tra etica ed economia

Partendo da un esame critico dell'economia del benessere, Sen ha sviluppato un approccio radicalmente nuovo alla teoria dell'eguaglianza e delle libertà. In particolare, ha proposto le due nuove nozioni di capacità e funzionamenti come misure più adeguate della libertà e della qualità della vita degli individui. Elabora la teoria dei funzionamenti, che si pone come alternativa alle più consuete concezioni del well-being economico come appagamento dei desideri, felicità o soddisfazione delle preferenze, (comunemente etichettate come concezioni welfariste o benesseriste, di cui uno degli esempi più noti è l'utilitarismo).

Sen intende quindi proporre, in contrasto con una teoria del benessere sociale centrata sull'appagamento mentale soggettivo e non coincidente necessariamente con livelli adeguati di vita, una prospettiva tesa all'effettiva tutela di aspetti centrali dei diritti umani. La scienza economica tende da tempo a spostare l'attenzione dal valore delle libertà a quello delle utilità, dei redditi e della ricchezza.

Leggiamo in Lo sviluppo è libertà: "I livelli di reddito della popolazione sono importanti, perché ogni livello coincide con una certa possibilità di acquistare beni e servizi e di godere del tenore di vita corrispondente. Tuttavia accade spesso che il livello di reddito non sia un indicatore adeguato di aspetti importanti come la libertà di vivere a lungo, la capacità di sottrarsi a malattie evitabili, la possibilità di trovare un impiego decente o di vivere in una comunità pacifica e libera dal crimine."(cit.)

Sen sottolinea la sterilità, sotto il profilo teorico, della prospettiva di discorso utilitarista affermando la necessità di mediare tra quest'ultima e una dottrina fondata sui diritti. Per l'utilitarismo ciò che conta sono gli stati di cose, la sua è un'impostazione aggregativa, non è sensibile a come le utilità sono di fatto distribuite, ma si concentra esclusivamente sull'utilità complessiva, tralasciando l'importanza dell'individuo come tale che diviene un 'tramite per progetti collettivi'.

Sen è d'accordo con John Rawls, il quale richiede l'uguaglianza dei diritti e doveri fondamentali e sostiene in contrapposizione con l'utilitarismo che le ineguaglianze economiche e sociali sono ammesse, cioè sono giuste, ma non se avvantaggiano pochi, molti o anche i più tralasciando coloro che si trovano nelle situazioni più precarie. Il fatto che esistano degli svantaggiati è, per Rawls, un dato di fatto, ma è necessario che le istituzioni usino dei criteri che risultino compensativi rispetto a tali situazioni, egli valuta quindi il miglioramento del benessere sociale non in base allo sviluppo del benessere generale, ma soprattutto in base a quello dei più svantaggiati, senza alcuna polemica per il fatto che questo possa portare anche al miglioramento delle posizioni più avvantaggiate.

Il merito di Sen è di aver usato nuove categorie, capaci di superare i limiti delle analisi economiche tradizionali. Grazie agli studi di Sen si viene infatti a delineare un nuovo concetto di sviluppo che si differenzia da quello di crescita. Lo sviluppo economico non coincide più con un aumento del reddito ma con un aumento della qualità della vita. Ed è proprio l'attenzione posta sulla qualità, più che sulla quantità, a caratterizzare gli studi di questo economista.

John Rawls

John RawlsJohn Rawls è stato forse il più importante filosofo politico del ventesimo secolo. Scrisse una serie di articoli dalla grande influenza negli anni ’50 e ’60 che contribuirono a concentrare la filosofia politica e morale in ambito angloamericano sullo studio di problemi sostanziali. Il suo primo libro, Una Teoria sulla Giustizia (1971) rinnovò e diede nuova linfa alla tradizione del contratto sociale, utilizzata per descrivere minuziosamente e sostenere una visione dell’egualitarismo libertario. In Liberalismo Politico del 1993 rilancia il ruolo della filosofia politica, adattandola al “ragionevole pluralismo” di dottrine (religiose, filosofiche o di altra natura) di visione del mondo che caratterizzano le società moderne. In particolare, spiega come si può dare una giustificazione filosofica e una legittimazione dell’uso democratico della coercizione utilizzata per scopi di interesse collettivo, rimanendo comunque coerenti a quel paradigma pluralista.

Nella Teoria sulla Giustizia, Rawls sostiene il principio di vedere Giustizia come Equità. Per far ciò, ricorre ad un esperimento mentale siffatto: immaginiamo che un gruppo di individui, privati di qualsiasi conoscenza circa il proprio ruolo nella società, i propri talenti, il proprio livello intellettuale e culturale, le proprie caratteristiche psicologiche e i propri valori, dovesse scegliere secondo quali principi di fondo deve essere gestita la società in cui vivono. Ebbene, in condizioni simili, sostiene Rawls, anche se fossero totalmente disinteressati gli uni rispetto alla sorte degli altri, le parti sarebbero costrette dalla situazione a scegliere una società gestita secondo criteri equi (la “dimostrazione filosofica” si basa sulle motivazioni delle parti, interpretate secondo linee Kantiane). Dice Rawls:

"ogni persona ha un uguale diritto alla più estesa libertà fondamentale, compatibilmente con una simile libertà per gli altri ed in secondo luogo che le ineguaglianze economiche e sociali sono ammissibili soltanto se sono per il beneficio dei meno avvantaggiati" John Rawls


Quest'ultima affermazione è alla base del principio di differenza, secondo cui le ineguaglianze in termini relativi tra i membri della società sono giustificate se comportano un beneficio, in termini assoluti, anche per i meno avvantaggiati.

La teoria della Giustizia prosegue spiegando come la Giustizia come Equità possa essere declinata in cornici istituzionali in cui si rifletta l’equilibrio stabilito dai due enunciati, infine si sofferma sulla stabilità di una società organizzata attorno a tali princìpi.

