La seguente pubblicazione semplicemente serve per fare un riepilogo generale: ma andiamo con ordine partendo da quanto scritto in “Contributo finalizzato alla comprensione dei meccanismi monetari e dell'economia in Italia e nel mondo”.
Scrissi affermando che spesso - praticamente tutti i giorni - guardiamo, ascoltiamo e leggiamo (attraverso le televisioni, le radio, i giornali, in internet e quant'altro) dell'economia: questa “famosissima” economia che non va mai bene. Quotidianamente guardiamo, ascoltiamo e leggiamo del problema dei soldi che non ci sono, della disoccupazione che aumenta, dell'economia che non va bene perché i soldi non ci sono, degli imprenditori e dello Stato che non possono assumere perché non ci sono i soldi; del fatto che il debito pubblico aumenta perché l'economia non va bene perché mancano i soldi e quindi bisogna tagliare le spese ed aumentare le tasse in modo da abbassare i decifit annuali ed il debito pubblico (spesso addirittura ci dicono che dobbiamo fare il surplus di bilancio: che in sostanza significa che lo Stato incassa più di quando spende), perché se abbassiamo il debito i “mercati” (che semplicemente sono dei privati da alcuni anni abilitati a prestarci i soldi - incredibile, ma vero…) ci guarderanno con occhio differente e le Agenzie di Rating americane che controllano la vita dei singoli Stati in giro per il mondo (la vita di tutti noi), saranno più felici e non ci declasseranno.
La domanda più spontanea possibile, quella che ognuno di noi dovrebbe porsi di fronte a questo bombardamento continuo; la domanda che servirebbe a noi tutti per cercare di dare una risposta a questo che è ormai diventato un triste e ripetitivo appuntamento quotidiano che va avanti ormai da tantissimi anni è una: “Cosa sono i soldi, come si producono, come si mettono in circolazione e, soprattutto... chi sono i proprietari di questi maledetti soldi?”
Diciamo che se davvero riuscissimo a dare una concreta risposta a questa domanda ed a mettere in pratica quello che verrebbe fuori dalla nostra interrogazione, avremmo risolto i problemi di ognuno di noi (i problemi che strangolano il mondo cui ho appena accennato alcuni singoli li conoscono benissimo, perché sono loro che hanno deciso che noi dovevamo stare male e, successivamente, con l’aiuto di alcuni sotto gruppi un po’ più corposi come numero - alcuni consapevoli e la quasi totalità di questi assolutamente ignari di tutto - hanno fatto si che il tutto si materializzasse; persone che essendo promotori di queste “politiche criminali” finalizzate all'arricchimento dei singoli a discapito di tutti gli altri, conoscono ovviamente anche la risoluzione dei nostri problemi: risoluzione/soluzione che potrebbe essere applicata nel giro di pochi mesi e servirebbe a mettere al sicuro miliardi di vite attualmente letteralmente abbandonate a se stesse o in estremo pericolo).
Un giorno, chiesi a me stesso: “Perché ancora oggi ci sono persone senza cibo o acqua mentre altre vivono nell'abbondanza? Perché ancora oggi ci sono persone senza un lavoro e altre che ne hanno svariati? Perché ancora oggi ci sono persone senza casa e altre che ne hanno svariate? Perché ancora oggi ci sono persone senza soldi e altre con tanti soldi? Se davvero esiste una soluzione ai problemi della gente, perché nessuno la metta in pratica? Se davvero esiste una soluzione per eliminare la causa di tutti questi mali, perché nessuno ne parla? Perché tutti si occupano sempre degli effetti dei problemi, trascurando le cause? Perché nessuno ci spiega qual è la causa? Perché se qualcuno conosce la causa, nessuno mette in campo la soluzione? Qual è la soluzione? Soprattutto: qual è la causa?”
Fatta questa premessa e, considerando quanto sottolineato nell'introduzione: cerchiamo di dare una risposta a queste interrogazioni non di poco conto, anzi… fondamentali!
Per capire come funziona l’economia oggi, bisogna fare una fondamentale precisazione.
Oggi gli Stati si dividono in due categorie: quelli che possiedono una moneta sovrana e quelli che non hanno moneta sovrana.
Le monete sovrane, per essere considerate veramente tali, devono seguire tre criteri fondamentali: devono essere di proprietà dello Stato che le emette, non devono essere convertibili in nessun materiale concreto tipo oro o argento e devono essere fluttuanti, il che significa che non possono essere cambiate a un tasso fisso con altre monete, quindi vengono lasciate fluttuare sui mercati, che decidono di volta in volta i tassi di cambio.
Il Dollaro, la Sterlina e lo Yen, ad esempio, sono monete sovrane perché rispettano questi tre criteri. Le monete non sovrane, invece, sono monete che non hanno nessuna proprietà.
Gli Stati a moneta sovrana spendono inventando la moneta e accreditano i conti correnti di coloro che vendono loro beni o servizi. Gli Stati a moneta sovrana, quindi, creano ricchezza quando spendono e tolgono ricchezza ai cittadini quando tassano. Da ciò si deduce che, se tutti gli Stati a moneta sovrana spendono più di quanto tassano, questo arricchisce la società.
Negli Stati a moneta sovrana il debito pubblico non è il debito dei cittadini ma la loro ricchezza. Quindi, se uno Stato a moneta sovrana decide di eliminare o pareggiare il debito, esso cesserà l’arricchimento dei cittadini.
