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disegnoMR L'assemblea del Movimento Roosevelt tenuta a Roma il 18 luglio è stata un passaggio che ha lasciato chiari segnali di crescita e di maturazione del Movimento (a beneficio dei nuovi Lettori, si ricorderà che la fondazione del Movimento risale all'Assemblea di Perugia, del 21 marzo di quest'anno). Nonostante il caldo afoso di questi giorni, la partecipazione è stata solida e convinta, interpretando il tema della crisi greca come manifestazione evidente della necessità di dare vita a un nuovo modo di fare politica di cui il Movimento Roosevelt è portatore. Durante i lavori dell'Assemblea, grande attenzione è stata data all'ascolto della base e dei delegati territoriali (al numero dei presenti si deve aggiungere infatti il numero esponenziale delle deleghe di cui questi erano portatori), dando vita ad una vera e propria kermesse di proposte, di idee, di interpretazioni rooseveltiane dei fatti attuali della politica contemporanea. Si è registrata una generale convergenza sulla necessità di vedere la crisi in Grecia come un caposaldo per immaginare una nuova Europa, ma sarebbe più giusto dire: la vera Europa, cioè l'Europa sognata dai filosofi illuministi, uno spazio di libertà dove sia possibile, per tutti e per ciascuno, una crescita materiale, intellettuale e spirituale, le magnifiche umane sorti e progressive. In termini concreti, in relazione alla vita del Movimento Roosevelt, si è dato luogo all'elezione del nuovo Segretario, individuato nella persona di Mario Savonardo (dando merito anche al grande lavoro di organizzazione svolto da Davide Scaranari) e all'approvazione da parte dell'Assemblea del nuovo progetto di Segreteria, che porta con sé gli elementi per consolidare il diffuso radicamento territoriale già in itinere (si rinvia ai comunicati specifici per gli opportuni approfondimenti).

Sul piano delle idee, sull'onda della crisi greca molti contributi stimolanti hanno manifestato l'evidente incongruenza delle politiche monetariste rispetto alla crisi che, invece di risolvere, contribuiscono ad aggravare. Il cinismo delle notizie di questi giorni (sul Corriere del 20 luglio abbiamo visto la cronaca della corsa delle star di Hollywood per acquistare le isole dell'Egeo) è il segnale chiaro che questa crisi, ben altrimenti che una crisi di produzione, è una crisi di distribuzione della ricchezza. E', in breve, il solito paradosso del pane e dei diamanti, dove una merce di nessun valore finisce con il determinare per convenzione e per rapporti di forza il dominio dei pochi sui molti. (Naturalmente, questa affermazione va ricondotta non ai divi di Hollywood o ai calciatori superstar, che rappresentano la liquidità contingente, ma al sistema delle intermediazioni finanziarie, che lavorano sulla creazione di valore senza alcun fondamento sulla produzione, ma solo sui rapporti di forza che determinano la distribuzione della ricchezza).

Da queste premesse scaturisce, come ha detto il Presidente nel suo intervento e come ha ribadito nell'efficace sit-in di fronte all'Ambasciata Greca, la necessità di individuare nuovi paradigmi e nuove modalità di inquadrare i temi della politica. Il libro di Gioele Magaldi offre un comune quadro di riferimento per demistificare gli inganni della politica contemporanea, che può essere trasformato, com'è negli intendimenti del Movimento Roosevelt, in azione politica propositiva.


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Con questo intendimento proponiamo quindi due contributi:

Per un New Deal Mediterraneo”, che guarda l'Italia in una prospettiva d'intesa con gli altri Paesi – specialmente Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, intollerabilmente chiamati “pigs” dall'asse franco-inglese-tedesco e dai neofiti dell'austerity neopuritana come Danimarca e Finlandia – per elaborare visioni differenti e idonee a mettere in discussione il primato della moneta e riaffermare il primato della persona. Evidentemente, parlare di “New Deal per il Mediterraneo” non significa restringere l'analisi al Sud, perché tutta l'Italia, come ha scritto Fernand Braudel, è un ponte sospeso sul Mediterraneo, tratto geografico che consegna a questo popolo, il nostro popolo, la “costruzione di ponti” materiali e, soprattutto, culturali, come missione spirituale.

Il secondo, l'happening "Etna Piper" attiene al piano del modo di comunicare. Così come il Movimento Roosevelt si definisce, opportunamente, meta-partitico, questo progetto è meta-comunicativo e si rivolge soprattutto alla notevole componente di artisti, attori, registi, musicisti, cantanti e performers presenti all'interno del MR. Proponiamo la realizzazione di un happening per una prima sperimentazione di queste modalità (i risultati saranno documentati con uno short-movie che verrà proposto a Bruxelles all'AGM dell'European Beat Studies Network presso il Roosevelt Studies Center). Questa linea d'azione elabora, sul modello neo-orfico e della revisione beat, strumenti comunicativi per esprimere il dissenso in forme adatte alla contemporaneità, riprendendo la tradizione della recitazione dei mantra e di performances poetico-musicali in chiave politica. Consegno questi materiali alla riflessione condivisa del Movimento Roosevelt, dandovi appuntamento a questa primo happening sull'Etna il 14-16 settembre 2015.

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