Arthur Meier Schlesinger Jr.

Arthur Schlesinger JrArthur Meier Schlesinger Jr. (Columbus, 15 ottobre 1917 – New York, 28 febbraio 2007) è stato uno storico e saggista statunitense. Due volte vincitore del Premio Pulitzer, fu un attivista e commentatore politico nonché uno dei più influenti critici sociali del Novecento.

Figlio di Arthur Schlesinger Sr. (1888 – 1965), autorevole storico e docente alla Ohio State University e all'Università di Harvard, fu prepotentemente influenzato dalla figura paterna tanto da laurearsi nel 1938 proprio presso l'Università di Harvard, dove il padre insegnava, divenendone poi a sua volta professore di storia dal 1946 a 1961. Dopo alcuni anni di fermo dall’insegnamento, nel 1966 riprende la docenza alla cattedra di storia della City University di New York diventandone professore emerito nel 1994.

È conosciuto per aver analizzato, in tutte le sue forme, il liberalismo statunitense, visto attraverso l'opera di eminenti personalità del mondo economico e di alcuni presidenti, o aspiranti tali, come ad esempio Franklin Delano Roosevelt, John Fitzgerald Kennedy, Robert Kennedy. È famoso anche per aver coniato il termine “imperial presidency”, riferito all'epoca della presidenza di Richard Nixon.

Uno dei principi fondanti del suo pensiero è stato quello secondo cui le persone dalla forte personalità sono in grado di mutare il corso degli eventi e di conseguenza della storia. La sua figura di storico e commentatore, fra i più influenti del XX secolo, non è stata, però, esente da critiche, più o meno aspre, soprattutto in relazione al suo rapporto e alla sua vicinanza con almeno tre esponenti della famiglia Kennedy, per i quali curò come consigliere le campagne elettorali presidenziali.

In particolar modo con John Fitzgerald Kennedy si instaurò un forte legame di amicizia oltre che di collaborazione: nel lasso di tempo in cui il leader democratico ricoprì il mandato presidenziale Schlesinger Jr. fu redattore di tutti i discorsi presidenziali, conosciuti come dialoghi "della Nuova Frontiera", raccontando dettagliatamente con dovizia di particolari tale periodo vissuto alla Casa Bianca nel libro “A thousand days” pubblicato nel 1965.

Ispirato da sentimenti anticomunisti al tempo del maccartismo, poi avvicinatosi ad una visione più liberal della politica, pur senza rimanere schiavo del politically correct, è stato stimato dai più per la schiettezza con cui ha saputo criticare certi aspetti della società americana. Ad esempio nel suo ultimo scritto “War and the American presidency” del 2004 non ha mancato di muovere forti critiche rispetto alla politica estera dell’amministrazione Bush, soprattutto riguardo alla guerra in Iraq da lui definita "un orribile disastro".

Dagli anni ottanta in poi si è occupato principalmente, con posizione assai critica, del cosiddetto multiculturalismo di cui fu uno dei più ferventi oppositori raccogliendo le sue teorie in materia nel libro “The disuniting of America: reflections on a multicultural society” dato alle stampe nel 1991.

Autore di oltre 28 opere, tra libri e saggi, di Schlesinger Jr vanno sicuramente ricordate in particolar modo: “The vital center: the politics of freedom” del 1949 che costituì, senza ombra di dubbio, una delle pietre militari per le politiche riguardanti il cosiddetto New Deal avviato sotto la presidenza di Franklin Delano Roosevelt (libro che, però, non fu esente da critiche perché si parlò di capitalismo non stabilizzato specie da parte di coloro, vedi Henry Wallace, che intravedevano una possibile coesistenza tra il capitalismo e il comunismo); “The age of Jackson” in cui viene analizzata la presidenza di Andrew Jackson oltre che dal punto di vista strettamente politico anche da quello culturale, sociale ed economico e che nel 1946 gli valse il Premio Pulitzer per la storia; “The crisis of the old order” con il quale nel 1958 si aggiudicò il prestigioso Premio Bancroft e il già citato “A thousand days”, forse il suo lavoro più noto, che gli permise di aggiudicarsi per la seconda volta il Premio Pulitzer.

Stretto fu il suo legame con il nostro paese, l’Italia: Gaetano Salvemini, chiamato ad Harvard dal padre, è stato una figura fondamentale nella formazione giovanile di Schlesinger Jr. perché gli trasmise quegli ideali di libertà ed uguaglianza che hanno poi contraddistinto tutta la sua esistenza e che, ad esempio, hanno caratterizzato tutti i discorsi presidenziali scritti per John Fitzgerald Kennedy. Durante la Seconda Guerra Mondiale da militare collaborò con l'OSS (l'agenzia di spionaggio americana che fece da precursore alla CIA) visitando a conflitto finito l’Italia invitato da Tullia Zevi, conosciuta nel 1940. In questo periodo entrò in contatto con Pietro Nenni e Giuseppe Saragat e appoggiò l'intervento della CIA per evitare la vittoria comunista nelle libere elezioni del 1948. Fu sempre vicino alle vicende politiche italiane mantenendo rapporti con ambienti vicini al Partito Socialista Italiano ed al Partito Social Democratico Italiuano. Il presidente Kennedy affidò a Schlesinger Jr. il compito di valutare la politica americana verso l'Italia: sostenne pertanto il progetto del centro-sinistra, che aveva come leader al centro Amintore Fanfani e Aldo Moro e a sinistra Pietro Nenni, Ugo La Malfa e Giuseppe Saragat, ma fu ostacolato e osteggiato in questo da tutti i burocrati del Dipartimento di Stato, dall'opposizione conservatrice e dai comunisti italiani.

