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MRLogo200x200Ho avuto l’altro giorno un’interessantissima telefonata con Gioele Magaldi, Presidente del Movimento Roosevelt, nella quale abbiamo discusso l’importante processo di “glocalizzazione” del nostro Movimento.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, permettetemi una piccola digressione.

Sono seduto nel giardino della mia casa di Hornchurch, Essex, ai confini di Greater London.

Ho sul tavolo una tazzina di caffè, apprezzatissima dai miei vicini in quanto sinonimo di caffè di qualità. Ho appena finito di parlare con la mia vicina vietnamita, la quale mi ha offerto degli ottimi Muffins, fatti seguendo la ricetta di sua suocera, inglese. Quando il telefono ha squillato, stavo proprio pensando a quanto mi piaccia parlare con persone con una storia diversa dalla mia.

E’ per questo che adoro questa città.

Londra è la città più etnicamente diversificata al mondo: gli inglesi ammontano a meno del 50% della popolazione e vi si parlano più di 300 lingue.

Le implicazioni di questo ‘melting pot’ sono molteplici: personalmente, mi sono accorto l’altro giorno di saper ordinare, al ristorante, in 4 o 5 lingue diverse, senza saperne davvero parlare nemmeno una: adoro il kang panang al thailandese, i papadum all’indiano e non sopporto nessun sashimi al giapponese.

La cucina dei ristoranti è, in effetti, una fantastica cartina tornasole di quello che accade culturalmente a Londra. Ristoranti come il “Sushi-Samba” (cucina nippo-brasilana) e l’ “Asia de Cuba” (asiatico-cubano) spopolano in un ambiente internazionale che sa apprezzare e valorizzare nuove idee ed approcci. Questi ristoranti, come anche quelli tradizionalmente etnici, adattano sapientemente sapori, ricette ed idee ai gusti ed alle particolarità locali, mostrando di possedere una grande saggezza: anche in un contesto internazionale e multietnico, le idee e le ricette migliori hanno comunque bisogno di essere adattate alle specificità del luogo.

Ed è con questa introduzione che arriviamo al tema della “glocalizzazione” del Movimento Roosevelt.

Gioele Magaldi, nel suo libro MASSONI, ci fa capire, chiaramente, come chi decide le sorti del mondo (sorti politiche, economiche, finanziarie e sociali), parta da una visione ed una analisi fortemente trans-nazionali.

Per dirla in termini “marxiani”, le condizioni materiali di vita di miliardi di persone, globalmente, e di milioni di persone, a livello nazionale, vengono condizionate da accordi e documenti che, con più o meno elaborate linee guida, dettano a livello planetario quello che dovrà accadere in politica, economia, finanza e società.

La realtà è di fatto innegabile. La visione neoliberista ed antidemocratica del mondo è stata universalmente imposta ed accettata come unica forma di organizzazione politico-economico-finanziario-sociale praticabile.

La strategia comunicativa con cui questo è stato fatto è assolutamente pregiata, ancorché mistificatoria: il neoliberismo è stato fatto coincidere, nella mente dei più, con il concetto di liberalismo, privando cosi la componente politica riformista e social-liberale delle parole chiave di cui aveva bisogno per esprimere i propri concetti e le proprie idee.

Così, i partiti sedicenti socialdemocratici e liberali, che una volta appartenevano a tradizioni ben diverse da quella oggi dominante (quella neoliberista), si scontrano ed organizzano la loro proposta politica in un solco che, di fatto, rimane saldamento tracciato all’interno delle politiche neoliberiste che sono state imposte dagli anni ’70, e che oggi vengono sfacciatamente proposte come democratiche e liberali.

Noi del Movimento Roosevelt siamo consapevoli che il modello neoliberista non è altro che una artificiosa e storicizzabile costruzione sociale. Una costruzione che può essere sovvertita e modificata per il benessere democratico di tutti. Noi del Movimento Roosevelt crediamo che il benessere dei più non debba andare a discapito delle libertà dei singoli individui e che anzi le due cose debbano pacificamente e naturalmente coincidere.

L’Italia, che, come descritto da Gioele Magaldi nel suo libro MASSONI (volume I), fu territorio di ambizioni e sconfitte dell’establishment conservatore, è il luogo simbolicamente migliore per la rinascita dell’ideologia social-liberale. La nazione che doveva dimostrare la capacità di involuzione delle democrazie occidentali può, grazie al Movimento Roosevelt, diventare il punto di partenza di una resistenza moderna, realista e non violenta al pensiero unico neoliberista.

Una nuova proposta politica, della portata di quella Rooseveltiana, non può però permettersi di avere orizzonti e mire unicamente nazionali. Per promuovere la propria visione del mondo, il Movimento Roosevelt ha bisogno, in primo luogo, di riappropriarsi della terminologia che le è propria e, in secondo luogo, di adottare, al pari delle organizzazioni neoliberiste, una strategia necessariamente internazionale e transnazionale.

È proprio per questo il Movimento Roosevelt si sta espandendo sia sul territorio nazionale che, partendo da Londra, su quello estero. Dobbiamo comunicare con forza che un’alternativa al mondo attuale è possibile: un’alternativa social-liberale che non ha bisogno di passare per ideologie di fatto liberticide. Dobbiamo spiegare che tanto è già stato fatto, negli ultimi tre secoli, e che tanto può essere ancora fatto per creare un mondo più giusto per tutti/e.


Nell’allargare la nostra attività a nuove terre, come per un buon ristorante etnico, l’alternativa proposta non deve essere dogmatica e pre-impostata. Nel comunicare i nostri principi e la nostra visione del mondo dobbiamo essere capaci di capire i ‘gusti’ locali: dobbiamo ascoltare bisogni, vedute, tradizioni e particolarità di ogni luogo e lasciare che i nostri principi si adattino, naturalmente, alle specificità di ogni singola realtà culturale e territoriale.

E’ nel tentativo di ascoltare, rispettare e valorizzare le singole realtà territoriali che il Movimento Roosevelt darà un doppio nome alle sezioni estere, in lingua Italiana ed in lingua locale e che queste sedi verranno intitolate, per lo più, a riformisti social-liberali locali.

E’ cosi che la sezione del Movimento Roosevelt di Londra, da subito e su Facebook, verrà anche chiamata sezione del “Roosevelt Movement” e le verrà presto dato il nome di un personaggio inglese di rilievo nella tradizione social-liberale britannica.

Questo è quello che vuol dire “glocalizzare” il Movimento Roosevelt: avere idee transazionali e la sensibilità di adattarle all’unicità irripetibile di luoghi, persone e culture, mostrando concretamente tutto ciò sia nel programma politico che nei simboli di rappresentanza.

MARCO MOISO

(Articolo del 21 ottobre 2015)

Commenti   

0 # RE: Un’indispensabile ma attenta glocalizzazione del Movimento Roosevelt, di MARCO MOISOmazzini 2015-10-21 17:10
sviluppare collaborazioni estere. Email riservata per proposte
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