Per capire meglio questo concetto è giusto pubblicare ed approfondire una citazione di Martin Eccles, un ex Governatore della Banca Centrale Americana, la Federal Reserve, che affermò:
«Se non ci fosse debito nel nostro sistema monetario, non ci sarebbe moneta.»
Cosa significa questa affermazione di Martin Eccles?
Immaginiamo che oggi nasce lo Stato X, che abbiamo un debito zero e che il Governo appena eletto dal popolo il primo anno decide di costruire 10 caserme, 100 scuole, 1000 ospedali, 10.000 Università, 100.000 strade eccetera… quindi, cosa fa il Governo?
Semplicemente inventa la moneta, accredita i conti corrente delle persone che lavorano per la costruzione di queste opere, quindi spende e distribuisce ricchezza.
Immaginiamo che il primo anno il Governo spende 100 monete per costruire questi beni e tassa il popolo per 70 monete, quindi chiude il bilancio annuale con un debito di 30 monete. Cosa succede a fine anno?
Semplicemente il Governo ha arricchito il popolo di 30 monete perché ha creato un debito di 30 monete.
Quindi: se il Governo che possiede moneta sovrana crea debito genera ricchezza e fa sì che le persone possano avere monete per fare la spesa, comprare casa, fare un viaggio, acquistare una macchina eccetera.
Anche il secondo anno il Governo decide di spendere ancora 100 monete per costruire altri beni pagando gli stipendi di coloro che gli forniscono beni ed ovviamente i servizi (è naturale che dopo aver costruito ospedali, scuole, tribunali, università, strade, asili, caserme ed altro, il Governo ha assunto manager, insegnanti, impiegati, giudici, bidelli, avvocati, infermieri, dottori, personale delle pulizie, poliziotti e quant’altro) e tassa il popolo ancora una volta per 70 monete, quindi chiude il bilancio annuale ancora in passivo con un debito di 30 monete che sommate alle 30 monete di debito create il primo anno fa 60 monete.
Cosa succede a fine anno? Semplicemente il Governo ha arricchito il popolo di altre 30 monete, perché ha creato ancora debito: ancora una volta ha speso 100 ed ha incassato 70.
Quindi: se il Governo che possiede moneta sovrana crea debito genera ricchezza e fa sì che le persone possano avere moneta in tasca, quindi spendere a loro volta facendo girare l’economia.
Immaginiamo invece la situazione opposta. Il terzo anno il Governo decide di costruire altri beni, quindi paga le aziende private che gli forniscono questi beni e, naturalmente, assume ancora altro personale. Questa volta, però, il Governo inventa e spende ancora 100 monete per pagare gli stipendi di coloro che gli forniscono questi beni e servizi ma tassa il popolo per 160 monete, quindi chiude il bilancio annuale in attivo, non fa alcun debito ed anzi: pareggia il debito che aveva accumulato nei primi due anni (il Governo, in sostanza, in 3 anni di lavoro ha speso 300 monete ed ha incassato 300 monete). Cosa succede? Semplice: succede che i cittadini dello Stato X non avranno in tasca più nessuna moneta, quindi nessuno potrà più spendere finché il Governo non deciderà di fare debito chiudendo il bilancio in passivo generando ricchezza.
Ecco perché, Martin Eccles, giustamente affermava: «Se non ci fosse debito nel nostro sistema monetario, non ci sarebbe moneta»; il debito e la nostra ricchezza e se i Governi che possiedono moneta sovrana decidono di abbassare il debito anche di un solo punto, questo sottrae ricchezza ai popoli: azzerarlo, come sicuramente avrete compreso, è impossibile.
Questo ragionamento, naturalmente, vale solo per gli Stati che possiedono la cosiddetta moneta sovrana: cioè tutti gli Stati proprietari della propria moneta (proprio come lo era l’Italia qualche anno fa: adesso, grazie all’Euro, abbiamo perso la nostra sovranità e non possiamo più stampare, non possiamo più creare moneta, non possiamo più avere una vera politica, non possiamo più fare scelte autonome: perché, come giustamente affermava l’economista francese Francois Perroux:
«Senza la capacità di emettere moneta lo Stato perde interamente la sua ragion d’essere».
A proposito dell’Italia e del fatto che oggi utilizziamo l’Euro (quindi non più una moneta sovrana, non più una moneta di nostra proprietà), segnalo ciò che affermò Paul Krugman, uno dei premi Nobel per l’Economia:
“Adottando l'Euro, l'Italia si è ridotta allo stato di una Nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”.
L'unica alternativa che oggi tutti i Paesi che non possiedono una moneta sovrana hanno a disposizione per cercare di sopravvivere è quella di chiedere la moneta ai mercati dei capitali privati che successivamente strangolano e distruggono questi Paesi con gli interessi. L'altra possibilità che questi Paesi hanno per sopravvivere, naturalmente, è quella di licenziare, non assumere, assumere attraverso contratti precari che costano poco, chiedere la moneta al popolo attraverso le tasse che aumentano quotidianamente, privatizzare, liberalizzare, svendere, innalzare l'età pensionabile, tagliare gli stipendi, tagliare le pensioni, tagliare i fondi alla cultura, alla ricerca, alla scuola, alle università, alla sanità, ai servizi sociali e locali e chi più ne ha più ne metta: ecco spiegata la quotidianità di tantissimi Paesi ed il meccanismo all’interno della quale attualmente si trova anche il nostro Paese.
