News dall'Ufficio Stampa

Il presidente del Movimento Roosevelt: la Lega è ondivaga sul rigore Ue per ingraziarsi qualche voto, come quelli cercati da Salvini tra gli antiabortisti. Quanto alla leader di Fratelli d'Italia, è una stupidaggine promuovere l'orrendo pareggio di bilancio bocciando al tempo stesso il Fiscal Compact

 

«Stiano attenti, la Meloni e Salvini: per questa strada, non vanno da nessuna parte». Gioele Magaldi avverte i leader di Fratelli d'Italia e della Lega: troppe esternazioni a vanvera, magari diffuse solo per racimolare qualche voto. Il presidente del Movimento Roosevelt è contrariato dalle recenti uscite di Salvini sull'aborto, e dalle affermazioni della Meloni che si sarebbe detta conciliante rispetto al pareggio di bilancio. Salvini - pur senza contestare il diritto all'interruzione di gravidanza - ha evocato un ricorso quasi sistematico all'aborto, come se fosse scambiato per un'alternativa alla contraccezione. «Non è così, ovviamente: tutti sanno che nessuna donna ricorre volentieri a una scelta difficilissima come quella di abortire». Un sospetto: si è trattato di un'uscita estemporanea, magari pensata per attrarre le simpatie degli antiabortisti più integralisti? Idem sul problema Ue: «Da una parte Salvini critica giustamente il rigore di Bruxelles, ma al tempo stesso incarica Giorgetti di rassicurare la governance eurocratica».

Magaldi non apprezza: «Alla fine, queste continue oscillazioni non pagano: la Lega di Salvini, spesso ingiustamente criticata - dice il presidente del Movimento Roosevelt - deve puntare a rendersi più progressista, più laica, più "larga" nella percezione dell'elettorato, e anche più congruente, più coerente, con meno distanza tra le parole e i fatti». Per Magaldi, «non si cresce agitando in modo disorganizzato alcuni temi, che possono piacere di volta in volta agli uni o agli altri: si cresce se si ha un progetto convincente per l'Italia». E questo «vale per la Lega, ma anche per gli altri partiti, inclusi quelli di governo». Secondo il leader "rooseveltiano", l'Italia ha bisogno di un progetto lungimirante, «non a breve termine, non fatto di improvvisazioni e di esternazioni naïf». Analogo messaggio per Giorgia Meloni, se è vero che ha bocciato il Fiscal Compact dichiarando però di approvare il pareggio di bilancio, dato che avremmo "vissuto al di sopra nei nostri mezzi": «Questo è un obbrobrio della peggiore cucina neoliberista, quella grossolana che usava Margaret Thatcher quando doveva parlare ai semi-analfabeti».

 

Il pareggio di bilancio? «Non ha nulla a che fare con una gestione oculata delle risorse», protesta Magaldi: «E' una cosa vecchia come il cucco, già appartenente alla "teologia" liberista (non ancora neoliberista)». Storia post-unitaria: «Quintino Sella impose all'Italia il pareggio di bilancio con un costo sociale tremendo, reprimendo i poveri che scendevano in piazza a reclamare il pane». Per Magaldi, «sono pagine infami della storia italiana: il pareggio di bilancio, voluto dalla destra storica nella seconda metà dell'Ottocento, è stato qualcosa di iniquo e classista, in un contesto di grandi disuguaglianze - come quello che viviamo oggi». Attenzione: «Se le persone fin qui hanno premiato Fratelli d'Italia e la Lega, è perché hanno creduto di poter proiettare delle speranze di rottura con il paradigma neoliberista, finora egemone proprio nelle istituzioni della "Disunione Europea"». Nel momento in cui, invece, «ci si dimostra stupidamente conformati a quel paradigma», allora i conti non tornano più: «Come si fa a dirsi contro il Fiscal Compact ma a favore del pareggio di bilancio? E' una contraddizione sciocca». Chiosa Magaldi: «Vorrei invitare la Meloni e Salvini a parlare di meno, studiare di più e ascoltare di più: ne trarranno beneficio sia loro, sia il popolo italiano».

 

Fonte: Gioele Magaldi Racconta, su YouTube, 17 febbraio 2020

https://www.youtube.com/watch?v=reiVrnJyi3c