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Da alcuni anni ci raccontano dell'Unione Europea come di una “grande costruzione di pace”.

Allo stesso tempo, ci parlano anche della possibilità che un eventuale nuova guerra possa abbattersi all'interno di questa “costruzione” ed estendersi a livello mondiale.

A questo punto bisognerebbe individuare chi e perché ha voluto questa “costruzione” da cui potrebbe scaturire la terza guerra mondiale per cercare di comprendere meglio cosa sta accadendo.

Per comprendere ciò bisognerebbe individuare le finalità dei beneficiari di questa “costruzione”.

Soprattutto: bisognerebbe comprendere la reale motivazione che potrebbe innescare una nuova guerra in Europa con l'estensione a livello mondiale (motivazione che, naturalmente, va ricercata nelle finalità dei beneficiari di questa “costruzione” cui accennavo pocanzi).

L'eventuale nuova guerra di cui ci parlano, finora sarà preferita ad altre guerre: c'è sempre un nuovo “nemico”/presunto tiranno che non ascolta i “consigli”/le richieste che alcuni “inviati” di determinati Paesi fanno; c'è sempre un nuovo “nemico”/presunto tiranno da combattere ed abbattere in altri Paesi in modo che possa essere esportata la “democrazia” (per esempio nei Paesi dove abbonda l'acqua, il gas, il petrolio, l'oppio, i minerali rari...).

Tornando agli eventuali venti di guerra in Europa, bisogna effettivamente ammettere che questi segnali ci sono eccome ed alcune persone molto influenti ci hanno spiegato anche quale potrebbe essere la causa scatenante.

L'attuale Presidente della Commissione Europea (Jean-Claude Juncker), qualche anno fa ci avvertiva in maniera più o meno vaga del fatto che «Chi pensa che l'eterna questione della pace e della guerra in Europa non sia più attuale, potrebbe sbagliarsi. I potenti demoni non sono scomparsi, stanno solo dormendo».

Altri esponenti europei di rilievo, sono stati molto più espliciti e mirati nel parlare di guerra all'interno di questa “costruzione di pace”.

Ma facciamo una piccola ricostruzione degli ultimi anni, partendo dalla data che evidenzio nel titolo (il 2011) e da un nome/una figura molto discussa e “controversa” degli ultimi anni: Silvio Berlusconi.

Prima di iniziare questa ricostruzione, propongo la seguente citazione del Nobel per l'Economia Milton Friedman: «La spinta per l'Euro è stata motivata dalla politica, non dall'economia. Lo scopo è stato quello di unire la Germania e la Francia così strettamente da rendere una possibile guerra europea impossibile, e di allestire il palco per i federali Stati Uniti d'Europa. Io credo che l'adozione dell'Euro avrà l'effetto opposto. Esacerberà le tensioni politiche convertendo shock divergenti che si sarebbero potuti prontamente contenere con aggiustamenti del tasso di cambio in problemi politici di divisioni. Un'unità politica può aprire la strada per un'unità monetaria. Un'unità monetaria imposta sotto condizioni sfavorevoli si dimostrerà una barriera per il raggiungimento dell'unità politica».

Torniamo all'Europa...

Fino alla primavera del 2011 per gli attuatori del piano europeo scorre tutto più o meno liscio. Successivamente succede qualcosa che, nei mesi e negli anni a venire, attraverso varie denunce, riusciremo a comprendere meglio.

Nel 2011 il nuovo governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi, assieme a Jean-Claude Trichet, già governatore della BCE dal 2003 al 2011, inviano una lettera all’Italia. Questa lettera sarà rinominata dai media come “La famosa lettera segreta della B.C.E. all’Italia”.

La lettera venne pubblicata dal Corriere della Sera e ripresa da tutte le testate giornalistiche.

Alcuni commentatori politici diranno che quella lettera era «L'avviso di sfratto anticipato al Governo Berlusconi».

