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Categoria: Geopolitica & Difesa
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Pubblicato: Sabato, 02 Novembre 2019 22:09
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Postato da Roberto Hechich
Ibrahim Awwad Ibrahim Ali al-Badri al-Samarrai (fu vera morte?)
i Curdi siriani e il resto del mondo
Ibrahim Awwad Ibrahim Ali al-Badri al-Samarrai detto Abu Bakr Al Baghdadi non poteva sparire in un momento migliore. Poco importa, come affermato anche da Gioele Magaldi, se sia morto effettivamente o meno, quello che conta è il significato mediatico e la conseguenza dell’avvenimento. Ci sono elementi che fanno propendere per una morte effettiva del califfo, altri destano qualche dubbio. Da una parte ci sono militari ed ex generali che rimproverano a Trump di aver rivelato tattiche e strategie delle SOF(special operation force) americane della Delta Force come ad esempio l’abbattere muri per evitare le possibili trappole nelle entrate delle abitazioni, il numero di elicotteri impiegato otto (8) il tempo di volo 1h e 10 minuti (1,1h) da cui si può tentare di dedurre la località di partenza e arrivo, l’aver tratto in salvo undici (11) bambini (che potrebbero far pensare a un atteggiamento ingenuo o incauto di Trump, quindi sincero, anche se nostro parere può essere un messaggio a chi può intendere), dall’altra ci sono perplessità sia nel racconto stesso di Trump, poiché non può aver sentito e visto in diretta gli ultimi momenti del califfo, dato che le telecamere dei soldati non potevano trasmettere dal sottosuolo, quindi non può aver visto Al Baghdadi piagnucolare e farsi esplodere con tre (3) dei suoi figli. Oltretutto desta perplessità sia la durata e le modalità dell’azione al suolo, quattro ore sono davvero tante per un raid (azioni di questo tipo devono di solito essere rapidissime per poter essere risolutive) e senza alcuna perdita e neppure feriti, sia il pronto riconoscimento del DNA del califfo probabilmente contaminato e mescolato anche a quello dei figli, visto che i corpi sono stati maciullati dall’esplosione (anche se si afferma che la testa sia rimasta fortunosamente intatta e un primo riconoscimento, pure visivo, sia stato fatto in base alla stessa). In condizioni ottimali ci vogliono circa un paio d’ore per l’analisi del DNA e le tempistiche tra il raid, partito alle 23 ora locale, la durata dell’azione e le prime indiscrezioni arrivano al limite delle possibilità tecniche.. Anche gli antefatti sono più da romanzo di Tom Clancy che da storia realmente possibile. Il tradimento di un uomo che ha avuto un parente ucciso dall’ISIS e che ha procurato il sangue del califfo per il riconoscimento del DNA (come se fosse facile procurarsi il sangue di un uomo irraggiungibile, e poi perché il sangue e non una ciocca di capelli o un pezzo d’unghia che sarebbe stato più facile?) o di una donna che ha collaborato con le formazioni femminili del’YPG (sommo sfregio per le ideologie di Baghdadi) se non impossibili, sembrano improbabili. Un generale russo, malgrado Trump abbia ringraziato anche la Russia per aver lasciato libero un corridoio per il transito di elicotteri, dichiara che i sensori russi non hanno assolutamente rilevato alcun sorvolo delle zone interessate da parte di mezzi volanti occidentali. E’ vero che gli elicotteri probabilmente hanno viaggiato molto bassi, appunto per non farsi rilevare da dispositivi di intercettazione, è vero che gli strumenti di rilevazione russi e siriani in quella zona non sono sicuramente ottimali e non possono competere con quelli della madrepatria e che ci vorrebbe un aereo radar per monitorare con precisione i velivoli a bassa quota, però lascia perplessi, se ciò dovesse corrispondere alla verità, che i Russi, malgrado siano stati preavvertiti, non abbiano rilevato proprio niente. Certo, potrebbe essere una manovra per offuscare l’incontestabile vittoria mediatica degli USA, ma soprattutto i Russi avevano interesse all’eliminazione del capo dell’ISIS. E poi, perché andare a gettare in mare i resti, che è anche uno spregio per i rituali islamici, quando tutta l’operazione si è svolta molto lontano dal mare?
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