La moneta in generale, comunque, non è mai di proprietà dei cittadini privati o delle banche: essi possono solo usarla, prendendola in prestito dalle banche o guadagnandola attraverso il lavoro.
I soldi sono un mezzo che lo Stato spende per primo e solo successivamente tutti i cittadini ne usufruiscono, spendendoli a loro volta.
Questi singoli cui accennavo hanno tolto ad alcuni Stati la possibilità di stampare moneta ed hanno fatto credere ad altri che possono ancora stampare, che il debito sovrano di un Paese è un vero debito per il preciso fine descritto in maniera impeccabile dall'economista Joseph Halevi:
«Quello che è in gioco è la totale privatizzazione della finanza pubblica e dunque la distruzione degli Stati.»
L’operazione appena descritta, come ci spiega il “Rapporto Grandi Disuguaglianze Crescono” di Oxfam, presentato nel gennaio 2015: farà si che «la ricchezza detenuta da meno dell’1% della popolazione mondiale supererà nel 2016 quella del restante 99%.»
Continuai con il pezzo “Contributo finalizzato alla comprensione della giusta applicazione dell'economia in favore della piena occupazione” per cercare di rendere chiaro il concetto di come può una giusta applicazione economica (questo naturalmente all'interno di uno Stato sovrano che possiede la propria moneta sovrana, perché negli Stati che non possiedono moneta sovrana - per esempio l'Italia - il discorso che sto per fare è inapplicabile, impensabile, inimmaginabile…) dare vita alla piena occupazione: ovverosia, alla reale possibilità che ognuno di noi possa avere garantita la sua dignità, il lavoro per tutti (concetto utopico per tante persone incolpevolmente ignare di quello che ci hanno fatto e di cosa accade nel mondo) e scrissi quanto segue.
Nel precedente intervento avevo scritto che «gli Stati a moneta sovrana spendono inventando la moneta e accreditano i conti correnti di coloro che vendono loro beni o servizi. Gli Stati a moneta sovrana, quindi, creano ricchezza quando spendono e tolgono ricchezza ai cittadini quando tassano. Da ciò si deduce che, se tutti gli Stati a moneta sovrana spendono più di quanto tassano, questo arricchisce la società.
Negli Stati a moneta sovrana il debito pubblico non è il debito dei cittadini ma la loro ricchezza. Quindi, se uno Stato a moneta sovrana decide di eliminare o pareggiare il debito, esso cesserà l’arricchimento dei cittadini.»
Più di qualcuno, giustamente, si chiederà: “Okay, ma quanto e fino a quando può spendere uno Stato?”
Prima di dare risposta a questa domanda, voglio pubblicare una citazione di Francois Mitterand che si esprime, a modo suo, a proposito del concetto della piena occupazione (termine a cui cercheremo a breve di dare una risposta).
Francois Mitterand, parlando con l’economista Joseph Halevi a proposito del tema inflazione, deflazione, disoccupazione, precarietà e naturalmente del tema della piena occupazione (tematica “calda” che quasi mai nessuno vuole affrontare, principalmente perché nella tipologia di mondo che funziona al contrario all'interno di cui tutti noi siamo stati inseriti, se dici una cosa ovvia - in questo caso per ovvietà intendo dire l'applicazione della piena occupazione - la gente “normale” nella più ottimistica delle ipotesi ti guarderà in maniera strana facendosi una sana risata. Altrimenti, cosa molto più semplice e probabile, ti darà del “matto”), affermava:
«La gente deve togliersi di mezzo. La piena occupazione darebbe troppo potere al popolo. La deflazione, la disoccupazione e i lavori precari, invece, glielo sottraggono».
Tornando alla domanda di cui sopra: “Okay, ma quanto e fino a quando può spendere uno Stato? Alla seguente domanda rispondo attraverso la pubblicazione di una citazione di Randall Wray, persona ritenuta tra i più importanti ed accreditati economisti e monetaristi del mondo:
«Se capiamo come funzionano i sistemi monetari, se comprendiamo che il denaro è solo impulsi elettronici o carta straccia inventata dal Tesoro e dalla BC, allora possiamo dire che il Governo a moneta sovrana può inventarsi tutti gli impulsi elettronici che vuole, con essi può pagare tutti gli stipendi che vuole, comprare tutto ciò che vuole. Possiamo avere la piena occupazione, il business può vendergli tutto ciò che deve vendere se il Governo vuole comprarglielo. Può il Governo permettersi queste spese? Certo, perché il Governo non esaurirà mai gli impulsi elettronici, dunque non farà mai bancarotta; preme un bottone e gli stipendi appaiono sui computer delle banche. L’unico limite è l’inflazione, ma se il Governo spende per aumentare la produttività nel settore privato, allora l’inflazione non è più un problema».
Naturalmente, dopo aver letto questa dichiarazione, tutti si chiederanno per quale motivo, se è così semplice raggiungere l’obiettivo della piena occupazione, esso non sia mai stato perseguito.
Ecco la risposta, che viene ancora una volta per bocca dell’economista e monetarista Randall Wray:
«Non è successo perché innanzi tutto ci sono un sacco di politici ed economisti che non capiscono nulla dei sistemi monetari, cioè non sanno capire che il denaro è solo impulsi elettronici e carta straccia. Poi ci sono molti individui nelle posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, cioè vogliono la disoccupazione, gli piace, gli dà schiere di lavoratori a stipendi sempre più ridotti e possono competere sui mercati esteri sempre meglio. Ma soprattutto questo, si faccia attenzione, se i cittadini, che formano gli Stati ed eleggono i Governi, si rendessero conto che i Governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa».