Questa lettera effettivamente preannunciava la morte politica di Silvio Berlusconi, in quanto in essa erano contenute misure da “macelleria sociale” e nessun Governo, anche con l’applicazione solo parziale delle immense richieste, sarebbe stato rieletto.

La lettera decreterà nei fatti la fine politica di Berlusconi e del suo Governo (una fine addirittura anticipata nei tempi) e la nascita del Governo dei banchieri che sarà capeggiato da Mario Monti.

A questo punto segnalo una pubblica denuncia di un Senatore della Lega Nord: Massimo Garavaglia.

Il 21 settembre 2012, in un convegno a Sant'Ambrogio, in provincia di Torino, il Senatore della Lega Nord, Massimo Garavaglia, riferito al cambio di Governo che ci fu nel 2011 con i tecnici guidati dal banchiere Mario Monti, fa delle affermazioni shock.

«La BCE ci disse: o appoggiate Monti o non compriamo i vostri titoli. Se voi non sostenete il Governo Monti, noi non compriamo i vostri titoli per due mesi e andate in fallimento».

Massimo Garavaglia, spiega: «Monti viene fatto Senatore a vita il 9 di novembre. Il 10 siamo in Commissione Bilancio a chiudere la finanziaria e quello stesso giorno vengono a interrogarci gli ispettori della BCE e di Bruxelles perché eravamo sotto inchiesta».

Poi, succede che (sempre stando al racconto dell'esponente della Lega Nord) alla fine i commissari

di Bruxelles rivolgono questa domanda alla Commissione: «Ma voi sosterrete il Governo Monti».

Garavaglia: «Io gli ho detto ma, vedremo, c’è un Governo in carica, se cade vedremo chi verrà nominato e decideremo». «No, no, no, verrà fatto il Governo Monti. Voi lo sosterrete?».

Garavaglia: «No, non funziona così. Noi siamo stati eletti in una maggioranza, se la maggioranza non sta più in piedi si va e si vota e il popolo decide chi governa».

I commissari: «No, no, no. Non ci siam capiti. Se voi non sostenete il Governo Monti, noi non compriamo i vostri titoli per due mesi, e voi andate in fallimento».

Tutto questo, secondo Massimo Garavaglia, è successo il 10 novembre 2011. Poi venne chiusa la finanziaria al Senato ed alla Camera e lunedì 13 novembre 2011 viene incaricato Monti che diventa premier martedì.

Ma cosa accadde tra la primavera e l’estate del 2011 e perché la Banca Centrale Europea avrebbe voluto la morte politica di Silvio Berlusconi?

Nel caos di quell’autunno politico molto caldo per l’Italia, non ci era dato sapere nulla di tutto ciò. Successivamente, sia da Destra che da Sinistra, ci fu diretta ammissione.

Silvio Berlusconi, come già detto, si dimise e ad egli subentrò il banchiere Mario Monti.

Il 6 dicembre del 2012 Silvio Berlusconi annuncia il suo possibile “ritorno in campo”.

Il giorno successivo saranno immediate le “minacce” da ogni angolo del mondo che osteggiavano con parole durissime questa possibilità (giornali, agenzie di Rating, Ministri, capi di Stato e di Governo, rappresentanti di tutte le istituzioni finanziarie ed altro).

Perché il mondo dovrebbe sentirsi “minacciato” da un rientro in politica di Silvio Berlusconi?

La risposta potete trovarla all’interno della “pazza idea” che segue lanciata dallo stesso Berlusconi il primo giugno del 2012, prima all'Assemblea dei gruppi del suo Partito e poi via Facebook:

«La Bce deve cambiare la propria missione, deve diventare il garante di ultima istanza del debito

pubblico e cominciare a stampare moneta.

