Inauguriamo oggi il nuovo Dipartimento geopolitica e Difesa con un articolo che introduce e tenta di delineare il termine geopolitica cercando nel contempo di far comprendere che il termine non è sinonimo di un astruso gioco diplomatico ma un qualcosa che ha un impatto sulle vite di tutti noi, anche se non ce ne rendiamo conto. Un po’ per volta tenteremo di capire cosa c’è dietro ad affrettate notizie di agenzie e giornalistiche e come eventi che sembrano apparentemente fulmini a ciel sereno in realtà hanno gestazioni molto lunghe e complesse che una minima comprensione e attenzione agli avvenimenti possono far prevedere. E l’Italia come si pone in questo complesso groviglio?
Il ruolo e gli interessi dell’Italia da un punto di vista geopolitico Parte prima
Geopolitica è oramai un termine divenuto di moda, spesso usato a sproposito e mal compreso.
Il Devoto Oli definisce il termine “Lo studio delle motivazioni geografiche che influenzano l'azione politica". Descrizione ineccepibile ma oltremodo riduttiva. Il dizionario Hoepli parla di “Studio del rapporto fra i caratteri geografici e quelli politico-economici di un paese.” Anche qui la descrizione è schematica e insufficiente a capire e a delineare una disciplina che comunque ha un’indeterminatezza intrinseca.
Per comprendere meglio il concetto che esprime il termine andiamo alle origini della parola stessa. Il primo a coniarla fu Rudolf Kjellen nel 1899 e la teorizzò in scritti successivi nel 1914 e 1916 (Stato come forma di vita), paragonando una nazione a un organismo vivente che, appunto, nasce, si evolve e decade e ha bisogno attorno a sé di uno spazio vitale Il termine fu ripreso in Germania da Haushofer, soprattutto come contrapposizione tra potenze. In quella nazione sono cresciuti i concetti di potenze talassocratiche in contrapposizione a potenze continentali, e soprattutto si è esasperato l’idea di spazio vitale, concetto fatto proprio dalle politiche espansionistiche naziste (il concetto di spazio vitale è stato ultimamente ripreso dalla Turchia di Erdogan). Proprio per queste ragioni il termine geopolitica andò in disuso alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Del resto, fino alla fine della guerra fredda, il confronto tra i due blocchi fu soprattutto ideologico piuttosto che geografico. Infatti, potenziali conflitti che oggi descriveremmo di matrice geopolitica furono sopiti proprio da questa contrapposizione globale. Il termine fu riabilitato proprio negli anni ‘80 con il crollo dell’URSS e con la clamorosa smentita della teoria sulla “fine della storia” di Fukuyama.
Il termine quindi è e rimane indefinito, a geometria variabile, e risente della provenienza di chi lo descrive: militare, diplomatica, economica… ma rimane un termine “contrastivo”, come sottolineato da Lucio Caracciolo, direttore di Limes, poiché mette a confronto tesi, storia e punti di vista. Non può affermare il torto o la ragione, questo spetta all’eventuale decisore e/o mediatore e al grado di affabulazione e di narrativa dei soggetti in campo, quindi di propaganda. La geopolitica esiste da sempre, fin dalla Guerra di Troia e può coinvolgere ogni soggetto socialmente organizzato, fino alla disputa di un comune che vuole appartenere a una regione amministrativa piuttosto che a un’altra. (si veda la disputa del comune di Sappada tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, come esempio)
Qual è allora la definizione di geopolitica che andremo di più a esaminare?
Forse due delle migliori descrizioni del termine le dà la Treccani: “lo studio delle influenze che la collocazione geografica di un popolo, di una nazione, di uno stato ha sulla sua storia” e il generale Carlo Jean: “la geopolitica è una particolare analisi della politica (specialmente la politica estera degli Stati nazionali, ma non solo quella), condotta in riferimento ai condizionamenti su di essa esercitati dai fattori geografici: intendendo come tali non solo e non tanto quelli propriamente fisici, come la morfologia dello spazio o il clima, quanto l'insieme delle relazioni di interdipendenza esistenti fra le entità politiche territorialmente definite e le loro componenti". Se nella descrizione, tra le relazioni d’interdipendenza, sottolineiamo decisamente quelle economico-commerciali e delle risorse energetiche e culturali, arriviamo alla descrizione più confacente.
La geostrategia è una branca della geopolitica; è la geopolitica militare e delinea gli strumenti e le azioni per proteggere, difendere e, in caso di politica aggressiva, ottenere i propri interessi geopolitici in relazione alle risorse a disposizione. Attraverso l’analisi geostrategica, che deriva da quella geopolitica, si definisce la composizione e la struttura dello strumento militare di cui si ha bisogno. Insomma il fantasma di von Klausevitz aleggia ancora.
