Oramai è chiaro: Berlino spinge per una uscita della Grecia dall’euro, puntando di fatto sul rapido avvio di un processo disgregativo da tempo pianificato. Ai vari Merkel e Schaeuble del mito europeo non è mai fregato nulla. Le classi dirigenti tedesche, solitamente ciniche e ipocrite, hanno gettato la maschera. L’Europa Unita può rappresentare un bel grimaldello retorico solo nella misura in cui i Paesi mediterranei accettino di versare il sangue per la gloria del quarto reich nazi-merkeliano; in caso contrario, nel caso in cui cioè le nazioni più piccole pretendessero di essere trattate con attenzione e rispetto, il sogno europeo può andare benissimo a farsi fottere. Dove sono gli europeisti un tanto al kilo che da anni sbraitano contro l’irresponsabilità di chi paventa la frantumazione della moneta unica? Non è forse irresponsabile il ricatto di chi, come Schaeuble, chiede ai greci di scegliere fra la prosecuzione di un fallimentare piano di austerità o l’abbandono dell’euro? Europeismo è forse sinonimo di neoliberismo? Non hanno diritto di cittadinanza gli europeisti keynesiani, quelli che pensano cioè che un diverso modello economico possa essere implementato dalla Finlandia al Portogallo? Dopo avere vampirizzato gli altri Stati attraverso l’esasperazione di politiche mercantilistiche scorrette e illegali, i tedeschi credono sia giunto ora il momento di abbandonare i più deboli al proprio destino. Ma più della violenza ottusa ed infingarda dei soliti Schaeuble e Merkel, fa specie l’atteggiamento pavido e pilatesco dei vari Renzi e Hollande, foche ammaestrate che non fiatano nel timore di disturbare il manovratore teutonico. Tsipras e Varoufakis, in omaggio alla realpolitik, avevano perfino accettato di chiedere una estensione di quell’insensato “piano di salvataggio” che da anni tortura i greci nel nome di una continua emergenza all’occorrenza mediaticamente inventata. Ma al tecno-nazista Schaeuble il sangue non basta mai. Il ministro delle Finanze tedesco non vuole trattare: vuole stravincere su tutta la linea, umiliando l’avversario sconfitto da esporre poi come trofeo per ridurre all’obbedienza potenziali futuri emuli. La Grecia, rimasta politicamente isolata, rischia ora seriamente di dover capitolare. Certo, Tsipras potrebbe sempre decidere di tornare alla dracma, denunciando di fronte alla pubblica opinione mondiale la protervia e l’arroganza di chi mostra di non avere rispetto alcuno per la democrazia e per le sue regole. E forse, di fronte alla irremovibilità sadica di gente come Schaeuble, ai greci non resta più oggettivamente nessuna realistica alternativa. Di sicuro Tsipras e Varoufakis non possono più somministrare ai propri concittadini il veleno dell’austerità, arma letale in grado di trasformare nel giro di pochi anni una difficile congiuntura economica in una vera e propria crisi umanitaria. L’abbandono unilaterale dell’euro, per giunta da intraprendere all’interno di un clima di prevedibile ostilità internazionale, equivarrebbe sicuramente ad un salto nel buio carico di insidie. Ma l’accettazione delle folli imposizioni volute da figuri come Draghi e Schaeuble aprirebbe la porta a scenari se possibile perfino peggiori. A futura memoria è bene che i cittadini ricordino i nomi dei responsabili di cotanto sfacelo, a partire dal Presidente americano Barack Obama, re degli ignavi che non ha ancora trovato il coraggio di dire una parola forte e chiara in difesa della democrazia greca. Probabilmente, da un uomo che vanta tra i suoi sponsor principali un certo Brzezinski, fondatore di una Ur-Lodge (“Three Eyes”) che in passato ha regalato ai greci la dittatura dei colonnelli, non era forse lecito aspettarsi di più. Tanti burattini, come Pinocchio, trovano con il passare del tempo il coraggio e la forza di trasformarsi in bambini veri. Evidentemente però negli Stati Uniti non è usuale addormentare i pargoli leggendo i capolavori di Carlo Collodi.
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I tedeschi violentano la Grecia approfittando del silenzio complice di Barack Obama
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- Postato da Francesco Toscano