News dalla Presidenza

 ANVASISQUV?
Una parolaccia in una lingua arcaica o molto esotica?
Un misterioso acronimo di ascendenza esoterica?
Nulla di tutto ciò.
Si tratta di una brillantissima idea partorita nei pressi di Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio italiana, da parte di personaggi di alto spessore che con quel Palazzo collaborano...
Personaggi che hanno robuste simpatie per il metapartitico Movimento Roosevelt.
E siccome il MR condivide parola per parola il senso, la finalità e l'esigenza non più procrastinabile di rendere concreta questa idea, la Presidenza del Movimento assume volentieri l'onere di farla propria e di metterla nell'agenda politica rooseveltiana, inserendola a breve anche nell'Ordine dei Lavori dell'imminente Assemblea Generale MR del 24-25 novembre 2018 (su cui vedi: Assemblea Generale MR del 24-25 novembre 2018: primo comunicato di convocazione)
Anzi, visto che dai dintorni di Palazzo Chigi proviene lo spunto, sarà cura del metapartitico Movimento Roosevelt re-indirizzarla, in forma ufficiale e incalzante, proprio al Governo Conte e all'intero Parlamento italiano (maggioranza giallo-verde in primis, ma anche senatori e deputati di opposizione onesti intellettualmente e desiderosi di operare per il bene del sistema-Italia).

Come Movimento Roosevelt, dunque, siamo lieti di presentare la proposta di istituzione di una "Agenzia Nazionale per la Valutazione Sistemica della Qualità della Vita".

Da un'idea moderna (anzi antica) nasce una proposta: la creazione di un'Agenzia Nazionale per la Valutazione Sistemica della Qualità della Vita
di Federico e Isabella Gorese
(pseudonimi di personaggi molto qualificati e competenti)

La storia è ormai risaputa. Tutto nasce da un discorso, divenuto poi celebre, pronunciato da Robert Kennedy il 18 marzo 1968 presso l'Università del Kansas:
"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones, né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta".

Da quel momento comincia a svilupparsi un movimento di idee portato avanti da singoli ricercatori, da settori isolati del mondo accademico, da nascenti associazioni che si dedicano alle tematiche del "superamento del PIL", dei nuovi indicatori di benessere sociale, ovvero, in definitiva, si occupano della "qualità della vita" e della sua valutazione e misurazione.
Volendo segnalare in forma sintetica e cronologica (e non esauriente) alcuni momenti significativi di questo percorso, possiamo ricordare:
  • 1972. Indice di Benessere Economico Sostenibile (ISEW: Index of Sustainable Economic Welfare): indicatore economico alternativo al Prodotto Interno Lordo.
  • 1990. Indice di Sviluppo Umano (HDI: Human Development Index): indicatore di sviluppo macroeconomico elaborato dall'economista pakistano Mahbub ul Haq.
  • 1994. Indicatore del Progresso Autentico (GPI: Genuine Progress Indicator): indice che misura lo sviluppo economico integrando nella sua analisi i fattori ambientali.
  • 1995. Nasce l’International Society for Quality-of-Life Studies (ISQOLS).
  • 2010. Nasce in Italia AIQUAV, Associazione Italiana per gli studi sulla Qualità della Vita.
  • 2011. Benessere Equo e Sostenibile (BES): indice, sviluppato in Italia dall'ISTAT e dal CNEL, per valutare il progresso di una società non solo dal punto di vista economico ma anche sociale e ambientale e corredato da misure di disuguaglianza e sostenibilità.
Tuttavia, se pensiamo in particolare alla realtà italiana e se andiamo a scavare in profondità, scopriamo che tutto ciò ha radici antiche: risale ai primi secoli della repubblica romana la massima latina (rievocata da Cicerone nel suo De Legibus) "Salus populi suprema lex esto" (ovvero, "Il benessere del popolo sia la legge suprema"). Tale formula è carica, allo stesso tempo, di sacralità e di pregnanza giuridica: il valore "salute e benessere" è inteso come la qualità positiva più elevata cui aspira l’uomo durante la sua vita terrena e come tale deve essere preso a riferimento dai legislatori e, diremmo noi oggi, dagli amministratori della res publica.