Per capire quello che davvero sta succedendo al mondo bisogna prestare massima attenzione al passaggio finale dell'intervento di cui sopra di Randall Wray:
“Ma soprattutto questo, si faccia attenzione, se i cittadini, che formano gli Stati ed eleggono i Governi, si rendessero conto che i Governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa”.
A questo punto, però, qualcuno potrebbe chiedersi se l'eccessiva spesa dello Stato (più lo Stato spende, più la popolazione si arricchisce) potrebbe portare ad aumentare il fenomeno dell’inflazione.
L’inflazione (troppi soldi a fronte di pochi prodotti), viene contenuta o bloccata in tre modi:
Uno: lo Stato spende di meno nel comparto pubblico.
Due: lo Stato spende di più per aumentare la produttività nel settore privato (l'inflazione non è mai
un problema finché la produzione non si riduce in maniera troppo corposa, perché è ovvio che solo l'eccesso di denaro con la scarsità di prodotti e servizi in circolazione causa inflazione).
Tre: lo Stato introduce una tassa temporanea, in modo da togliere di mezzo gli eventuali soldi in eccesso e la situazione è risolta.
Inoltre, è meglio avere un po’ d’inflazione o la deflazione (pochi soldi e tanti prodotti che rimangono invenduti)?
La deflazione è la causa principale del blocco della produzione, quindi dei licenziamenti di massa, della disoccupazione, della sottoccupazione, della precarietà e del lavoro mal pagato, perché tutti sono disposti a tutto pur di lavorare e guadagnare qualcosa.
In conclusione: se il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza troppa grossa (come ci spiega in maniera limpida ed impeccabile Randall Wray), i privati non avrebbero più ragione d'esistere, avrebbero un ruolo troppo marginale, un ruolo di scarsa importanza, pochi soldi, troppo poco potere, sarebbero dei normali lavoratori: non sarebbero più intoccabili ed onnipotenti come lo sono diventati oggi.
Questo è il motivo per cui ci lasciano vivere nell’attuale mondo che funziona al contrario e con la quotidiana paura del debito e dell’inflazione che ci viene quotidianamente “imposta” da tutti i loro amici inseriti nell'informazione ufficiale.
Continuai con il pezzo “Contributo finalizzato alla comprensione di come è possibile applicare la piena occupazione”: pezzo che pubblico di seguito.
Avevo iniziato questo percorso finalizzato alla comprensione dei meccanismi monetari ed economici attraverso la pubblicazione di “Contributo finalizzato alla comprensione dei meccanismi monetari e dell'economia in Italia e nel mondo” ed ho continuato il percorso con il pezzo intitolato “Contributo finalizzato alla comprensione della giusta applicazione dell'economia in favore della piena occupazione”.
Cerchiamo ora di concentrarci su come è realmente possibile applicare la piena occupazione partendo dalla domanda che ci siamo posti precedentemente: “Okay, ma quanto e fino a quando può spendere uno Stato?” e dalle citazioni/risposte a questa fondamentale domanda fornite dall’economista e monetarista Randall Wray.
Randall Wray, persona ritenuta tra i più importanti ed accreditati economisti e monetaristi del mondo, afferma:
«Se capiamo come funzionano i sistemi monetari, se comprendiamo che il denaro è solo impulsi elettronici o carta straccia inventata dal Tesoro e dalla BC, allora possiamo dire che il Governo a moneta sovrana può inventarsi tutti gli impulsi elettronici che vuole, con essi può pagare tutti gli stipendi che vuole, comprare tutto ciò che vuole. Possiamo avere la piena occupazione, il business può vendergli tutto ciò che deve vendere se il Governo vuole comprarglielo. Può il Governo permettersi queste spese? Certo, perché il Governo non esaurirà mai gli impulsi elettronici, dunque non farà mai bancarotta; preme un bottone e gli stipendi appaiono sui computer delle banche. L’unico limite è l’inflazione, ma se il Governo spende per aumentare la produttività nel settore privato, allora l’inflazione non è più un problema».
Dopo aver letto questa dichiarazione, tutti si chiederanno per quale motivo, se è così semplice raggiungere l’obiettivo della piena occupazione, esso non sia mai stato perseguito.
Ecco la risposta, sempre per conto di Randall Wray:
«Non è successo perché innanzi tutto ci sono un sacco di politici ed economisti che non capiscono nulla dei sistemi monetari, cioè non sanno capire che il denaro è solo impulsi elettronici e carta straccia. Poi ci sono molti individui nelle posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, cioè vogliono la disoccupazione, gli piace, gli dà schiere di lavoratori a stipendi sempre più ridotti e possono competere sui mercati esteri sempre meglio. Ma soprattutto questo, si faccia attenzione, se i cittadini, che formano gli Stati ed eleggono i Governi, si rendessero conto che i Governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa».
Avevamo anche risposto al fatto che qualcuno avrebbe potuto chiedersi se l'eccessiva spesa dello Stato (più lo Stato spende, più la popolazione si arricchisce) avrebbe potuto provocare il “rischio” inflazione (troppi soldi a fronte di pochi prodotti), spiegando che l’inflazione viene contenuta o bloccata in tre modi:
Uno: lo Stato spende di meno nel comparto pubblico.