Nel corso della sua vita Schlesinger Jr. è stato sposato due volte, la prima con la scrittrice Marian Cannon e la seconda con Alexandra Emmet, e padre di cinque figli. Solo il primogenito Stephen ha seguito le orme paterne occupandosi di scienze sociali e affari esteri.

Morì all'età di ottantanove anni per un arresto cardiaco che lo ha colpito mentre si trovava a cena in un ristorante di Manhattan (New York) con la propria famiglia.

Amava sostenere e affermare, a più riprese, che se si vuole sopravvivere occorre:

"..avere idee, una visione complessiva, e coraggio. Tutte cose che difficilmente possono essere programmate. Quel che concerne la vita intellettuale e morale di ciascuno di noi ha principio da un individuale confronto con la propria mente e con la propria coscienza" Arthur Meier Schlesinger Jr.


CITAZIONI


"Il liberalismo considera tutti gli assolutismi con profondo scetticismo, inclusi entrambi gli imperativi morali e le soluzioni finali, L’insistenza su una particolare soluzione è il tratto distintivo di un ideologo" Arthur Meier Schlesinger Jr.

"Eguaglianza significa dare a ognuno le stesse opportunità, o di raggiungere una certa condizione, o di ottenere alcuni risultati. John Randolph, uno dei primi politici americani, diceva che libertà ed eguaglianza erano incompatibili. Io sono dell'opinione che ogni principio, portato alle sue conseguenze estreme, può diventare inconciliabile con altri fondamenti. Si tratta di armonizzarli in una visione totale" Arthur Meier Schlesinger Jr.

"Se l'elettorato è bene informato, perché c'è libertà di parola e di dibattito, il consenso espresso con le schede non rappresenta una somma, ma il risultato di opinioni illuminate" Arthur Meier Schlesinger Jr.

John Stuart Mill

John Stuart MillJohn Stuart Mill - Filosofo ed economista (Londra 1806 - Avignone 1873). 

Primogenito di James Mill, storico e filosofo scozzese grazie al quale ebbe la possibilità di frequentare Jeremy Bentham, teorico inglese dell'utilitarismo, si avviò fin da giovanissimo allo studio dell'economia politica, a partire dalle opere di Adam Smith e David Ricardo.   

Lavorò per la Compagnia delle Indie Orientali dal 1823 al 1858, anno in cui morì la moglie Harriet Taylor e si trasferì in Francia, dove conobbe celebri intellettuali come August Comte, il fondatore del positivismo al centro di un suo saggio del 1865, e Alexis de Tocqueville, maestro del pensiero liberale. Negli anni tra il 1865 e il 1868 continuò tuttavia a ricoprire incarichi prestigiosi in patria, come rettore della scozzese università di St.Andrews e come membro della camera dei Comuni, dove si impegnò tra l'altro per il diritto di voto alle donne, in parte recependo le idee della moglie sull'argomento, che gli ispirarono inoltre uno scritto del 1869, La servitù delle donne, in cui Mill sostiene la causa del suffragio universale e l'idea di un diritto di famiglia basato sulla parità dei sessi.

Nel Sistema di logica del 1843, è già possibile rintracciare alcune basi della teoria politica ed economica che fa di John Stuart Mill il pioniere del social liberalismo. Nell'ambito delle scienze sociali, che studiano i processi storici, politici ed economici, diversamente da quanto accade nelle scienze naturali, non è corretto stabilire che una causa produca sempre lo stesso effetto, perché se è vero che, sul piano della psicologia individuale, accertare gli interessi e le passioni che muovono un determinato soggetto può farne prevedere abbastanza agevolmente le mosse future, i fenomeni sociali scaturiscono di solito da una pluralità di cause che vanno esaminate nella loro interazione. 

Nei due volumi dei Princìpi di economia politica del 1848, Mill sostiene dunque, in coerenza con la precedente impostazione logica, che nella società agiscono leggi naturali e immodificabili, come quelle che regolano la produzione della ricchezza secondo l'essenziale tendenza degli individui alla ricerca dell'utile e della felicità, e leggi etiche, in base alle quali distribuire in modo equo la ricchezza prodotta, che diventa così ricchezza sociale. Rispetto all'etica utilitaristica di Bentham, che faceva della differente quantità di piacere prodotto l'unico parametro di valutazione morale delle azioni, Mill introduce una decisiva differenziazione di tipo anche qualitativo: dalla necessità naturale dipendono solo le leggi della produzione dei beni. Dalla volontà degli uomini dipendono invece quelle della distribuzione, sulle quali si può agire realizzando il senso più autentico dell'utilitarismo, che identifica il bene con la massima felicità per il maggior numero possibile di individui, in quanto una felicità umana che sia sicura e durevole, non può ignorare del tutto la felicità dei propri simili e la necessità di agevolarla.

Summa del pensiero di John Stuart Mill è il Saggio sulla libertà del 1859, nel quale vengono risolutamente affermati i princìpi del liberalismo e la supremazia del diritto dell'individuo a raggiungere la felicità senza alcun tipo di coercizione esterna. Allo Stato stesso, che certamente è legittimato a reprimere la libertà d'azione se quest'ultima viene esercitata in modo da mettere gravemente a rischio l'analoga libertà del prossimo, è assegnato soprattutto il ruolo di difensore della libertà, a partire da quella di coscienza, necessariamente unita a quella di pensiero e di parola, per giungere alla libertà di associazione. Sullo sfondo delle argomentazioni di Mill permane un'acuta interpretazione dei fondamenti dell'utilitarismo: non è mai conveniente ostacolare la libertà di opinione, dal momento che sono poche le verità indubitabili in possesso dell'uomo, pertanto il libero confronto delle idee è essenziale per giungere a verità che in un dato momento storico potrebbero non essere evidenti, così come per smascherare la fallacia di convinzioni che alcuni ritengono erroneamente indiscutibili.    

