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Avete mai notato che alcune persone hanno difficoltà nel capire la posizione politica del Movimento Roosevelt?

A molte persone rimane difficile assimilare e comprendere l’idea di un movimento social-liberale; di un movimento che può appoggiare coalizioni di centro-sinistra, ma che si dice anche liberale...che può sostenere candidati nominalmente di centro-destra e però rimanere radicato in convinzioni socialiste e progressiste…

Come possono queste cose coincidere?

Per chi utilizza vecchie categorie politiche, ovvero la stragrande maggioranza delle persone, è difficile far coincidere questi due concetti.

In effetti, gli schieramenti politici che conosciamo come sinistra, centro e destra, non possono più avere il significato che avevano in passato.

Durante la prima repubblica italiana, a sinistra (comunisti e socialisti), come anche a destra (ex fascisti) ed al centro (liberali, radicali, repubblicani, democristiani, socialdemocratici del PSDI), c’erano forze politiche che lavoravano per la costruzione di una società fondata su modelli culturali, sociali ed economici (presuntivamente) diversi. Diversi in modo riconoscibile. Facilmente riconoscibile, almeno in apparenza, e secondo una certa retorica ideologica ‘profana’ che, tuttavia, il libro “Massoni” di Gioele Magaldi ha dimostrato  ricca di ambiguità e infingimenti su un piano ‘iniziatico’ ed ‘esoterico’.

Dopo la caduta del muro di Berlino, si è affermato, a livello globale,  un modello economico e sociale che non è più semplicemente liberale e liberista in senso classico (che ha potuto storicamente assumere versioni molto diverse tra loro: basti pensare alle differenze tra i modelli USA e i modelli di EU o UK), ma che giustamente è stato definito “neoliberista”, assumendo spesso i connotati dogmatici di una teologia secolarizzata. In tutto ciò, la politica non ha ancora saputo ridefinire le proprie categorie e i propri posizionamenti  aggiornati e congruenti, in seno a questo nuovo contesto.

Cosa vuol dire dunque, in una società liberale, essere di sinistra? Cosa vuol dire essere di destra?

I partiti di oggi hanno fallito nello spiegarci questo punto fondamentale.

A grandi linee, parlando con le persone, la percezione è che a sinistra si valorizzi soprattutto la giustizia sociale, anche a costo delle libertà individuali, mentre a destra si favoriscano le libertà individuali, anche a costo della giustizia sociale.

Giustizia sociale e libertà individuali sono due concetti che sono stati presentati, negli ultimi anni, come polarizzati e che sono oggi spesso percepiti agli antipodi, come se non potessero coesistere o come se appartenessero a tradizioni politiche opposte.

Ecco, noi siamo convinti invece che libertà individuali e giustizia sociale non solo possano coesistere, ma che, in realtà, dipendano l’una dall’altra: non può esistere alcuna giustizia sociale se non si preservano le libertà dell’individuo e gli individui non potranno mai essere liberi senza che ci sia giustizia sociale e senza che vengano loro garantite pari opportunità ed il diritto all’esistenza, all’istruzione, al lavoro ed alla salute. Lo Stato, in questa visione, ha il ruolo di regolare i rapporti di forza tra le parti sociali senza però sminuire il valore dell’imprenditoria e della libera impresa.

Noi del Movimento Roosevelt siamo anche convinti che questa non sia affatto un’utopia, ma che le teorie economiche keynesiane e la tradizione politica alla quale apparteniamo (quella dei vari Thomas Paine, John Alfred Marshall, Eleanor e F.D. Roosevelt, William Beveridge, John Rawls, ecc.) abbiano dimostrato, nel tempo, come le nostre idee non solo siano realizzabili ma anche le più efficaci; sia economicamente che socialmente.

C’è, di contro, chi pensa che, in una società liberale,  l’approccio economico neoliberista (sviluppato nell’Headquarter dell’Università di Chicago) sia quello più giusto, e che quindi lo Stato non debba intromettersi affatto nelle dinamiche economiche tra le diverse parti sociali. C’è chi crede nella positività assoluta della ‘mano invisibile del mercato e del capitalismo’ , quasi si trattasse di una forza provvidenziale e divina, e del fatto che i mercati, se lasciati a se stessi, si bilancino ed equilibrino armoniosamente da soli, nel tempo e col tempo, producendo sempre e comunque effetti positivi per tutti gli attori sociali.

All’interno della stessa società liberale, c’è quindi una profonda differenza e una profonda opposizione tra diverse visioni del mondo.

La politica ha dunque bisogno di ridefinire categorie ormai obsolete e di assumere nuove tassonomie,  per rappresentare e spiegare una realtà che si presenta irriducibile a vecchie dicotomie ideologiche, vere o presunte.

Dobbiamo rendere i cittadini consapevoli che non ci può essere vera democrazia finche’ le persone non avranno ben chiara la visione del mondo per la quale stanno votando.

Possiamo chiamare visione keynesiana-rawlsiana quella di una sinistra liberal e democratica e visione hayekiana-friedmaniana-nozickiana-neoliberista  quella di una destra tecnocratica ed economicistica che però è anche la visione, ad esempio, di certi dirigenti del mondo post-comunista (Nino Galloni docet)  e persino di giovani dirigenti del PD come Enrico Letta, Francesco Boccia, ecc...  Le possiamo chiamare come volete, ma dobbiamo spiegare cosa significano destra, sinistra e centro nella odierna società liberale.

E’ dunque cosi difficile spiegare come il Movimento Roosevelt possa essere un movimento social-liberale ideologicamente avanguardistico, per il XXI secolo, al di là delle sinistre, dei centri e delle destre del XX secolo? Non credo.
Dobbiamo semplicemente spiegare che, dalla caduta del muro di Berlino, viviamo comunque in una società liberale e che noi del MR ci batteremo sempre per essa; ma ci batteremo, sempre, anche per una società giusta ed egualitaria, in cui i diritti dell’uomo  e il principio delle pari opportunità, espressi attraverso la Carta Internazionale dei Diritti dell’Uomo, trovino piena attuazione anche sul piano economico, grazie ad un’azione politica convinta, capace e lungimirante.


(LONDON, 30 Marzo 2016)


MARCO MOISO, Supervisore Generale MR per Londra e il Regno Unito

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