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I cantori del regime
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- Postato da Francesco Toscano
La stampa italiana, servile e complice della peggiore massoneria reazionaria, continua a dipingere uno scenario falso e surreale pur di tutelare la posizione di Mario Draghi, moderno Attila riuscito a trasformare in pochi anni la ricca Europa in una valle di lacrime. L’intero circuito informativo mainstream, D’Agostino compreso, prova ad accreditare la tesi che dipinge il nostro banchiere centrale alla stregua di un raffinato mediatore, bravissimo nel trovare una sintesi accettabile in grado di conciliare le differenti e antitetiche posizioni di Paesi come Germania e Grecia. Un lavoro da “statista”, accompagnato però dal piglio pragmatico del tecnico che “rispetta le regole” e che non vuole “fare politica”. Siamo al paradosso e al ridicolo. Giornalisti (con rispetto parlando) come Federico Fubini di Repubblica e Tonia Mastrobuoni de La Stampa riescono senza arrossire a presentare Draghi come una specie di redivivo Metternich, preoccupandosi però di precisare che il campione di stanza a Francoforte non è un “politico” (non si sa mai), ma il capo di una istituzione che si limita a “rispettare le regole”. Quali regole? Fubini e Mastrobuoni dovrebbero dirci in base a quale legge o regolamento Draghi può arbitrariamente decidere quali Paesi escludere dal Quantitative Easing al fine di costringerli ad applicare politiche e ricette tanto fallimentari quanto gradite ai nuovi nazisti tecnocratici che umiliano la democrazia nel Vecchio Continente. Allo stesso modo, le massime istituzioni europee dovrebbero spiegarci in base a quali criteri è permesso ad alcuni Paesi (vedi la Francia) di sforare ripetutamente il rapporto deficit/pil, mentre altri devono limitarsi ad ubbidir tacendo. Non è forse politica, e quindi discrezionale e non necessitata, la scelta di scegliere chi graziare? E’ ora di finirla con questa ipocrisia. In Europa di fatto comanda una nuova aristocrazia, composta da oligarchi parassitari che si autolegittimano e si auto-riconoscono. La stampa italiana, anziché accanirsi in maniera vigliacca contro i legittimi rappresentanti del governo greco, dovrebbe semmai raccontare lo scandalo che ha coinvolto l’agenzia di rating Standard e Poor’s, le cui condotte sospette hanno indotto la magistratura italiana ad aprire una inchiesta potenzialmente sistemica e dirompente. Nel 1994 Draghi, allora direttore generale del ministero del Tesoro, sottoscrisse un contratto capestro con la banca di affari americana Morgan Stanley. A distanza di 17 anni quello sciagurato accordo ha prodotto i suoi nefasti effetti sulle casse del governo italiano, pronto a versare nel 2011 quasi tre miliardi di euro agli speculatori di oltreoceano in seguito all’abbassamento del rating deciso di imperio da una agenzia che annoverava fra i suoi azionisti proprio i diretti beneficiari del declassamento in oggetto. In compenso Giacomo Draghi, figlio di Mario, risulta aver fatto una brillante carriera proprio in Morgan Stanley. Non vi pare ci siano abbastanza elementi per realizzare una inchiesta giornalistica degna di questo nome? Come mai neanche quelli del Fatto Quotidiano o di Dagospia hanno il coraggio di affrontare in profondità un simile quanto maleodorante intreccio? Forse perché è facile prendersela con un massone ridicolo e di serie c come Silvio Berlusconi, mentre è molto più rischioso e complicato mettere nel mirino il gotha della massoneria oligarchica globale? Interrogativi destinati a cadere nel vuoto: chi non ha coraggio non può darselo. Ieri, venerdi 6 marzo, abbiamo presentato a Napoli, presso l’Istituto per gli studi filosofici, il libro “Massoni” scritto da Gioele Magaldi. L’evento, egregiamente organizzato dal prof. Francesco Scala, è stato partecipato ed importante. Nel silenzio pavido dei media, infatti, sarebbe il caso che il mondo della cultura cominciasse ad interrogarsi sulle troppe stranezze ed incongruenze che avvelenano il nostro tempo. L’intellettuale o è libero o non è. La lettura critica del libro “Massoni” è indispensabile per squarciare il sapiente velo di Maya che giornalisti come Fubini o Mastrobuoni quotidianamente rammendano al fine costringere le masse a brancolare nel buio. Mi auguro che da Napoli possa partire per poi diffondersi un risveglio consapevole delle migliori intelligenze presenti sul territorio nazionale, finalmente pronte a fare massa critica contro il ritorno di una oscurantismo antidemocratico che ha già abbondantemente sorpassato ogni limite. Non resta ancora molto tempo. Il freno ai nuovi barbari guidati dal Venerabilissimo Maestro Mario Draghi va messo ora e subito. In caso contrario, di qui a breve, correremo il serio rischio di leggere un nuovo e aggiornato “manifesto della razza” ( magari titolato “nordici contro mediterranei”) firmato da una risma di pseudo-pensatori assoldati dal regime strisciante per ammantare di scientificità pelosa i deliri di un gruppo di masnadieri esaltati e senza scrupoli.