Riscoprendo dunque radici antiche e facendo riferimento alle solide basi teoriche recentemente acquisite dalla comunità scientifica internazionale e italiana, nasce così la proposta della fondazione di un'Agenzia Nazionale per la Valutazione Sistemica della Qualità della Vita.

Tale Agenzia si profila per certi versi come una sorta di agenzia di rating votata alla qualità della vita. In effetti, come in un'agenzia di rating del credito, la materia prima sarà l’informazione nella sua accezione di bene giuridico di “servizio” ed, inoltre, come nelle classiche agenzie di rating, il lavoro verterà su una valutazione non solo quantitativa ma anche di tipo qualitativo in cui sarà fondamentale il giudizio degli analisti.
Per proseguire nel parallelismo con le agenzie di rating del credito, anche l'Agenzia proposta si dovrà avvalere di "giudizi sintetici", ossia valutazioni che condensano informazioni complesse e multidimensionali.
La complessità e delicatezza del lavoro dell’Agenzia si esplicherà dunque nello scegliere, controllare, selezionare, valutare e sintetizzare informazioni complesse per giungere all’emissione di un giudizio sintetico.

L'Agenzia di cui si propone la fondazione si differenzierà invece dalle normali agenzie di rating del credito in quanto queste ultime traggono profitto dall'emissione di giudizi sulla capacità di rimborso dei soggetti che emettono prestiti obbligazionari: tali giudizi (rating) emessi, vengono utilizzati dagli investitori per stimare il rischio dell'investimento e le possibilità di eventuali default. Tutto ciò ovviamente non ha ragion d'essere in un'Agenzia quale quella che qui si profila. Se proprio vogliamo forzare il parallelismo, le elaborazioni complessive e finali prodotte da tale Agenzia assurgeranno a "segnali di allarme" relativamente ad un eventuale "default" inteso come, per esempio, "condizioni di deterioramento del tessuto sociale di una nazione".
Quindi, in altre parole, i principali utilizzatori dell'agenzia dovrebbero essere i cittadini e i gruppi portatori di interessi (stake holders) ma anche pianificatori, amministratori, policy maker...
Qualcuno potrebbe pensare a questa proposta come alla creazione di uno strumento per stabilire quale sia il Paese in cui vivere ma ciò rappresenterebbe una distorsione(1).

L’obiettivo in ultima analisi dovrebbe essere quello di migliorare le condizioni di vita del Paese in cui si vive in tutte le sue componenti, i cittadini, l’ambiente, il paesaggio, il lavoro, e così via. Questa funzione potrebbe essere anche quella di stimolare una sana emulazione tra territori diversi, evitando però omologazioni e convergenze innaturali.
Sarà importante stabilire anche il livello di osservazione territoriale (nazioni, regioni, aree metropolitane, ecc.). Sarebbe di particolare interesse, soprattutto in questo momento, dare un rilievo europeo all’iniziativa e ciò riguarda non solo il livello osservativo ma anche il coinvolgimento scientifico. In altre parole, la possibilità di fare rete con esperti accademici (associazioni scientifiche, centri di ricerca, dipartimenti universitari) consentirebbe di dare rilevanza ad un livello internazionale.

L'Agenzia utilizzerà principalmente dati provenienti da fonti ufficiali o che rispettino i classici principi di qualità dei dati.

