John RawlsJohn Rawls è stato forse il più importante filosofo politico del ventesimo secolo. Scrisse una serie di articoli dalla grande influenza negli anni ’50 e ’60 che contribuirono a concentrare la filosofia politica e morale in ambito angloamericano sullo studio di problemi sostanziali. Il suo primo libro, Una Teoria sulla Giustizia (1971) rinnovò e diede nuova linfa alla tradizione del contratto sociale, utilizzata per descrivere minuziosamente e sostenere una visione dell’egualitarismo libertario. In Liberalismo Politico del 1993 rilancia il ruolo della filosofia politica, adattandola al “ragionevole pluralismo” di dottrine (religiose, filosofiche o di altra natura) di visione del mondo che caratterizzano le società moderne. In particolare, spiega come si può dare una giustificazione filosofica e una legittimazione dell’uso democratico della coercizione utilizzata per scopi di interesse collettivo, rimanendo comunque coerenti a quel paradigma pluralista.

Nella Teoria sulla Giustizia, Rawls sostiene il principio di vedere Giustizia come Equità. Per far ciò, ricorre ad un esperimento mentale siffatto: immaginiamo che un gruppo di individui, privati di qualsiasi conoscenza circa il proprio ruolo nella società, i propri talenti, il proprio livello intellettuale e culturale, le proprie caratteristiche psicologiche e i propri valori, dovesse scegliere secondo quali principi di fondo deve essere gestita la società in cui vivono. Ebbene, in condizioni simili, sostiene Rawls, anche se fossero totalmente disinteressati gli uni rispetto alla sorte degli altri, le parti sarebbero costrette dalla situazione a scegliere una società gestita secondo criteri equi (la “dimostrazione filosofica” si basa sulle motivazioni delle parti, interpretate secondo linee Kantiane). Dice Rawls:

"ogni persona ha un uguale diritto alla più estesa libertà fondamentale, compatibilmente con una simile libertà per gli altri ed in secondo luogo che le ineguaglianze economiche e sociali sono ammissibili soltanto se sono per il beneficio dei meno avvantaggiati" John Rawls


Quest'ultima affermazione è alla base del principio di differenza, secondo cui le ineguaglianze in termini relativi tra i membri della società sono giustificate se comportano un beneficio, in termini assoluti, anche per i meno avvantaggiati.

La teoria della Giustizia prosegue spiegando come la Giustizia come Equità possa essere declinata in cornici istituzionali in cui si rifletta l’equilibrio stabilito dai due enunciati, infine si sofferma sulla stabilità di una società organizzata attorno a tali princìpi.