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Il mancato raggiungimento del quorum sul "referendum trivelle" è un impietoso e avvilente segnale dell'insufficiente consapevolezza del popolo italiano. E' il giudizio senza appello sul fallimento della democrazia italiana. Da troppo tempo l'Italia è degenerata in un sistema in cui i cittadini hanno abdicato ai loro diritti per la semplice ragione che non vi hanno mai creduto. Non ci sono cittadini ma sudditi e, tra questi, quasi tutti pensano di essere furbi, di poter trovare un modo mediante il quale rimanere immuni dalle difficoltà, per la semplice ragione di poter trovare un amico "potente" che possa concedere loro un privilegio. Non c'è spazio per la ragione, non c'è terreno in cui possa fiorire la libertà. I fiori spontanei, che crescono comunque tra l'asfalto e il cemento, sono calpestati, estirpati, derisi. In Europa le cose non vanno meglio. L'opinione pubblica è asservita da televisioni controllate e stampa di regime che non vende più nulla ma strombazza i suoi titoli dalle finestre televisive, pagati dal potere che ossequiano. In questo modo hanno costruito un popolo di servi, in un sistema dove anche i supposti e le supposte leader di governo non sono che burattini i cui fili sono tirati dai poteri finanziari che hanno proprio nel petrolio il loro strumento di dominio e di ricatto. Petrolio, sì, ancora petrolio, la materia nera del romanzo incompiuto della nuova preistoria. 
Eppure c'è ancora qualcuno che lotta, segretamente e senza più nessun barlume di ideologia comandata, per la propria libertà: e sa che questa potrà affiorare solo quando il materialismo sarà messo da parte e una nuova spiritualità potrà affermarsi: che sia domani o tra un secolo, è questa l'unica lotta possibile. A chi ha orecchie per intendere, giunga questa parola e la passi a chi altri la può intendere.

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