Sintetizzando, l'agenzia di rating che si propone richiede lo sviluppo di un osservatorio e di un processo di rating del livello di qualità della vita e di "certificazione" delle politiche, volto a sostenere l'azione di miglioramento della qualità della vita dei territori. Questo processo richiede:
  1. Lo sviluppo di un modello concettuale (prospettive e dimensioni della qualità della vita e della sostenibilità) con robusti fondamenti scientifici:
  2. L'individuazione di un set di indicatori da costruire, per valutare le dimensioni concettuali, facendo riferimento anche ad altre iniziative rilevanti sia a livello internazionale che nazionale;
  3. L'acquisizione, il mantenimento e l'aggiornamento dei dati;
  4. L'implementazione di un sistema di rating sintetico e di individuazione dei punti di forza e di debolezza dei livelli e delle politiche legate alla qualità della vita;
  5. Il monitoraggio periodico degli indicatori;
  6. L'analisi dei trend, la comparazione tra territori e letture sintetiche rivolte ai diversi livelli (locale, regionale, nazionale);
  7. La raccolta e la classificazione di buone pratiche;
  8. Certificazione delle politiche.
Lo sviluppo di questo processo richiede la cooperazione di diverse tipologie di competenze e professionalità e lo sviluppo di un'adeguata infrastruttura tecnologica per l’acquisizione dei dati e per la loro elaborazione.
Si potrebbe immaginare che l'agenzia possa sviluppare anche altri settori, quali la comunicazione al territorio e la formazione alla politica.

Federico e Isabella Gorese


N.B.: In realtà, oltre ad una ANVASISQUV, che dovrebbe essere costituita come una Istituzione nazionale (proiettata a livello sovranazionale) autonoma e indipendente dal Governo, dal Parlamento e da altri organi costituzionali, il MR si adopererà per promuovere anche la costituzione di una AEVASISQUV, cioè un'Agenzia Europea per la Valutazione Sistemica della Qualità della Vita. Una entità siffatta, anch'essa autonoma da qualsivoglia altra Istituzione, avrebbe l'autorevolezza per ispirare adeguatamente una diversa governance della società europea e dei suoi popoli.

Note:
(1) Facciamo un esempio. Nel 1988, uno studio dell'Intelligence Unit dell'Economist (EIU) mirava ad individuare il migliore Paese in cui nascere. Tale studio, basandosi sull'analisi di un gruppo di indicatori che descrivono le migliori opportunità (determinanti) per una vita sana, sicura e prospera negli anni a venire, aveva prodotto alla fine una classifica (una di quelle cose che appassionano tanto i lettori, poco gli statistici) tra tutti i Paesi del mondo. Al primo posto c'erano gli Stati Uniti, seguiti dalla Francia, la Germania (Occidentale) e l'Italia.
La classifica, in pratica si basava su indicatori osservati nel 1988 e li "proiettava" al 2013 attraverso un modello molto semplice (qualcosa del tipo "se oggi stiamo bene, staremo bene anche nel 2013"). Questo vuol dire che se il modello fosse valido, gli stessi indicatori osservati oggi dovrebbero confermare le proiezioni (ovvero il modello) e la graduatoria di allora dovrebbe riprodursi anche oggi, più o meno un certo errore.
Lo studio è stato ripetuto quest'anno. La proiezione pone al primo posto la Svizzera e subito dopo l'Australia, la Norvegia e la Svezia mentre i primi quattro Paesi della precedente graduatoria sono risultati essere rispettivamente al 16°, 26°, 16° (pari merito) e al 21°.
Nell'articolo che riporta i risultati di tale studio si fa presente che lo studio si basa su "indicatori statisticamente significativi". Ma, siamo sicuri che la scelta degli indicatori sia quella giusta?
Infatti, il risultato può essere letto in un altro modo: chi nel 1988 avesse scelto di far nascere il proprio figlio nel primo Paese in graduatoria avrebbe fatto crescere un figlio in un Paese che avrebbe (come i dati attuali dimostrano) di fatto diminuito la sua qualità (o almeno la sua qualità sarebbe stata superata da quella di altri Paesi).


PRESIDENZA MOVIMENTO ROOSEVELT (www.movimentoroosevelt.com)



(Articolo del 13 ottobre 2018)

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