Essere, o diventare, mai dire mai, genuinamente democratici e progressisti comporta un cambiamento nel modo di relazionarsi con gli altri.
I roosveltiani questo lo sanno, e propongono a tutti di invertire la rotta nella comunicazione rendendola ottimale per capire e farsi capire.
In politica una buona comunicazione non esiste, ciascuno usa i media a propria diposizione per coprire le proprie magagne ed esaltare quelle degli avversari. La politica "padrona" dei media è stata cattiva maestra di vita, insegnando che l'aggressività è la regola, che lo scontro è la regola, la macchina del fango è la regola, che l'epiteto irripetibile è ripetibile e porta consenso elettorale. Neppure nella vita quotidiana è rimasta esente da queste cattive maniere, simili atteggiamenti di scontro sono diventati patrimonio culturale comune ed accettati, senza che da esso se ne ricavi il minimo beneficio, in verità, da grandi e piccini.
La parola è magia allo stato puro. Lo sa bene Renzi, che con le chiacchiere ha abbindolato una nazione allo stremo portandola all'irreversibilità completa, lo sa bene Napolitano, che coi suoi moniti fasulli ha dato degli "antipolitici" a tutti coloro che invece dalla politica chiedevano solo trasparenza e verità.
Con un fiume di parole l'Italia è stata condotta dritta giù per la china, verso la perdita della propria sovranità popolare, dei diritti dei lavoratori, delle garanzie minime sociali, dalle parole l'Italia deve ricominciare a vivere per sperare.
Siano esse tutte parole veritiere. Quelle del Movimento Roosevelt certamente lo saranno sempre.
Si impari di nuovo a comunicare, questa è la più urgente necessità, prima fra i cittadini, e poi fra cittadini verso le istituzioni e viceversa.
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La comunicazione, strumento di pace o di guerra.
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- Postato da Laura Madrigali