Premetto di non nutrire una grande simpatia per Matteo Salvini, leader leghista da poco calatosi con successo nei panni del difensore dell’unità nazionale. Non posso però ignorare un evidente dato di fatto: di fronte al fallimento di una globalizzazione tecnocratica e affamante era normale aspettarsi il rapido emergere di forze in grado di offrire rappresentanza politica ai tanti che coltivano legittimamente i concetti di patria e tradizione. Il sistema informativo dominante, d’altronde, ha tutto l’interesse ad accreditare l’esistenza in vita di una dialettica che si regge su una falsa dicotomia: o questa Europa (effettivamente matrigna e antidemocratica) o il recupero impetuoso delle singole identità nazionali (modello Putin/Le Pen). In realtà le ipotesi sul piatto realmente possibili sono allo stato perlomeno tre: a fianco della difesa acritica di questa Ue infame, e in aggiunta al sogno un po’ demodé tendente a magnificare la riscoperta del focolare domestico perduto, esiste anche la posizione di chi, come il Movimento Roosevelt, combatte per realizzare al più presto una globalizzazione diversa, in grado cioè di rendere effettivi in ogni angolo del pianeta gli immortali principi cristallizzati all’interno della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, approvata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre del 1948 grazie alla tenacia e alla lungimiranza di Eleanor Roosevelt. Ricapitolando quindi, al netto delle stucchevoli contrapposizioni destra/sinistra oramai svuotate di senso e di contenuto, le principali posizioni politiche distinguibili e riconoscibili presenti all’interno dello scacchiere nazionale e sovranazionale sono al momento perlopiù le seguenti:
1) Posizione di chi difende nei fatti la costruzione dell’Europa attuale, oligarchica e schiavista, fondata su un modello di governance che nega impunemente il principio della sovranità popolare.
Sicofanti e farisei sponsor di una simile e meschina progettualità, spesso ammantata di ipocrita idealità da parte di media corrotti e/o compiacenti, sono principalmente i partiti di governo (Pd e Ncd) e quelli di finta opposizione (Forza Italia), tutti insieme appassionatamente fin dai tempi dello sbarco del marziano Mario Monti, catapultato nelle stanze del potere italiano nel novembre del 2011 per volontà infallibile del mai tanto rimpianto caro leader Giorgio Napolitano (Nap-Olì-Tan, in coreano).
2) Posizione di chi spinge per l’uscita dall’euro ed il recupero immediato di una sovranità nazionale ora umiliata da un manipolo di manigoldi di stanza a Bruxelles e a Francoforte.
Si tratta in pratica della proposta veicolata oggi in Italia dai leghisti di Salvini, dai Fdi di Meloni e, in parte, dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, divenuto ultimamente sul punto meno ondivago. Pur risultando certamente più degna della prima, anche questa seconda opzione appare francamente poco risolutiva. Da un lato stupisce la disinvoltura con la quale Salvini e soci passano con nonchalance dall’odio per il tricolore alla difesa dell’interesse nazionale; mentre dall’altro appare francamente velleitario il tentativo di risolvere problemi sovranazionali abbracciando la prospettiva angusta del recinto nazionale. In ogni caso, pur dubitando sulla reale onestà intellettuale degli interpreti in carne ed ossa di questa repentina svolta “lepenista” in salsa italica, è giusto sottolineare come effettivamente una larga e crescente fetta di società sia alla ricerca di uno sbocco partitico in grado di rappresentare un simile indirizzo politico.
3) Posizione di chi crede nella globalizzazione dei diritti e delle opportunità, anziché di quella che riguarda in via esclusiva merci e capitali.
E’ la posizione nostra, la posizione cioè di tutti gli avanguardisti soci fondatori che si incontreranno per la prima volta a Perugia il 21 di Marzo per tenere a battesimo il Movimento Roosevelt, unica seria, forte, nobile e strutturata alternativa generosamente offerta ai tanti cittadini che non intendono farsi incasellare dal sistema all’interno di una prospettiva limitata, quella cioè che contempla soltanto la possibilità di optare tra il recupero del nazionalismo o la difesa dell’esistente. “La libertà”, diceva il filosofo Theodor Adorno, “non consiste nel poter scegliere fra il bianco e il nero. Ma nel sottrarsi a questa scelta da altri prescritta”.
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Il Movimento Roosevelt rompe il falso bipolarismo nazionalismo/difesa dell’esistente
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- Postato da Francesco Toscano