Due: lo Stato spende di più per aumentare la produttività nel settore privato (l'inflazione non è mai
un problema finché la produzione non si riduce in maniera troppo corposa, perché è ovvio che solo l'eccesso di denaro con la scarsità di prodotti e servizi in circolazione causa inflazione).
Tre: lo Stato introduce una tassa temporanea, in modo da togliere di mezzo gli eventuali soldi in eccesso e la situazione è risolta.
Inoltre, aggiungo anche che l’inflazione (troppi soldi a fronte di troppi pochi prodotti) in realtà è un falso problema. Negli anni Ottanta, gli anni in cui l'Italia navigava nell'oro, quando eravamo il quarto Paese più ricco del mondo, il tasso d'inflazione si aggirava mediamente attorno al 15% e raggiungeva picchi di oltre il 21%. Le famiglie spendevano ed il risparmio medio delle famiglie durante il periodo d'inflazione più alta superava il 25%: eravamo il primo Paese al mondo per risparmio privato e le famiglie avevano ampia libertà di spesa. Oggi l'inflazione si aggira attorno allo 0%, le famiglie devono risparmiare su tutto, hanno scarsa libertà economica, abbiamo raggiunto e superato i livelli di consumo da fame del periodo della “grande depressione” e nonostante ciò la media attuale di risparmio privato è del 4% circa e tutto va male. Insomma, lo spettro dell'inflazione è una grande truffa così come lo è stata e lo è purtroppo ancora oggi quella del debito.
Ritornando invece alla questione del debito pubblico (che altro non è se non l’indicatore che misura la ricchezza finanziaria del cittadini) invito tutti voi alla massima attenzione su questa precisa e personale proposta di modifica del termine “debito pubblico” in “ricchezza pubblica” o molto più semplicemente in “ricchezza dei cittadini”. Detto questo, immaginate che da domani tutti i vari TG, le varie rubriche di approfondimento, giornali, internet e quant’altro annunciassero che la “ricchezza dei cittadini” (quindi non più il “debito pubblico”, parola che spaventa la gente) è aumentata nell’ultimo anno di 100 miliardi di Euro. Ecco, provate ad immaginare questo...
Chiusa questa parentesi che ho creduto comunque indispensabile, riprendiamo spiegando come è oggettivamente possibile applicare la piena occupazione: sempre tenendo bene in mente che tutto quello che dirò è solo ed esclusivamente applicabile in un Paese sovrano che possiede moneta sovrana ed aggiungo anche una banca pubblica al 100% direttamente controllata dal potere politico (questa precisazione ho deciso di aggiungerla a beneficio di qualche “fesso italiota” che potrebbe obiettare/agitarsi: lo sport preferito da tanti ignobili e “fessi compatrioti” che nella loro vita devono tutto esclusivamente alle conoscenze ed alla moneta accumulata dai genitori di cui loro hanno beneficiato e beneficiano).
Partiamo dicendo che il futuro “Nuovo Stato” italiano sovrano con moneta sovrana e banca al 100% pubblica e direttamente sotto il controllo politico deve impegnarsi nell’immediato ad inserire in Costituzione il principio della “piena occupazione” (oltre ad applicarsi da subito ed in maniera incessante, fino al raggiungimento pratico dell'obiettivo) e ad abrogare nell’immediato il “pareggio di bilancio”: questo perché, come giustamente afferma l'economista e Consigliere di Presidenza del Movimento Roosevelt, Nino Galloni: «Se c’è crisi, se c’è disoccupazione, puntare al pareggio di bilancio è un crimine» (per questa motivazione esso va abrogato nell'immediato).
Detto questo, lo Stato italiano si appresterebbe ad assumere immediatamente (senza se e senza ma) tutte le persone che attualmente collaborano precariamente per conto dello Stato in ogni settore della pubblica amministrazione ed istituirebbe bandi di concorso in ogni settore per il numero che ritiene giusto, per far si che ogni comparto possa operare a pieno organico e nella maniera più efficiente e rapida possibile.
Prima di fare un ragionamento anche per quanto riguarda il comparto privato, cito Giorgio Squinzi, l'attuale Presidente di Confindustria italiana, che agli Stati Generali del Nord organizzati dalla Lega al Lingotto di Torino, nel settembre 2012, ha affermato:
«Stiamo morendo di fisco. Gli imprenditori sono disposti a rinunciare a tutti gli incentivi in cambio di una riduzione della pressione fiscale a carico di imprese e famiglie».
L’eventuale futuro “Nuovo Stato” italiano, quindi, attraverso il giusto bilanciamento che deve sempre esserci tra pubblico e privato finalizzato ad evitare ogni tipologia di squilibrio, si appresterebbe ad attuare un piano per la piena occupazione. I piani ed i moodi per poter attuare la piena occupazione possono essere differenti. Senza andare molto oltre con il ragionamento (cosa che magari farò in una eventuale prossima pubblicazione a riguardo), semplicemente prendendo per buono quanto affermato dal Presidente Giorgio Squinzi il 12 settembre 2012 al Lingotto di Torino e considerando quanto scritto in un passaggio del punto numero 6 dello “Statuto Roosevelt” a proposito delle due aliquote (una del 20% per coloro che abbiano un reddito annuale sino a 100.000 euro; una del 23% per coloro che superino tale soglia), affermo quanto segue: con l'applicazione della proposta di cui sopra di Giorgio Squinzi le industrie rinuncerebbero a tutti gli incentivi in cambio della riduzione della pressione fiscale e pagherebbero una sola tassa (come affermato, eventualmente provvederò in una prossima pubblicazione ad ulteriori aggiunte/dettagli anche su quanto appena detto).
