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Se volessimo riflettere sul significato - in verità un po' ridicolo - degli inchini delle processioni dei santi sotto i balconi dei boss mafiosi, potremmo ricavarne una potente immagine per comprendere l'ipocrisia del solvente culturale nel quale siamo immersi. Per darne descrizione, si propone un'analisi su tre livelli: in primo luogo, le responsabilità della chiesa; in secondo luogo il perbenismo borghese; infine, la battaglia oscurantista per mantenere la gente comune al di sotto della loro libertà, al di sotto della consapevolezza spirituale.
Il primo livello di analisi, le responsabilità della chiesa, è semplice. Si tratta semplicemente di considerare la cosa non come episodica e legata a un'anomalia ma di comprendere che questo è uno standard consolidato nei decenni, di più: nei secoli. Naturalmente, affermando questo manteniamo il massimo rispetto per quegli uomini di chiesa sinceri nel loro fondamento spirituale, ma registriamo con ferma chiarezza che la sincerità spirituale non è l'orientamento prevalente e che la chiesa è stata sempre interessata, in ogni epoca, a svolgere nel mondo temporale il ruolo di intermediario del potere. Non si tratta di una situazione sporadica o eccezionale ma di un orientamento sistematico, proprio come nel caso della pedofilia. Intendiamoci: i boss mafiosi non sono il vero potere. Essi sono semplicemente lo strumento coercitivo del potere. La storia è testimone che l'aristocrazia del latifondo si è sempre avvalsa dei mafiosi per impedire ogni richiesta di diritti da parte del popolo e la chiesa non ha fatto altro se non avallare questo stato di cose, confermando che il mafioso, quando serve gli interessi del padrone, è persona di rispetto, che lavora per il bene della società. Chi pensa che questo atteggiamento sia un retaggio del passato ormai inattuale nel XXI secolo sarà smentito dall'attualità della processione di Corleone.
Il secondo livello, quello del perbenismo borghese, probabilmente susciterà l'ira di qualcuno, come sempre accade quando si va a rompere il naturale torpore di chi vuole rimanere nella sua anestetizzata sonnolenza. Per giungere a questa soglia abbiamo già dovuto manifestare un'aspra evidenza sul ruolo storico della chiesa, che è stato appunto il principale anestetizzante della corruzione come elemento standard nei rapporti tra le classi sociali. Adesso, saltato lo steccato e superato il ruolo deresponsabilizzante della chiesa rispetto alla volontà individuale, dobbiamo riconoscere questo atteggiamento opportunistico e indifferente in ciascuno di noi, elaborato attraverso l'idea che se uno è ricco allora ciò significa di per sé che è una persona capace, che merita considerazione e stima, quindi è una persona perbene, meritevole di ogni attenzione e privilegio. Questo genere di persone sono, nei fatti, quelle che massimamente hanno contribuito al saccheggio dello stato e degli enti pubblici, con tutto il corollario di abiti ed auto di lusso, belle donne e cocaina. Il fatto che non tutti hanno dato luogo a questo genere di vita non significa comunque che il ceto medio non l'abbia pienamente legittimata e apprezzata, al massimo fingendo di non accorgersi di questa deriva.
Le implicazioni di questi due livelli sono evidentemente molto forti e sarebbe interessante approfondirle: per ragioni di sintesi, ci accontentiamo qui di dare delle suggestioni e lasciare che il Lettore sviluppi da sé le conseguenze di queste premesse. Soltanto, non rinunciamo a sottolineare che questo genere di analisi non è frequente e che la stampa convenzionale non riflette che sul livello superficiale della notizia.
Questa considerazione ci porta al terzo livello della nostra analisi, che abbiamo definito in premessa "la battaglia oscurantista per mantenere la gente comune al di sotto della consapevolezza spirituale" e che qui proveremo a spiegare con maggior dettaglio e con coerenza con il pensiero Rooseveltiano, per cui il modo unico e insostituibile perché un uomo, una donna, possa progredire è e non può essere se non il manifestarsi alla propria coscienza della dimensione spirituale.
L'orrenda e ridicola pantomima da qui questa riflessione ha preso le mosse è illustrativa di questo stato di cose, ed è rivelatrice di un altro aspetto decisivo e cioé che se si prova a parlare di società filosofiche e iniziatiche che operano per aprire alle persone il sentiero della coscienza individuale che apre la porta dello spirito, la risposta che si ottiene è di sgomento e chiusura o, al limite, di curiosità mista a timore, del resto alimentato dal fatto che la corruzione che dilania il mondo esterno è dirompente anche all'interno di questi pretesi Ordini iniziatici.
Il presente stato dei principali tra questi, da araldi di una nuova era di libertà fratellanza e progresso ormai sempre più degradati a consorterie di affari, denota la necessità di una generale presa di coscienza e una riforma di questo mondo.
Gli elementi che tuttavia non consentono di proporre adeguatamente questi temi alla generalità del pubblico sono tuttavia proprio i caratteri intrinseci del potere, corroborati da quel che rimane del clero che, comunque, è ancora possente nelle dinamiche che caratterizzano le relazioni sociali all'interno dei gruppi di potere.
Quel che ci rimane, è l'inchino dei simulacri dei santi ai boss mafiosi. E il perbenismo borghese, che di tutto vuol sentire parlare, eccetto che di spiritualità. E che è sempre pronto a perdonare tutto, qualsiasi comportamento, se proviene da una persona perbene, cioé una persona ricca. Infine, i mafiosi, non sono che i difensori di questo sistema di privilegio. Per quello meritano rispetto. E basta con queste stupide polemiche.




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