Amartya Sen
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- Pubblicato: Venerdì, 16 Settembre 2016 18:10
- Postato da Redazione Movimento Roosevelt
Quasi subito inizia a lavorare come professore e ricercatore presso l'Università di Calcutta (1956-1963); lavora poi all'Università di Delhi (dal 1964 al 1971), alla London School of Economics (dal 1971 al 1977), all'All Saints College ad Oxford (dal 1977 al 1988) e all'Università di Harvard (dal 1987 al 1997), dove riveste contemporaneamente le cattedre di Economia e di Filosofia.
Ritorna al Trinity College di Cambridge nel 1998 dove ricopre la carica di Master (una delle più alte posizioni accademiche del Regno Unito). Nello stesso anno ad Amartya Sen viene conferito il premio Nobel per l'Economia, per i suoi studi nel campo dell'economia del benessere.
Sen si è sposato tre volte. Con la prima moglie, Nabaneeta Dev Sen, scrittrice e studiosa indiana, ha avuto due figlie: Antara, giornalista ed editrice, e Nandana, attrice di Bollywood. Il matrimonio finì poco dopo il trasferimento a Londra nel 1971. Nel 1973, Sen si sposò con Eva Colorni, figlia di Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, morta per cancro allo stomaco nel 1985. Da Eva Colorni ha avuto due figli: Indrani, giornalista negli Stati Uniti, e Kabir, insegnante di musica. Nel 1991 Sen sposò l'attuale moglie, Emma Georgina Rothschild della famiglia Rothschild.
La motivazione di assegnazione del Premio Nobel, parlando del suo lavoro recita: "...has been highly instrumental in restoring an ethical dimension to economics and related disciplines".
Ma il contributo di Sen è da considerarsi notevole anche in altri settori, come la Teoria dello sviluppo, i problemi della misurazione della dispersione nella distribuzione del reddito, la Teoria delle scelte collettive e l'individuazione delle cause delle carestie: "Poverty and Famines: An Essay on Entitlements and Deprivation" (1981), dove viene messa in discussione l'opinione, allora prevalente, che le carestie dipendano dalla carenza nell'offerta di beni alimentari.
Sulla base dell'attenta analisi delle maggiori catastrofi umanitarie svelatesi dal 1940 in poi (India, Bangladesh, Africa sub-sahariana), Amartya Sen arriva alla conclusione dei suoi studi affermando che non serve guardare alla disponibilità totale di cibo, ma alle effettive capacità ("capabilities") di disporne da parte della gente: l'attenzione va incentrata sull'assetto generale delle istituzioni e sui meccanismi economici e politici che sottraggono particolari gruppi sociali della loro capacità di disporre del cibo.
Il problema di come prevenire tali catastrofi umanitarie e come contrastare gli effetti delle carestie, una volta che esse si siano manifestate, viene affrontato successivamente, in "Hunger and Public Action" (1989), opera scritta in collaborazione con il belga Jacques Drèze.
Al professor Sen sono state assegnate quasi una ventina di lauree honoris causa; ha presieduto inoltre numerose associazioni scientifiche, fra le più prestigiose, tra cui si ricordano l'American Economic Association, la Econometric Society e la International Economic Association.
Le sue pubblicazioni scientifiche consistono in una dozzina di libri e circa 200 articoli pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche. Si ricordano tra le sue opere: "Scelta delle tecniche: un aspetto dello sviluppo economico pianificato" (1960), "Scelta collettiva e benessere sociale" (1970), "Sull'ineguaglianza economica" (1973), "Occupazione, tecnologia e sviluppo" (1975), "Merci e capacità" (1985). Solo alcuni dei lavori si Sen sono di natura strettamente economica, mentre la maggior parte di essi accorda in maniera originale l'economia e la filosofia.
È membro del Gruppo Spinelli per il rilancio dell'integrazione europea.
Il 17 giugno 2005 ha ricevuto una laurea honoris causa in Economia, politica ed istituzioni internazionali dall'Università degli Studi di Pavia.
"La libertà negativa della stampa e dei partiti di opposizione di criticare, scrivere e organizzare la protesta può risultare assai efficace nella salvaguardia delle libertà positive elementari della popolazione più vulnerabile" Amartya Sen
Rapporto tra etica ed economia
Partendo da un esame critico dell'economia del benessere, Sen ha sviluppato un approccio radicalmente nuovo alla teoria dell'eguaglianza e delle libertà. In particolare, ha proposto le due nuove nozioni di capacità e funzionamenti come misure più adeguate della libertà e della qualità della vita degli individui. Elabora la teoria dei funzionamenti, che si pone come alternativa alle più consuete concezioni del well-being economico come appagamento dei desideri, felicità o soddisfazione delle preferenze, (comunemente etichettate come concezioni welfariste o benesseriste, di cui uno degli esempi più noti è l'utilitarismo).
Sen intende quindi proporre, in contrasto con una teoria del benessere sociale centrata sull'appagamento mentale soggettivo e non coincidente necessariamente con livelli adeguati di vita, una prospettiva tesa all'effettiva tutela di aspetti centrali dei diritti umani. La scienza economica tende da tempo a spostare l'attenzione dal valore delle libertà a quello delle utilità, dei redditi e della ricchezza.
Leggiamo in Lo sviluppo è libertà: "I livelli di reddito della popolazione sono importanti, perché ogni livello coincide con una certa possibilità di acquistare beni e servizi e di godere del tenore di vita corrispondente. Tuttavia accade spesso che il livello di reddito non sia un indicatore adeguato di aspetti importanti come la libertà di vivere a lungo, la capacità di sottrarsi a malattie evitabili, la possibilità di trovare un impiego decente o di vivere in una comunità pacifica e libera dal crimine."(cit.)
Sen sottolinea la sterilità, sotto il profilo teorico, della prospettiva di discorso utilitarista affermando la necessità di mediare tra quest'ultima e una dottrina fondata sui diritti. Per l'utilitarismo ciò che conta sono gli stati di cose, la sua è un'impostazione aggregativa, non è sensibile a come le utilità sono di fatto distribuite, ma si concentra esclusivamente sull'utilità complessiva, tralasciando l'importanza dell'individuo come tale che diviene un 'tramite per progetti collettivi'.
Sen è d'accordo con John Rawls, il quale richiede l'uguaglianza dei diritti e doveri fondamentali e sostiene in contrapposizione con l'utilitarismo che le ineguaglianze economiche e sociali sono ammesse, cioè sono giuste, ma non se avvantaggiano pochi, molti o anche i più tralasciando coloro che si trovano nelle situazioni più precarie. Il fatto che esistano degli svantaggiati è, per Rawls, un dato di fatto, ma è necessario che le istituzioni usino dei criteri che risultino compensativi rispetto a tali situazioni, egli valuta quindi il miglioramento del benessere sociale non in base allo sviluppo del benessere generale, ma soprattutto in base a quello dei più svantaggiati, senza alcuna polemica per il fatto che questo possa portare anche al miglioramento delle posizioni più avvantaggiate.
Il merito di Sen è di aver usato nuove categorie, capaci di superare i limiti delle analisi economiche tradizionali. Grazie agli studi di Sen si viene infatti a delineare un nuovo concetto di sviluppo che si differenzia da quello di crescita. Lo sviluppo economico non coincide più con un aumento del reddito ma con un aumento della qualità della vita. Ed è proprio l'attenzione posta sulla qualità, più che sulla quantità, a caratterizzare gli studi di questo economista.