Fatto questo, bisogna regolamentare e tassare con aliquote alte, tutti coloro che investono nei beni di lusso che creano principalmente benessere personale e non collettivo. Questo perché, una volta che sarà sottratto ai ricchi il settore finanziario speculativo, restano due opzioni per investire/spendere: beni generici o attività produttive con creazione di posti di lavoro. Tassando le spese/comportamenti principalmente utili a se stessi, si incoraggia la persona benestante a spendere ed investire di più nei cosiddetti beni quotidiani, in modo da far girare meglio l'economia reale. Questo inciderebbe positivamente sulla costruzione di nuovi posti di lavoro.
A questo punto è giusto aprire un ultima parentesi per cercare di far comprendere cosa rappresentano le tasse in un Paese sovrano (concetto spiegato in maniera impeccabile dalla Mosler Economic e/o Modern Money Theory portata in Italia dal giornalista Paolo Barnard grazie al suo lavoro che ho sempre senza mezzi termini definito “ai limiti dell’umano”) anticipando che, a differenza di tutto quello che ci hanno sempre raccontano negli anni e che ancora ci raccontano, le tasse, all'interno di un “contesto sovrano”, servono a ben poco.
Le tasse, all’interno di un “contesto sovrano”, vengono utilizzate per quattro scopi.
1. Tenere a freno la ricchezza dei privati.
2. Limitare l’eventuale inflazione.
3. Scoraggiare o incoraggiare comportamenti – si tassa l’alcool, il fumo o l’inquinamento e - ad esempio – si detassano le beneficenze, le ristrutturazioni, ecc.
4. Imporre ai cittadini l’uso della moneta sovrana dello Stato dove si vive.
Per comprendere ancora meglio quanto fin qui affermato, propongo in chiusura una citazione del politico, storico, giornalista e Premio Nobel per la Letteratura, Winston Churchill:
«Una Nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico».
Pubblico di seguito l’ultimo passaggio, quello intitolato “Personalissimo contributo nell'eventualità di una specifica futura stesura programmatica per l'Italia da parte del Movimento Roosevelt”.
Dovrebbe essere abbastanza scontata la motivazione che mi ha spinto ad inserire il termine “personalissimo” nel titolo, ma la spiego.
Come tanti di voi sanno: il nostro è uno strano Paese composto da una percentuale non poco rilevante di “imbecilli patrioti” che mai nulla hanno fatto nella loro vita se non quello di puntare sempre e comunque il dito nei confronti di chiunque.
Detto questo e, come più o meno avrete compreso, ho inserito nel titolo il termine “personalissimo” per evitare che quello che scriverò possa anche solo minimamente e lontanamente essere addebitato come pensiero del Movimento Roosevelt (giusto o sbagliato che sia, non importa).
Semplicemente esprimerò parte di quello che è attualmente il mio pensiero/la mia visione di vedere le cose in maniera assolutamente libera e personale e non in nome del Movimento Roosevelt.
Nel precedente intervento mi ero soffermato in maniera generica su come potesse effettivamente essere possibile applicare la piena occupazione senza essere entrato nello specifico (cosa che farò di seguito).
Il mio contributo in dieci punti e cinque regole.
1. Restituire la sovranità monetaria al popolo italiano e nazionalizzare la banca centrale e le tutte le banche commerciali, in modo da rendere la moneta pubblica e controllabile al 100%.
Bisogna bloccare nell'immediato il settore finanziario speculativo sul nostro territorio ed obbligare il sistema bancario nazionale (che sarà interamente pubblico e controllato dallo Stato/dal potere politico) a quelle che sono le tre funzioni essenziali e fondamentali per un giusto e corretto funzionamento bancario: 1. il servizio di pagamento generico; 2. il servizio generico ai correntisti; 3. la fornitura del credito ai cittadini.
A proposito della nazionalizzazione delle banche, che dovrebbe essere una cosa ovvia e naturale, segnalo una citazione del Premio Nobel per l’Economia, Joseph Stiglitz:
«La notizia che la nazionalizzazione delle banche potrebbe essere necessaria, anche secondo Alan Greenspan, dimostra quanto la situazione sia disperata: come è evidente da tempo, l’unica soluzione è che il nostro sistema bancario sia rilevato dal Governo, questo è quanto fecero Norvegia e Svezia negli anni Novanta. Bisogna farlo, e farlo in fretta, prima che altri soldi vadano sprecati in manovre di salvataggio.»
A proposito del concetto fondamentale della riappropriazione della sovranità monetaria, propongo
una citazione di Alan Greenspan, economista ed ex Governatore della Federal Reserve (la più potente banca centrale del mondo):
«Se uno Stato ha moneta propria, un Governo non potrà mai fare bancarotta per i debiti emessi. Gli Stati Uniti possono pagare ogni debito che hanno, perché possiamo sempre stampare moneta per farlo.»
Ancora: deve immediatamente cessare l'emissione di titoli di Stato. L'emissione dei cosiddetti titoli di Stato in un Paese che possiede moneta sovrana è inutile, non serve a niente, perché un Governo sovrano non ha bisogno di emettere titoli per spendere. Un Governo sovrano non chiede i soldi a nessuno in quanto controlla l'erogazione del credito in assoluto monopolio: è Lui che decide quanto, quando, come e dove spendere. L'emissione di titoli, quindi (sistema costoso, inutile e dannoso), deve essere assolutamente ed immediatamente abolito.