Dobbiamo andare in Europa a dire con forza che la Bce deve iniziare a stampare moneta. Così cambia l'economia. La Bce deve cambiare la propria missione, deve diventare il garante di ultima istanza del debito pubblico e cominciare a stampare moneta. Altrimenti, in caso contrario, dovremmo avere la forza di dire 'ciao ciao Euro' e cioè uscire dall'Euro restando nella Unione Europea o dire alla Germania di uscire lei dall'Euro se non è d'accordo. La mia “idea pazza” è che

la Banca d'Italia stampi Euro oppure stampi la nostra moneta. Vi invito ad approfondire questo spunto».

Diverse persone affermarono che Silvio Berlusconi aveva effettivamente e seriamente ipotizzato di portare l’Italia fuori dall’Euro.

Silvio Berlusconi aveva parlato di questa possibilità non solo ai suoi colleghi politici italiani ma anche ai due principali esponenti dell'Eurozona: Nicolas Sarkozy ed Angela Merkel.

Per il dovere di cronaca bisogna ricordare cosa accadde in quel periodo in cui il mondo ha “tremato” per alcuni giorni.

Quando il Governo Berlusconi titubò sull'applicazione della lettera a firma Mario Draghi/Jean-Claude Trichet e sul fatto di non voler lasciare la guida del Paese, arrivarono immediati gli avvertimenti della Cancelliera tedesca Angela Merkel e del Presidente francese Nicolas Sarkozy.

Angela Merkel affermò che «Se cade l’Euro cade l’Europa. Nessuno prenda per garantiti altri cinquant’anni di pace in Europa» ed il suo collega Nicolas Sarkozy disse che «L’Europa è una creazione che non ha precedenti, è una costruzione al servizio della pace. Non abbiamo il diritto di far cadere l’Europa e non possiamo lasciar distruggere l’Euro, che è il cuore dell’Europa. Se salta l’Euro, prima o poi sarà la pace a essere messa in discussione».

Successivamente all’annuncio della “pazza idea” di Silvio Berlusconi, accadrà questo:

1. Il 26 ottobre 2012 i giudici del Tribunale di Milano hanno condannato (in primo grado) Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione e 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici.

2. L'8 maggio 2013 la Corte d'Appello di Milano conferma la condanna di 4 anni di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.

3. Il 1º agosto 2013 la Corte di Cassazione conferma la condanna a 4 anni di detenzione per frode fiscale a carico di Berlusconi di cui 3 da non scontare grazie all'indulto del 2006, disponendo il rinvio alla Corte d'Appello di Milano per la rideterminazione della pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.

4. Il 2 agosto del 2013, il giorno seguente l’emissione del decreto di esecuzione della pena per il caso Mediaset, la Questura di Milano gli revoca il passaporto.

5. Il 4 ottobre 2013 la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari si è dichiarata favorevole alla decadenza di Silvio Berlusconi da Senatore in base alla legge Severino che prevede l'incandidabilità per persone condannate a pene superiori a due anni. Sempre per effetto di questa legge, Silvio Berlusconi sarà incandidabile per sei anni: fino al 2019.

6. Il 19 ottobre 2013, la Corte d'Appello di Milano, così come disposto dalla Corte di Cassazione, condanna Berlusconi alla pena accessoria di due anni di interdizione dai pubblici uffici.

7. Il 27 novembre 2013 il Senato della Repubblica (a causa della condanna definitiva) ha votato a favore della sua decadenza dalla carica di Senatore.

8. Dopo la decadenza da Senatore, Berlusconi affermò di volersi candidare alle Europee, ma il 18 marzo 2014 la Cassazione confermò l'interdizione di 2 anni dai pubblici uffici e la sua non candidabilità.

9. Il 19 marzo 2014 Berlusconi si autosospende dalla carica di Cavaliere del Lavoro.

10. Il 15 aprile 2014 il Tribunale di sorveglianza di Milano, in esecuzione della condanna definitiva nel processo Mediaset, dispone per Berlusconi l'affidamento in prova al servizio sociale.