Citazioni dal Saggio sulla libertà:

"Il detto che la verità trionfa sempre sulle persecuzioni è una di quelle gradevoli falsità che gli uomini continuano a ripetersi finché non diventano luoghi comuni, ma che tutta l'esperienza contraddice" John Stuart Mill

"Se tutti gli uomini, meno uno, avessero la stessa opinione, non avrebbero più diritto di far tacere quell'unico individuo di quanto ne avrebbe lui di far tacere, avendone il potere, l'umanità" John Stuart Mill

Olympe de Gouges

Olympe De GougesOlympe de Gouges, pseudonimo di Marie Gouze, è stata una drammaturga francese che visse durante la rivoluzione francese. I suoi scritti femministi e abolizionisti ebbero grande risonanza. La commedia che l'ha resa celebre ai suoi tempi è stata l'Esclavage des Noirs pubblicata nel 1792 e inserita nel repertorio della Comédie-Française col titolo di Zamore e Mirza, o il felice naufragio. Questa commedia e un'altra intitolata le Marché des Noirs (1790), come anche le sue Riflessioni sugli uomini negri (1788) le hanno permesso di farsi ammettere alla Società degli amici dei Neri - la lobby degli abolizionisti - creata nel 1788 da Brissot.

Nel 1791 compone la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina in cui dichiarava l'uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna. Il 3 novembre 1793 fu ghigliottinata perché si era opposta all'esecuzione di Luigi XVI e pare avesse attaccato il Comitato di Salute Pubblica. Con la sua morte si avvia non solo la repressione spietata di ogni dissidenza, ma un'involuzione liberticida, il tutto dovuto allo stato di guerra ormai permanente posto in essere dalle potenze alleate e controrivoluzionarie (Prussia, Inghilterra, Austria e Russia).

Nata il 7 maggio 1748 a Montauban, Marie Gouze è dichiarata figlia di Pierre Gouze e di Anne-Olympe Mouisset, sposati nel 1737; ma ella apprende, ben presto, dalla madre, di essere la figlia naturale del poeta Jean-Jacques Le Franc de Pompignan, padrino di sua madre stessa.

Nel 1765, sposa Louis-Yves Aubry, si trova subito madre di un bambino e quasi subito vedova. Delusa dalla sua esperienza coniugale, rifiutò, in seguito, di risposarsi considerando il matrimonio come la tomba della fiducia e dell'amore.

Si farà chiamare col nome di « Marie-Olympe » o più semplicemente di « Olympe », ed aggiunse la particella "de" al suo patronimo « Gouze » o piuttosto « Gouges ». Verso il 1770 lascia Montauban col figlio Pierre - futuro generale dell'esercito della Repubblica - per andare a Parigi a raggiungere la sorella sposata con un medico a Parigi, dove sognava di dare al figlio un'educazione adeguata.

A Parigi lega con un alto funzionario della marina, direttore di una potente compagnia di trasporti militari che lavorava con lo Stato. Egli le domanda di sposarlo, lei rifiuta, ma il loro legame dura fino alla Rivoluzione. È dunque falso affermare che Marie-Olympe de Gouges era una « cortigiana ».

Nel 1788, si fa notare pubblicando due opuscoli politici che sono stati dibattuti in quel periodo, in particolare sul "Journal général de France”. Olympe sviluppa allora un progetto d'impostazione patriottica nella sua celebre “Lettera al Popolo” proponendo un vasto programma di riforme sociali e societarie nelle sue Osservazioni patriottiche. Questi scritti sono seguiti da altri nuovi opuscoli indirizzati ai rappresentanti delle tre principali legislature della Rivoluzione, ai club patriottici e a diverse personalità tra cui Mirabeau, La Fayette e Necker, da lei ammirato particolarmente. Le sue posizioni sono sempre molto vicine a quelle degli ospiti del salotto di Auteuil di Madame Helvétius, moglie del filosofo Adrien Helvétius.

In questo luogo di incontri culturali, dove si difendeva il principio di una monarchia costituzionale, venivano discussi anche molti altri argomenti concernenti l'emancipazione della società francese e in particolare del ruolo in essa della donna. Con il marchese de Condorcet e con sua moglie Sophie de Grouchy, la Gouges si unisce alle posizioni dei Girondini nel 1792. Frequenta anche François-Joseph Talma, Charles marchese de Villette, Louis Sebastien Mercier e Michel de Cubières, segretario generale della Comune dopo il 10 agosto. Grazie a loro, Olympe diviene repubblicana come del resto molti dei membri della società d'Auteuil e tutti si opposero alla condanna a morte di Luigi XVI.

Il 16 dicembre 1792 Olympe de Gouges si offre di assistere Malesherbes nella difesa del re davanti alla Convenzione, ma la sua richiesta è rigettata. Ella sostiene che le donne sono capaci di assumere delle responsabilità tradizionalmente riservate agli uomini e, praticamente in tutti i suoi scritti, chiede che le donne vengano ammesse ai dibattiti politici e sociali.

Scrive: «La donna ha il diritto di salire sul patibolo; ella dovrà anche avere il diritto di salire sulla tribuna.» Per prima cosa, ottiene che le donne siano ammesse a una cerimonia a carattere nazionale, « la festa della legge » del 3 giugno 1792 poi alla commemorazione della presa della Bastiglia il 14 luglio 1792.

Olympe de Gouges fa della difesa dei diritti delle donne un compito che assolve con ardore. Rivolgendosi a Maria Antonietta redige la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, ricalcata dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, nella quale afferma l'uguaglianza dei diritti civili e politici tra i due sessi, insistendo perché si restituiscano alla donna quei diritti naturali che la forza del pregiudizio le ha sottratto. In quell'epoca il suffragio era basato sul censo (a un operaio il voto costava tre giornate di lavoro) e la maggioranza del popolo francese, non poteva permettersi di andare al voto.