Il Governo spenderà semplicemente accreditando i conti correnti dei cittadini che gli forniranno beni e servizi presso i conti delle banche depositati e controllati dalla Banca d'Italia, in modo che tutto il denaro speso dallo Stato si accumulerà nelle riserve delle banche presso la Banca d'Italia e su queste riserve sarà pagato un interesse 0, esattamente come avviene oggi in Giappone: niente di più e niente di meno.
Naturalmente bisognerà abolire la norma che impone il cosiddetto pareggio di bilancio. Il pareggio di bilancio applicato alle aziende di Stato che forniscono un servizio ai cittadini è sicuramente una giusta norma, perché fa pagare al cittadino il giusto, il minimo indispensabile, senza chiedere spese aggiuntive ad essi, sempre per la stessa motivazione: la Stato non ha bisogno della moneta del popolo per finanziarsi. Lo Stato prima spende e poi tassa, lasciando attraverso i deficit annuali la somma che ritiene giusta nelle tasche dei cittadini, aumentando il debito, quindi la ricchezza del Paese e del popolo, questo perché uno Stato sovrano ha la facoltà di emettere moneta in assoluto monopolio, senza chiederla a nessuno.
Il pareggio di bilancio obbligatorio, principalmente quello applicato alle spese del Governo centrale, è una roba assurda, indegna, immorale, illogica e scellerata perché, come giustamente afferma l'economista Nino Galloni: «Se c’è crisi, se c’è disoccupazione, puntare al pareggio di bilancio è un crimine» (per questa motivazione esso va abrogato nell'immediato).
Se c'è qualcosa che dovrebbe essere inserito in Costituzione, come già più di qualcuno ha proposto, dovrebbe una clausola che contenga al suo interno il principio della piena occupazione: questa si che sarebbe una cosa sensata, ovvia e su cui nessuno potrebbe obiettare.
2. È necessario rendere la sanità gratuita per tutti, a tutti i livelli e in tutti i comparti.
Attraverso la sanità gratuita a tutti i livelli, a nessuno sarà negata l’assistenza in caso di bisogno.
Per evitare i classici abusi all'italiana deve essere assolutamente introdotto un buono sanità per controllare e regolare il giusto funzionamento. Una proposta ottima arriva dal Movimento Libera Italia di Bruno Poggi. Il Movimento propone un sistema che metta al centro il cittadino e gli dia la possibilità di controllare la sua personale spesa sanitaria attraverso il buono sanità. In sostanza si tratta di assegnare ad ogni cittadino (tranne quelli affetti da patologie invalidanti) una cifra virtuale (pari a quella che la Regione spende per ogni abitante) da poter utilizzare nelle strutture sanitarie di tutto il territorio nazionale. I soldi risparmiati andranno a far cumulo su quelli dell’anno successivo per permettere di avere, soprattutto in tarda età, un cifra che permetta di affrontare le spese sanitarie legate a patologie della terza età.
L'esempio logico per far capire la sostanza di questa proposta è il seguente: se una persona deve fare una risonanza magnetica andrà nell’ospedale o nella struttura sanitaria che gli offrirà il servizio più rapido al minor costo. In questo modo le strutture sanitarie non potranno più permettersi gli sprechi: se infatti i loro servizi sanitari saranno troppo costosi o inefficienti non incasseranno abbastanza denaro per poter mantenere la struttura aperta. In questo modo i costi per l’assistenza sanitaria subiranno una forte riduzione a fronte dell’aumento della qualità del servizio.
Il settore della sanità e dell’assistenza sociale è uno di quelli che creerebbe svariate migliaia di posti di lavoro.
3. Bisogna rafforzare il comparto sicurezza, tra cui la magistratura, gli eserciti, la Croce Rossa, la Protezione Civile, le carceri, i tribunali e le forze di Polizia.
Tutte queste importanti Istituzioni, attraverso la ristrutturazione di sistema prospettata nel primo punto, non avrebbero più alcun problema di carenza di personale, di mezzi o risorse. Anche questo settore, naturalmente, creerebbe svariate migliaia di posti lavoro.
Gli effetti di questo rafforzamento avrebbero immediate ripercussioni su vari fronti: maggiore percezione della sicurezza, processi molto più brevi, certezza della pena dovuta alla costruzione di nuove carceri, intervento immediato nei luoghi colpiti dalle catastrofi naturali, fine della carenza di fondi, mezzi, uomini e potremmo continuare all’infinito.
4. È necessario costruire e assegnare case a basso costo a tutti coloro che non ce l’hanno e non possono permettersela economicamente dando loro la possibilità di acquistarla attraverso il versamento di una piccola quota mensile spalmata negli anni. Inoltre, bisogna assolutamente fissare un tetto, non variabile, per il prezzo di tutti i terreni adibiti alla costruzione di case, in base a quella che è la zona di posizionamento: centrale, semicentrale e periferica. Attraverso questo punto si raggiungerebbero due finalità: 1. tutti avrebbero una casa; 2. crollerebbero gli affitti e le speculazioni, che fanno sì che i ricchi diventino sempre più ricchi e che i poveri non possiedano mai nulla di loro proprietà.