E qui (a proposito di “preveggenza”) mi torna in mente un passaggio degli scritti di Bettino Craxi di metà anni Novanta. Passaggio che estraggo in sintesi: «Il regime avanza inesorabilmente. Lo fa passo dopo passo. La giustizia politica è sopra ogni altra l'arma preferita. Il resto è affidato all'informazione, in gran parte controllata e condizionata, alla tattica ed alla conquista di aree di influenza».

Quello che accadde in meno di un anno, considerando i tempi della giustizia, può davvero essere considerato un “miracolo della giustizia italiana”: il pronunciamento di tre gradi di giudizio in meno di un anno. Immaginate se anche ad un cittadino “normale” (che solitamente attende un anno per essere convocato per un udienza per poi sentirsi dire: «L'udienza è rinviata a data da destinarsi. Le faremo sapere»...) fosse riservato un trattamento del genere: saremmo i primi al mondo in efficienza.

Le denunce su quel che accadde nel 2011 sono state differenti e provenienti da ogni parte politica.

Ne cito un paio non di poco conto, entrambi provenienti dalla parte politica opposta a quella di Silvio Berlusconi.

L’ex Ministro del Tesoro americano Timothy Geithner (Timothy Geithner fu segretario del Tesoro degli Stati Uniti dal 2009 al 2013, ovviamente per l’amministrazione Obama) racconta nel suo libro - “Stress Test” -, pubblicato nel 2014, di avere ricevuto richieste di provocare la caduta del Governo Berlusconi. Timothy Geithner, nel suo saggio, racconta il periodo della crisi finanziaria in Europa e di come venne gestita dall’amministrazione Obama. In un passaggio, l’ex segretario del Tesoro, dice che nel 2011 venne contattato da alcuni funzionari europei che volevano coinvolgere il Governo americano in un “complotto” per far cadere il Governo presieduto da Silvio Berlusconi.

Timothy Geithner, nel suo saggio, afferma:

«Ad un certo punto, in quell’autunno, alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti del Fondo Monetario Internazionale all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato». Nell’estate del 2011 la situazione era peggiorata, però «la Cancelliera Merkel insisteva sul fatto che il libretto degli assegni della Germania era chiuso; non le piaceva come i ricettori dell’assistenza europea - Spagna, Italia e Grecia - stavano facendo marcia indietro sulle riforme promesse».

A settembre Timothy Geithner fu invitato all’Ecofin in Polonia, e suggerì l’adozione di un piano “Talf”, cioè un muro di protezione finanziato dal Governo americano e dalla Banca Centrale, per impedire il default dei Paesi e delle banche. «Fui quasi insultato», spiega Timothy Geithner. Gli americani, però, ricevevano spesso richieste per «fare pressioni sulla Merkel affinché fosse meno tirchia, o sugli italiani e spagnoli affinché fossero più responsabili».

Successivamente parla del piano per far cadere Berlusconi: «Parlammo al Presidente Obama di questo invito sorprendente, ma per quanto sarebbe stato utile avere una leadership migliore in Europa, non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello. Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani».

L'ex premier spagnolo Luis Zapatero, nel libro El dilema (Il dilemma), pubblicato nel 2013, svela tuti i retroscena del G20 del 2011 e il pressing sull'Italia per accettare i diktat del Fondo Monetario Internazionale.

Il 3 e 4 novembre 2011 sono i giorni ad altissima tensione del vertice del G-20 a Cannes, sulla Costa Azzurra. Tutti gli occhi sono puntati su Italia e Spagna. Il Presidente americano Barack Obama e la Cancelliera tedesca Angela Merkel, mettono alle corde Berlusconi e Zapatero, cercando di imporre all'Italia e alla Spagna gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale.

Zapatero, nel libro, descrive la cena del 3 novembre: «C’era un tavolo piccolo e rettangolare per favorire la vicinanza e un clima di fiducia. Nei corridoi si parlava di Mario Monti». La Merkel domanda a Zapatero se sia disponibile «a chiedere una linea di credito preventiva di 50 miliardi di Euro al Fondo Monetario Internazionale, mentre altri 85 sarebbero andati all'Italia. La mia risposta fu diretta e chiara: no», scrive l'ex premier spagnolo.