Olympe chiede la possibilità di sciogliere un matrimonio e l'instaurazione del divorzio (ammesso all'indomani della Rivoluzione). Avanza l'idea di un contratto firmato tra concubini e milita per la libera ricerca della paternità e il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio.

È anche tra le prime persone promotrici di un sistema di welfare, formulando - a grandi linee - un sistema di protezione materna e infantile e raccomanda la creazione di seminari nazionali per combattere la disoccupazione. Analogamente propone la creazione di alloggi per i non abbienti e quella di ricoveri dignitosi per i mendicanti.

Nel 1793 ella assume l'accusa contro i responsabili delle atrocità del 2 e 3 settembre 1792, indicando tra questi in particolare Marat. Sospettando poi che Robespierre aspiri alla dittatura, lo interpella con numerosi scritti che le valgono una denuncia al club dei Giacobini. Dopo la messa in stato di accusa del partito dei girondini alla convenzione, il 2 giugno 1793, indirizza una lettera piena di energia e di coraggio indignandosi di una misura presa contro i principi democratici (9 giugno 1793). La lettera è censurata già nel corso della lettura di essa in una pubblica assemblea.

Opponendosi a una legge del marzo 1793 sulla repressione degli scritti denuncia il fatto che essa confligge con i principi repubblicani. Redige poi un manifesto di ispirazione federalista, dal titolo "Le Tre urne o il Saluto della patria, da parte di un viaggiatore aereo". Viene arrestata e deferita al tribunale rivoluzionario il 6 agosto 1793 dove viene messa sotto accusa per le posizioni assunte.

Benché ammalata è rinchiusa nella prigione dell'abbazia di Saint-Germain-des-Près, richiedendo invano cure adeguate. Inviata nella petite Force divide la cella con Madame de Kolly, una donna incinta già condannata a morte. Nell'ottobre seguente, ottiene il trasferimento nella pensione di Madame Mahay, una sorta di prigione per ricchi dove il regime carcerario era più blando e tollerante e dove, si dice, avrebbe avuto una relazione con un altro prigioniero. Questi la convince a tentare l'evasione, ma ella preferisce seguire le vie legali contrastando le pesanti accuse contro di lei, reclamando pubblicamente il processo con due manifesti molto coraggiosi che riuscì a far uscire clandestinamente di prigione.

Tradotta in tribunale il mattino del 2 novembre, appena 48 ore dopo l'esecuzione dei suoi amici girondini, viene condannata a morte. Contrariamente a quello che il biografo postumo Jules Michelet scrisse nel secolo successivo, le testimonianze dell'epoca affermano che ella salì sul patibolo senza alcun timore, con grande coraggio e dignità. La sua ultima lettera è per suo figlio, l'aiutante generale Aubry de Gouges, che la disconobbe per paura di essere inquisito.

Nella sua Dichiarazione dei Diritti della Donna, aveva ribadito:

"Come la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere altresì il diritto di salire alle più alte cariche" Olympe de Gouges


Ma il procuratore della Comune di Parigi, Pierre-Gaspard Chaumette, nel suo discorso ai repubblicani, aveva irriso alle sue dichiarazioni e manifestato compiacimento per la condanna a morte, meritata secondo lui, se non altro perché aveva "dimenticato le virtù che convenivano al suo sesso".

Olympe de Gouges venne sepolta presso il Cimitero della Madeleine.

Nella sua vita, Olympe de Gouges ha spesso subito pregiudizi (si diceva, per esempio, che non sapesse scrivere e qualcun altro scrivesse per lei) e, nello stesso tempo, una certa ostilità da parte delle donne e dopo la sua esecuzione sarà ricordata soprattutto come una prostituta.

Bisognerà attendere la fine della Seconda guerra mondiale perché Marie-Olympe de Gouges esca dalla caricatura e dall'aneddoto. Studiata, discussa, particolarmente negli Stati Uniti, in Giappone e in Germania, la sua originalità, la sua indipendenza di spirito, i suoi scritti coraggiosi e la sua generosità senza fine, la sua onestà intellettuale ne fanno una delle più belle figure umaniste della fine del Settecento.

In Francia, nei preparativi delle manifestazioni per il bicentenario della Rivoluzione, i testi di Olympe de Gouges sono stati letti, editi, assicurandole una prima e modesta forma di riconoscimento.

Dopo l'ottobre 1989, grazie a l'iniziativa della storica Catherine Marand-Fouquet, molte petizioni sono state indirizzate alla presidenza della Repubblica per chiedere che le ceneri di Olympe de Gouges fossero portate al Pantheon. Nel novembre 1993, la stessa Catherine Marand-Fouquet iniziò una manifestazione davanti al Panthéon per commemorare il bicentenario dell'esecuzione di Olympe.

Il 7 marzo 2007, a Digione durante la campagna presidenziale, Ségolène Royal ha promesso che - nel caso fosse stata eletta alla Presidenza della Repubblica - avrebbe trasferito le ceneri di Olympe de Gouges al Pantheon di Parigi.

Programma



INTRODUZIONE PROGRAMMA UFFICIALE MR

In uno Stato democratico in cui il Popolo è sovrano ed in cui ogni cittadino è latore pro-quota di sovranità, tramite rappresentanza parlamentare/istituzionale e/o mediante strumenti di autentica democrazia diretta come referendum propositivi e abrogativi, possibilmente senza quorum), la politica è lo strumento principale attraverso il quale si deve esprimere la volontà popolare e si deve creare benessere per la collettività.

Secondo i principi social-liberali, la politica ha il ruolo e la responsabilità di creare una società armoniosa.