La disciplina può sembrare ostica e di scarsa rilevanza in un paese che ripudia la guerra come strumento di offesa tra i popoli. Purtroppo l’Italia fin dalla fine degli anni ottanta è rimasta coinvolta continuamente in numerosi conflitti, guerre asimmetriche vere e proprie: Somalia, Iraq 1 e 2, Afghanistan… per non parlare di tutte le operazioni coperte fin dai tempi della Guerra Fredda. Inoltre, forse grazie ai nostri neuroni specchio, siamo portati a credere che il nostro sentire e i nostri valori, i nostri sentimenti in tale ambito, siano in qualche modo patrimonio comune a tutti, che nessuno ambisca alle nostre risorse e al contrasto dei nostri legittimi interessi in quanto Italia paese pacifico, e che nessuno sacrificherebbe la pace per conseguire obiettivi di dominio, potenza o rapina di risorse. Purtroppo non è neppure lontanamente così; possiamo solo auspicare e favorire un’evoluzione dell’intero genere umano in tale direzione, evoluzione che non può essere imposta, come non può essere imposta la democrazia, ma avvenire nell’intimo di ognuno.
La geopolitica, quindi, ha intrinsecamente larghi orizzonti spazio temporali, è dinamica, con concetti in continua evoluzione, guarda appunto al lungo periodo e per questo viene trascurata dalla maggior parte dei politici nostrani, politici che poi sono costretti a inseguire in affanno eventi che avrebbero potuto essere previsti, evitati o comunque contenuti o forse anche trasformati in opportunità con appunto una normale visione geopolitica. È appunto difficile da spiegare e sintetizzare in pochi slogan, non porta voti, va al di là dell’orizzonte del prossimo confronto elettorale; ma non per questo non è di fondamentale importanza per gli interessi di un Paese. Per interessi di un Paese, non s’intende qualcosa di astratto legato solamente a rapporti diplomatici o di confronto tra astruse dispute, ma di situazioni che potrebbero intaccare a fondo la vita di ogni cittadino, poiché si tratta di scambi commerciali, di vie di navigazione, di rifornimenti energetici e di approvvigionamenti di prima necessità: cibo, materie prime per le industrie, tecnologie… Si tratta quindi del livello di vita e del portafogli di ognuno di noi. Dipendere a esempio da una sola linea di approvvigionamento energetico ci esporrebbe a un ricatto potenziale estremamente grave, che potrebbe portare a costi insostenibili, ad aumenti esponenziali delle bollette che ci arrivano a casa ogni mese.
In seguito esamineremo quali potrebbero essere i tre principali problemi geopolitici che l’Italia si troverà ad affrontare nei prossimi anni. Sono stati esclusi quelli interni all’Unione Europea poiché “domestici” (verranno accennati solo quando potrebbero influenzare quelli “esteri”), e quelli che hanno un carattere costante nel tempo o dove possiamo avere un’influenza marginale, perché concepiti all’interno di alleanze ben delineate, cioè i rapporti con gli Stati Uniti e la Russia, come esempio. I ragionamenti geopolitici inerenti al problema dell’immigrazione verranno sviluppati come collaborazione con il dipartimento ad hoc. I due dipartimenti agiranno di conserva. Il problema comunque è presente come un convitato di pietra in tutta la prossima disamina.
La sfera d’influenza dell’Italia, quella dove può svolgere il ruolo di potenza regionale (l’unico cui possiamo ambire) e in cui le nostre decisioni possono avere un peso fondamentale nella vita di ogni abitante e nella politica degli altri stati è il così detto Mediterraneo Allargato, area appunto geopolitica, che va dal Nord Africa al Medio Oriente che si affaccia al Mediterraneo, fino al Corno d’Africa, con un’estensione che arriva alle coste africane dell’Atlantico, in quanto territorio dove sono presenti nostri notevoli interessi energetici. Il Mediterraneo Allargato è appunto il bacino dove gravitano la maggior parte dei nostri interessi nazionali dal punto di vista economico, commerciale ed energetico.
In quest’area, le criticità maggiori sono tre, e si chiamano Libia, Francia, Turchia. Paradossalmente il problema maggiore, a nostro avviso,
non è quello che ora è il più sentito, la Libia. Sicuramente queste tre criticità sono collegate tra di loro e l’aggravamento di una delle tre ha ripercussioni anche sulle altre due. Andremo nei successivi scritti a esaminarle brevemente, lasciando a successivi interventi approfondimenti, dibattiti e aggiunte.