I vari leader presenti concentrano le pressioni sul Governo italiano perché chiedesse il salvataggio. Poi aggiunge che «C'era un ambiente estremamente critico verso il governo italiano», ricorda Zapatero, descrivendo la folle corsa dello spread e l'impossibilità da parte dell’Italia di finanziare il debito con tassi che sfiorano il 6,5 per cento. I leader del G-20 erano terrorizzati dai mercati e temevano che il contagio poteva estendersi a Paesi europei come la Francia: «Momenti di tensione, seri rimproveri, invocazioni storiche, perfino invettive sul ruolo degli alleati dopo la seconda guerra mondiale. Davanti a questo attacco - racconta l'ex leader socialista spagnolo - ricordo la strenua difesa, un catenaccio in piena regola di Berlusconi e del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Entrambi allontanano il pallone dall'area, con gli argomenti più tecnici Tremonti o con le invocazioni più domestiche di Berlusconi. Mi è rimasta impressa una frase che Tremonti ripeteva: “conosco modi migliori di suicidio”. È un fatto che da lì a poco ebbe effetti importantissimi sull'esecutivo italiano, con le dimissioni di Berlusconi, dopo l'approvazione della Finanziaria con le misure di austerità richieste dall'Unione Europea, e il successivo incarico al nuovo Governo tecnico guidato da Mario Monti».

Tolto di mezzo il Governo Berlusconi non si parlerà più di guerra e di bancarotta e tutti vivranno “felici e contenti”. In Italia si succederanno tre Governi in quattro anni (Monti, Letta, Renzi) graditissimi alla Germania ed ai “mercati”. Questi Governi risulteranno mediaticamente miracolosi per l'Italia nonostante tutti gli indicatori saranno negativi. Per i creatori e beneficiari dell'Euro e per i media (amici dei creatori e beneficiari dell'Euro) saranno quattro anni miracolosi.

Come giustamente ci spiega il giornalista e documentarista Greg Palast: «L'idea che l'Euro abbia “fallito” è pericolosamente ingenua. L'Euro sta facendo esattamente quello che il suo ideatore - e quell'1% di ricchi che decisero di adottarlo - aveva previsto e per cui era stato programmato».

E qui mi preme pubblicare qualche numero di uno dei Paesi inseriti nella “grande costruzione di pace” (la Grecia); un Paese che uno dei massimi applicatori del progetto europeo (un certo Mario Monti) dirà essere il Paese dove questo “progetto di pace” ha trovato il suo massimo “successo” (ed aveva pienamente ragione: bisogna solo comprendere quali erano/sono le finalità degli applicatori di questo progetto per capire che Mario Monti ha detto tutt'altro che una fesseria, ha detto semplicemente la verità. Questo perché Mario Monti - a differenza di quello che pensa un mio amico “economista” che tra una cosa e l'atra avrà conseguito almeno una decina di qualifiche in economia senza essere ancora sicuro del fatto che due più due fa quattro - non è un fesso e sa benissimo quello che dice e quello che fa... perché lui è uno di quelli che sa!).

Mario Monti disse: «Stiamo assistendo al grande successo dell’Euro. E qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell’Euro? La Grecia». E la ragione di un simile trionfo? «L’Euro è stato creato per convincere la Germania che attraverso l’Euro e i suoi vincoli la cultura della stabilità tedesca si sarebbe diffusa a tutti. Quale caso di scuola migliore di una Grecia?».

Ma ecco i numeri della grande manifestazione del successo dell'Euro in Grecia (successo voluto ed ottenuto, come più che giustamente affermava Mario Monti...) pubblicati dalla più autorevole rivista medica del mondo, il The Lancet:

1. 560.000 bambini denutriti.

2. 1.000.000 di cittadini senza più accesso alla medicina di base.