Una società dove i conflitti sociali siano ridotti al minimo, grazie al fatto che ogni cittadino/a possa trovare adeguata soddisfazione economica e psicofisica, in una dimensione di vita che valorizzi i talenti, le capacità e le aspirazioni di ciascuno.

In un clima laicamente virtuoso che consenta concretamente la realizzazione personale sul piano materiale, morale (e spirituale, per chi lo desideri, nei diversi modi- filosofici, religiosi, sapienziali ed iniziatici- in cui ci si può dedicare a coltivare dimensioni spirituali) a chi lo desidera deve essere garantita libertà di profitto e di impresa- senza malsane oppressioni fiscali e burocratiche- e l’orgoglio di poter contribuire proporzionalmente, insieme allo Stato e a tutti gli altri cittadini, al benessere della collettività oltre che al proprio legittimo successo e/o arricchimento personale.

Uno Stato dove i principi social-liberali e democratici abbiano effettiva applicazione, inoltre, deve garantire pari opportunità a tutti e un costo dei servizi erogati che siano, sempre, proporzionali alle possibilità economiche di ciascun individuo o nucleo familiare.

Uno Stato sostanzialmente (e non solo formalmente) democratico e social-liberale ha quindi il ruolo di bilanciare e tenere in armonioso equilibrio libertà individuali e diritti sociali, tramite una continua emissione, remissione e distribuzione di capitali pubblici che possano favorire l’incremento della ricchezza generale dei cittadini e la realizzazione e manutenzione costante di infrastrutture utili alla civile convivenza. Ciò, non sostituendosi ai privati, ma garantendo quelle condizioni economico-sociali, quelle risorse e quegli impulsi necessari ad un prospero sviluppo delle imprese private e di una piena occupazione lavorativa, distribuita fra settori pubblici e privati (il MR propone la costituzionalizzazione del Diritto al lavoro per ogni cittadino/a, secondo le modalità esplicate nello Statuto del Movimento Roosevelt ).

Il fine ultimo della società social-liberale, in effetti, consiste nel garantire ad ogni individuo libertà dal bisogno, libertà dalla paura, libertà d’espressione e libertà di culto (le famose quattro libertà enunciate da Franklin Delano Roosevelt), nonché diritti universali (si veda la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani “matrocinata” da Eleanor Roosevelt), in uno sforzo costante per creare le condizioni necessarie al raggiungimento della felicità di tutti e di ciascuno.

d(i)ritti verso una società felice



 

 

Opinioni politiche

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Emergenza democratica

Viviamo in un’epoca in cui le conquiste della modernità (stato di diritto, società aperte,  laiche e plurali, benessere sociale diffuso) sembrano aver esaurito la loro spinta.
Nel nostro paese, come nel resto dell’occidente, si percepisce sempre più plasticamente come i riti democratici si stiano trasformando in orpelli svuotati di valore e significato, dal momento in cui si osserva che decisioni importanti vengano prese presso contesti istituzionali non legittimati da processi elettivi, e che tali decisioni sono spesso giustificate facendo appello a entità astratte (es. “i mercati”) per poi essere tradotte nell’imposizione di parametri del tutto arbitrari ( riguardo il rapporto deficit/PIL, ad esempio).
Svalutazione e sfruttamento del lavoro, mortificazione dei talenti, occupazione dei mezzi di informazione, repressione dura del dissenso,  rappresentazione di minacce e nemici di comodo, predazione selvaggia dei territori, tagli allo stato sociale, sabotaggio continuo ai danni del mondo della cultura e dell’istruzione, completano il quadro di quest’era ricca di incertezze e contraddizioni.
Esistono molte letture di questo stato di cose. Abbiamo filo-marxisti che accusano il capitalismo in quanto tale, abbiamo tradizionalisti che hanno sempre detestato la modernità e che colgono l’occasione per lanciare strali senza fare distinzione tra le conquiste e le aberrazioni del mondo moderno; abbiamo, più in generale, letture  della Storia in cui lo svolgersi degli avvenimenti non è altro che l’evolversi inevitabile determinato da certe condizioni di partenza.
Noi del Movimento Roosevelt siamo consapevoli che tali condizioni storico-politiche non siano ineluttabili e dettate da necessità metafisica, ma espressione di gruppi umani operanti nel back-office (o high-office) del potere.

D’altra parte, sappiamo anche che questo back-office è assai diverso da un monolite; è anzi una galassia di gruppi di potere tra i quali scoppiano guerre, alleanze e tregue più o meno armate.  Sappiamo inoltre che tali gruppi di potere, per secoli, sono stati egemonizzati da forze progressiste, liberali e democratiche, la realizzazione dei cui progetti ha fatto sì che noi vivessimo in condizioni materiali ed immateriali infinitamente migliori rispetto a quelle dei nostri avi dei secoli passati.
Ecco quindi che si può ottenere una semplice e logica spiegazione dell’involuzione delle nostre società: da diversi decenni a questa parte, infatti, le forze progressiste del back-office del potere hanno perso la loro egemonia, a favore di quelle più reazionarie e aristocratiche, che non hanno mai visto di buon occhio l’ampliamento e l’estensione dei diritti in ogni ambito possibile, che rivendicano per loro il diritto-dovere di guidare le masse di esseri umani (percepiti da costoro quasi alla stregua di bestie), e che  -last but not least- in questo modo possono lucrare profitti enormi, sia grazie all’instaurazione di modelli socioeconomici tecnocratici e ultraliberisti, sia grazie all’innesco di “crisi” (geopolitiche, militari, economiche) progettate e realizzate ad arte.
Noi riteniamo che una chiave di lettura adeguata sia indispensabile al fine di affrontare le sfide dell’attuale mondo globalizzato. Per questo il Movimento Roosevelt mette a disposizione, caldeggiandone la massima diffusione presso i cittadini, l’opera di Gioele Magaldi (di cui per ora è disponibile il primo volume: “Massoni: Società a Responsabilità Illimitata – La Scoperta delle UR-Lodges”), dove viene approfondito con dovizia di particolari e su livelli multidisciplinari cosa è avvenuto e cosa sta avvenendo presso quella galassia che costituisce il vero potere in età moderna e contemporanea.

