News dall'Ufficio Stampa

img libro Costituzione Italiana 671e3"Siamo sicuri che Sergio Mattarella sia all'altezza della carica che ricopre, in un momento tanto delicato e decisivo per il futuro del nostro paese? Lui è al corrente della situazione o è condizionato da chi manipola le leve finanziarie dell'economia?" Questi due interrogativi si è posto Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, in un colloquio video con Marco Moiso, coordinatore del movimento nel Regno Unito, all'indomani delle contestazioni mosse dal Capo dello Stato al Documento di Programmazione Economica Finanziaria presentato dal governo di Giuseppe Conte. Non solo Magaldi critica aspramente Mattarella ma ne torna a chiedere a gran voce le dimissioni, come aveva fatto già a suo tempo dopo il secco rifiuto a Paolo Savona come ministro dell'Economia: "Il Presidente della Repubblica si dice allarmato per il deficit al 2,4%? Io mi domando quale Costituzione lui pensa di difendere, quella democratica del 1948 o quella stuprata nel 2012 dal governo di Mario Monti con l'introduzione del pareggio di bilancio per fare un favore ai poteri finanziari occulti? Al Colle non si accorgono dell'ipocrisia del pensiero unico spacciato per verità di fede da finti uomini di Stato, interessati non al benessere del popolo sovrano ma solo quello dell'élite che gli ha fatti accomodare sulle loro poltrone?"
Un deficit al 2,4% che ora preoccupa e desta allarmismi, del tutto ingiustificati, ma che non suscitò la stessa reazione quando al capo del governo c'era Silvio Berlusconi che partì con un deficit al 5% senza mai scendere sotto al 3% o quando Matteo Renzi, smessi i panni di primo inquilino di Palazzo Chigi, sfidò i burocrati di Bruxelles parlando di un deficit al 2,9% dopo che da primo ministro, invece, era stato allineato e coperto al rigore imposto dall'Unione Europea. Il numero uno del Movimento Roosevelt si richiama alle linee socioeconomiche post-keynesiane: "Il deficit finanzia l'economia, rilancia il Pil e quindi migliora anche il rapporto tra Pil e debito pubblico. È scienza, lo sanno tutti ma fanno finta di non saperlo. In primis proprio Mattarella, che pur provenendo dalla sinistra democristiana, tradizionalmente attenta alle esigenze del popolo, non si accorge che comprimere il deficit significa una sola e unica cosa: tenere alte le tasse, deprimere l'economia, scoraggiare le famiglie, costringere gli anziani a pensioni sempre più da fame ma soprattutto compromettere il futuro delle nuove generazioni. La minaccia per i nostri giovani non è il deficit, ma il suo opposto e contrario cioè la mancanza di investimenti".
Un futuro già abbondantemente minato a causa della norma sul pareggio di bilancio inserita nella Costituzione italiana nel 2012 (unico paese in Europa a recepire il famigerato Fiscal Compact) e fortemente contestata da Magaldi: "Quella dell'equilibrio di bilancio era la politica ottocentesca, portata avanti in Italia dalla destra e attuata, nell'800 e nel primo '900, da tutte le ultradestre economiche iperliberiste. Un mondo politico e ideologico assai lontano da quelle che sono le radici paradigmatiche e ideologiche della Costituzione italiana, la quale nasce come necessario compromesso tra legittimo profitto capitalistico ed esigenze sociali". L'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione ha significato sposare in tutto e per tutto una visione univoca e dogmatica dei sistemi economici. Ciò è avvenuto e avviene nel nostro Paese perché "gli stregoni della notizia" (come li definisce Marcello Foa, neoeletto presidente della Rai), i professori universitari, gli studiosi dei centri di ricerca e i think tank economi più autorevoli e stimati, tutti nati negli ultimi trent'anni con il paradigma neoliberista, cercano di equiparare i singoli Stati e i sistemi economici pubblici a quello delle famiglie, del buon padre di famiglia che se si indebita mette a repentaglio il futuro dei propri figli. Mai cosa è stata più infondata e falsa, una stupidaggine persino in un sistema come quello, folle, antipopolare e antidemocratico, costruito per l'Europa.
Un pareggio di bilancio caldeggiato e difeso dal Presidente Mattarella da cui Magaldi prende ampiamente le distanze: "Come cittadino italiano rivendico il diritto di contestare pesantemente e disapprovare l'operato del Capo dello Stato. In democrazia, quella che Platone definiva la "parresìa", cioè la libertà di parola (di critica, anche sprezzante, nei confronti di coloro di cui non si condivide l'operato) è il sale, il nerbo del sistema. Secondo me Mattarella è indegno del ruolo che ricopre e lo invito nuovamente a dare le dimissioni".
Infine, l'ideatore e fondatore del Movimento Roosevelt, ha rivolto una battuta anche a quanto proposto nella sostanza dal Def licenziato dal governo gialloverde; "Misure tampone, il minimo sindacale. Quanto basta, comunque, per dare il segno di una svolta. Governare per il popolo, non più contro il popolo, che i "soloni" dell'establishment dicono di voler tutelare, mentre fanno l'esatto contrario".



UFFICIO STAMPA MOVIMENTO ROOSEVELT (www.movimentoroosevelt.com)
Alessio Altieri
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(Articolo del 3 ottobre 2018)