3. Oltre 2.000.000 di Greci che devono bruciare i mobili di casa o rubare gasolio per scaldarsi d’inverno.

4. È tornata la malaria in Grecia.

5. Le infezioni da HIV sono aumentate del 3.126% per assenza di siringhe usa e getta.

6. L’assistenza agli ammalati di tumore è calata del 48%, abbandonati a morire senza neppure l’aspirina.

7. La mortalità infantile è aumentata del 43%, un tasso doppio di quello del Sudan.

In conclusione. Se un giorno non troppo lontano in Europa dovesse scoppiare una guerra (magari proprio perché un Paese dovesse uscire dall'Euro), semplicemente ricordatevi di quello che affermarono Angela Merkel («Se cade l’Euro cade l’Europa. Nessuno prenda per garantiti altri cinquant’anni di pace in Europa») e Nicolas Sarkozy («L’Europa è una creazione che non ha precedenti, è una costruzione al servizio della pace. Non abbiamo il diritto di far cadere l’Europa e non possiamo lasciar distruggere l’Euro, che è il cuore dell’Europa. Se salta l’Euro, prima o poi sarà la pace a essere messa in discussione») quando nel 2011 il loro progetto stava per frantumarsi.

Infine, a proposito del ruolo di Francia e Germania, ricordatevi quello che affermò il Nobel per l'Economia Milton Friedman:

«La spinta per l'Euro è stata motivata dalla politica, non dall'economia. Lo scopo è stato quello di unire la Germania e la Francia così strettamente da rendere una possibile guerra europea impossibile, e di allestire il palco per i federali Stati Uniti d'Europa. Io credo che l'adozione dell'Euro avrà l'effetto opposto. Esacerberà le tensioni politiche convertendo shock divergenti che si sarebbero potuti prontamente contenere con aggiustamenti del tasso di cambio in problemi politici di divisioni. Un'unità politica può aprire la strada per un'unità monetaria. Un'unità monetaria imposta sotto condizioni sfavorevoli si dimostrerà una barriera per il raggiungimento dell'unità politica».

Il perché l'uscita dall'Euro dell'Italia ed il possibile crollo della moneta unica avrebbe potuto scatenare una guerra in Europa con l'estensione a livello mondiale e abbastanza semplice: essendo l'Euro una moneta non sovrana (quindi una moneta straniera che riceviamo in prestito) c'è qualcuno che da quei prestiti e da tutti i vari giri che ci sono attorno all'Euro ed all'Unione Europea ci avrebbe rimesso tantissimi soldi: probabilmente, tutto. Questo perché, come giustamente affermava il giornalista e documentarista Greg Palast: «L'idea che l'Euro abbia “fallito” è pericolosamente ingenua. L'Euro sta facendo esattamente quello che il suo ideatore - e quell'1% di ricchi che decisero di adottarlo - aveva previsto e per cui era stato programmato».

Concludo con una modifica della citazione di Greg Palast, affermando che «se il 99% delle restanti persone non citate che non sanno cos'è l'Euro e che non decisero di adottarlo (questo perché l'Euro è stato imposto) hanno in mente l'idea che l'Euro possa pacificamente fallire per fare in modo che quell'1% di ricchi che decisero di adottarlo perdano tutto senza vendicarsi attraverso una possibile guerra europea con estensione mondiale o con qualcos'atro di ancora più spaventoso (questo perché naturalmente non sono solo europei - quell'1% di ricchi che decisero di adottarlo - ad avere interesse che l'Euro viva per sempre in modo che grazie all'Euro possano continuare a guadagnare per sempre), questo è abbastanza ingenuo».

Quelle fin qui elencate sono le motivazioni che mi spingono ad affermare che se scoppiasse una eventuale e possibile guerra in Europa (considerando gli immensi interessi economici mondiali in ballo che ruotano soprattutto attorno all’Euro), diverrebbe quasi in automatico una guerra a livello mondiale: la terza guerra mondiale.

Vincenzo Bellisario

(Articolo del 6 novembre 2015)

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