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Il Movimento Roosevelt è l'unico movimento politico ad usare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani come principale ispirazione per la propria attività politica.

Eleanor Roosevelt and Human Rights Declaration Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Dopo questa solenne deliberazione, l'Assemblea delle Nazioni Unite diede istruzioni al Segretario Generale di provvedere a diffondere ampiamente questa Dichiarazione e, a tal fine, di pubblicarne e distribuirne il testo non soltanto nelle cinque lingue ufficiali dell'Organizzazione internazionale, ma anche in quante altre lingue fosse possibile usando ogni mezzo a sua disposizione.

 






DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

Preambolo

Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godono della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo;

Considerato che è indispensabile che i diritti dell'uomo siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione;

Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo dei rapporti amichevoli tra le Nazioni;

Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'eguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un migliore tenore di vita in una maggiore libertà;

Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;

Considerato che una concezione comune di questi diritti e di queste libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni;

L'Assemblea Generale
proclama


la presente Dichiarazione Universale dei Diritti Dell'Uomo come ideale da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo e ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.
 

Articolo 1

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
 

Articolo 2

1. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
2. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale Paese o territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità.
 

Articolo 3

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
 

Articolo 4

Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; La schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
 

Articolo 5

Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti.
 

Articolo 6

Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
 

Articolo 7

Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un'eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad un'eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
 

Articolo 8

Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibiltà di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.
 

Articolo 9

Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
 

Articolo 10

Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonchè della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.
 

Articolo 11

1. Ogni individuo accusato di reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie per la sua difesa.
2. Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetrato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.
 

Articolo 12

Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, nè a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.
 

Articolo 13

1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.
 

Articolo 14

1. Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni.
2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
 

Articolo 15

1. Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, nè del diritto di mutare cittadinanza.
 

Articolo 16

1. Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
 

Articolo 17

1. Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà privata sua personale o in comune con gli altri.
2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.
 

Articolo 18

Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
 

Articolo 19

Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
 

Articolo 20

1. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.
2. Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.
 

Articolo 21

1. Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio Paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.
2. Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio Paese.
3. La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.
 

Articolo 22

Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonchè alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
 

Articolo 23

1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale.
4. Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
 

Articolo 24

Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.
 

Articolo 25

1. Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
2. La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.
 

Articolo 26

1. Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.
L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2. L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli.
 

Articolo 27

1. Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
2. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.
 

Articolo 28

Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e la libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.
 

Articolo 29

1. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2. Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e della libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
3. Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.
 

Articolo 30

Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di qualsiasi Stato gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

Martin Luther King Jr.

Martin Luther King Jr.
Martin Luther King Jr. fu un Reverendo battista e un attivista politico, che guidò il Movimento per i Diritti Civili negli Stati Uniti dalla metà degli anni ’50 fino alla morte per omicidio nel 1968.

MLK nacque il 15 gennaio 1929 ad Atlanta, Georgia. Scatenò l’effetto di un terremoto sulle questioni razziali negli Stati Uniti, a partire dalla metà degli anni ’50. Nel 1954 divenne pastore della chiesa Battista di Dexter Avenue a Montgomery, Alabama, dove fu effettuato il famoso arresto ai danni di Rosa Perks, rea di aver rifiutato di cedere il posto in autobus ad un bianco.

Dopo l’arresto di Rosa, King cominciò ad acquisire notorietà a livello nazionale, organizzando la campagna di boicottaggio degli autobus di Montgomery.

La cattedra di Storia dell’Università dell’Arkansas, John a. Kirk, dice:”Si puntò su di lui per diversi motivi. Salì alla ribalta nel ’55-’56. Non inseguì la leadership. Avevano bisogno di un leader. King era una scelta naturale. Era giovane e non scherzava.”

Grazie anche al supporto di Bayard Rustin, importante attivista dei diritti civili, sviluppò il principio di azione non-violenta fortemente influenzato dalla lotta vittoriosa conseguita dl Mahatma Gandhi in India contro la Gran Bretagna.

Nel ’57 King fondò la Southern Christian Leadership Conference, (SCLC) assieme ai suoi compagni attivisti C.K. Steele, Fred Shuttleworth e T.J. Jemison.

Come presidente del SCLC, a King fu assegnato il compito di coordinare il movimento per i diritti civili lungo il territorio del sud degli Stati Uniti, senza però raccogliere i frutti sperati nei primissimi anni di lavoro.

“Le persone si domandavano se fosse qualificato per essere un leader a livello nazionale alla fine degli anni ’50. Si stentava a credere che i sogni di King potessero diventare realtà”, ci ricorda il Professor Kirk.

Gli avvenimenti di Birmingham

Le cose cambiarono nel 1963.

“King riaffermò la sua figura nel movimento Afroamericano ponendosi alla testa delle proteste di Birmingham”, sostiene il Professore di Storia dell’università di Standford e direttore del MLK Jr Research and Education Institute, Claybone Carson.

“Le manifestazioni di Birmingham ebbero una partecipazione senza precedenti nella Storia dei diritti civili”, conclude.

A Birmingham, Alabama, l’abolizione della segregazione fu violentemente osteggiata dalla popolazione bianca. La città fu ironicamente ribattezzata “Bombingham” a causa dei ripetuti attacchi presso case di neri ed attivisti.

Arrestato e messo in isolamento per aver violato un ingiunzione contro le manifestazioni, MLK scrisse la sua “Lettera dal carcere di Birmingham”. In risposta alle critiche degli ecclesiastici bianchi della città, espose gli argomenti in difesa dell’attivismo a Birmingham e in qualsiasi altro luogo.

“Sono anni che in questo mondo sento dire ‘Aspettate! Aspettate’ Questo ‘aspettate’ significa quasi sempre ‘mai’ “.

Dopo la sua liberazione, avvenuta in maggio, fu promossa la “Crociata dei Bambini”: una marcia di migliaia di ragazzi svoltasi sempre a Birmingham. Le immagini televisive che mostravano la polizia usare manganelli, cani e proiettili ad aria compressa contro i giovani manifestanti suscitarono indignazione verso le istituzioni e simpatia per la causa di King, a livello globale.

‘I have a dream’

I fatti di Birmingham diedero nuovo impulso al movimento. Ciò culminò nell’imponente Marcia di Wahington per il Lavoro e la Libertà del 28 agosto 1963. Più di duecentomila persone sfilarono presso il Lincoln Memorial quando King pronunciò il famoso discorso ‘I have a dream’, in cui predisse un giorno in cui le promesse di libertà ed eguaglianza in America sarebbero divenute realtà.

Meno di un mese dopo il discorso di King, purtroppo, un’esplosione uccise quattro giovani ragazze bianche nella chiesa di Birmingham. Sabotaggio contro il movimento o no, c’era molto da fare al fine di realizzare il sogno di King.

Nel 1964 a MLK fu riconosciuto il Premio Nobel per la Pace. Nello stesso anno, un passo avanti significativo fu rappresentato dall’approvazione del Civil Rights Act. Seguì il Voting Rights Act del 1965, che rimosse molti dispositivi tesi a limitare la partecipazione politica degli Afroamericani in diversi stati.

A Chicago                                          

Rivolse la sua attenzione verso le gravi condizioni delle classi disagiate del nord. Andò a vivere con la sua famiglia in un appartamento nel ghetto nero di Chicago nel 1966. Sebbene abolita quella istituzionale, la segregazione de facto per motivi economici continuava a sussistere e fu l’obiettivo dell’attivismo Kinghiano a Chicago. King constatò che il modello di lotta che funzionò nel sud, al nord fu meno efficace.

Ci fu anche una radicalizzazione in seno al movimento, in contrasto alle sue tesi sulla lotta non violenta.

È di questo periodo la sua opposizione al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Vietnam.

Morte

Promosse la campagna contro la povertà nel 1967. La SCLC fece pressioni sul governo affinché aumentasse i suoi sforzi per questa causa. Il 3 aprile 1968 giunse a Memphis (Tennessee) per partecipare ad una marcia in supporto dei lavoratori delle fognature in sciopero.

Il giorno seguente fu sparato alla testa mentre si trovava sul balcone della sua camera d’albergo. Il presidente Lindon Johnson dichiarò una giornata di lutto nazionale.

Ai suoi funerali, l’elogio funebre fu pronunciato dal suo vecchio amico Benjamin Mays: “MLK Jr. credeva in un America unita. Credeva che i muri di separazione imposti sia dalla segregazione istituzionale che quella de facto, così come la discriminazione razziale, potevano essere sradicati, come disse nel suo discorso ‘I have a dream’ al Lincoln Memorial”

King ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1964, insieme a molti altri riconoscimenti ufficiali e continua ad essere ricordato come uno dei leader Afroamericani più meritevoli nella storia.

“Se avremo aiutato una sola persona a sperare, non saremo vissuti invano” Martin Luther King Jr.

William Beveridge

William Beveridge
William Beveridge è stato un economista ed un riformatore sociale, strettamente collegato allo sviluppo dello stato sociale e alla nascita del servizio sanitario nazionale.

Beveridge nacque il 5 marzo del 1879 a Bengala (India) dove suo padre svolgeva il ruolo di giudice nel sistema amministrativo indiano. studiò giurisprudenza e cominciò ad assumere importanza durante il governo di sinistra del 1906-14 quando fu interpellato per conto del ministro David Lloyd George a proposito delle pensioni di anzianità e della previdenza sociale. Durante la prima guerra mondiale, ebbe un ruolo nel mobilitare e dirigere la forza lavoro. Nel 1919 divenne direttore della London School of Economics, posizione che ricoprì fino al 1937.

“L’obiettivo di qualunque governo, in tempo di pace e di Guerra, non è quello di costruire Gloria per I governanti ma di garantire felicità agli uomini” William Beveridge


Quando, nel 1941, il governo dispose la stesura di una relazione su come il paese sarebbe dovuto essere ricostruito alla fine del secondo conflitto mondiale, Beveridge era chiaramente una figura da prendere in considerazione. La relazione a sua firma fu pubblicata nel 1942 e li raccomandò al governo di combattere i "5 Grandi Mali", ovvero "Bisogno, Malattie, Ignoranza, Squallore e Disoccupazione"

Nel '45 il Labour Party sconfisse il partito conservatore di Winston Churchill alle elezioni politiche. Il nuovo primo ministro, Clement Attlee, annunciò che avrebbe introdotto quello Stato Sociale tratteggiato nella Relazione Beveridge del 1942. Ciò includeva l'instaurazione di un Sistema Sanitario Nazionale a partire dal '48 con assistenza sanitaria gratuita per tutti. Fu inoltre introdotto un sistema statale di sussidi per realizzare quella "sicurezza sociale" che avrebbe protetto i cittadini nel corso di tutta la loro vita.

Il nuovo sistema fu costruito basandosi in parte sullo schema di Assicurazione Nazionale concepito da George Lloyd nel 1911. I lavoratori dipendenti dovettero pagare una quota di contributi, potendo però contare su sussidi assai maggiori che in passato.