Non ho mai condiviso gli interventi da parte degli organi statali, che decidono di assegnare mensilmente o annualmente aiuti economici alle famiglie a basso reddito per due precise motivazioni. La prima è che dare i soldi alle famiglie a basso reddito, certamente consente loro di pagarsi l’affitto e avere un tetto provvisorio, ma non risolve il problema, perché esse non possiederanno mai una casa. La seconda è che dare i soldi a un povero in modo che possa darli a un ricco proprietario di immobili, fa sì che il ricco accumuli sempre più ricchezza a discapito di tutti gli altri.
5. Occorre rendere completamente liberi e gratuiti (oppure attraverso il pagamento di una quota simbolica, ad esempio: un Euro...) tutti i comparti del settore cultura.
Ciò farebbe sì che luoghi come teatri, chiese, musei, gallerie d’arte, biblioteche, parchi e tutto il resto, fossero aperti gratuitamente a tutti. Tutto questo, inevitabilmente, attirerebbe milioni di turisti da ogni angolo del mondo e farebbe muovere il settore privato (hotel, ristorazione, bar, commercio generico, trasporti, eccetera). L'applicazione di questo punto farebbe sì che svariate migliaia di posti di lavoro fossero creati in questi settori.
6. Occorre fissare un tetto minimo e un tetto massimo di guadagno per tutti, lavoratori dipendenti del settore pubblico, quelli del settore privato e, naturalmente, anche per tutte le pensioni.
In ogni caso, il tetto massimo di guadagno, non dovrebbe mai superare di tre volte il tetto minimo, poiché bisogna garantire una forbice di guadagno tra le varie figure professionali che non sia squilibrata come avviene oggi e ristabilire quel senso di dignità ormai sepolto.
7. Bisogna aprire a tempo continuato (dodici ore al giorno credo sia la soluzione essenziale) tutti i luoghi pubblici adibiti al servizio dei cittadini.
8. È necessario garantire lo stipendio sociale a tutti i disoccupati nell’eventuale periodo di non lavoro.
Si tratterebbe di uno stipendio al 100% del valore dello stipendio minimo, che cesserà nell’immediato, così come cesserà la contribuzione pensionistica all'ente pubblico, quando un disoccupato rifiuterà per tre volte l’assegnazione di un qualsiasi posto di lavoro dagli uffici preposti a questo servizio.
9. Occorre garantire a tutti i lavoratori durante il periodo dell’eventuale cassa integrazione il 100% dello stipendio minimo contrattuale del livello in cui ogni lavoratore è inquadrato. Anche in questo caso varrà la stessa regola: lo stipendio minimo cesserà nell’immediato, così come cesserà la contribuzione pensionistica all'ente pubblico, quando il lavoratore rifiuterà per tre volte l’assegnazione di un qualsiasi posto di lavoro dagli uffici preposti a questo servizio.
Queste regole vanno introdotte perché è ovvio che la piena occupazione riduce drasticamente la massa di denaro improduttiva circolante che sarebbe erogata per sostenere gli eventuali disoccupati o i cassintegrati. I salari pagati alle persone “improduttive” aumentano la domanda ma non l'offerta, quindi non aumentano la produzione di beni e servizi. Questo può causare inflazione. Avere meno denaro improduttivo circolante attraverso il reimpiego di tutti i lavoratori significa meno inflazione o addirittura inflazione zero: come avviene oggi per il Giappone. L'inflazione zero, in ogni caso, non è mai un bene assoluto (più avanti ci concentreremo in maniera più approfondita su questo tema).
10. Infine, bisogna garantire un giusto ed equo stipendio sociale a tutte le persone affette da invalidità calcolato sulla effettiva e reale percentuale di non abilità, sempre utilizzando il concetto del tetto massimo di guadagno che non dovrebbe mai, in nessun caso, superare di tre volte il tetto minimo.
Chiusa la parentesi dei dieci punti, ecco di seguito le cinque regole.
1. L’istruzione gratuita per tutti non significherà crescere una società di giovani parassiti. La scuola sarà obbligatoria fino al diciottesimo anno d’età, ma dopo più di due bocciature si perderà per sempre la possibilità di accedere gratuitamente all’Università o di continuare gratuitamente gli studi. A quel punto, l’ammissione all’Università o la continuazione degli studi, sarà possibile solo pagando. Inoltre, tutti gli anni di sforamento del percorso scolastico stabilito dovranno essere riscattati col lavoro. Esempio: hai terminato gli studi tre/quattro anni dopo la fine naturale? Lavorerai tre/quattro anni in più rispetto all’età stabilita per il pensionamento.
2. Per tutti coloro che decideranno d’intraprendere il percorso universitario varranno le stesse regole. Sarà concesso un anno di fuori corso, superato il quale si perderà la possibilità di continuare gli studi universitari gratuiti. L’unica possibilità sarà quindi pagare.
3. Tutti coloro che subiranno condanne definitive per danni allo Stato o ai privati cittadini saranno esclusi a vita dalla possibilità di lavorare in qualsiasi settore del comparto pubblico e non potranno partecipare alle decisioni della vita pubblica attraverso nessun partito, associazione o movimento. Inoltre, perderanno il diritto di voto e non potranno candidarsi o ricevere nessun tipo di carica pubblica.
4. Tutti coloro che subiranno condanne definitive per danni allo Stato o ai privati cittadini saranno licenziati in tronco e non avranno alcuna possibilità di essere ammessi (nel caso degli studenti) o riammessi (nel caso dei lavoratori) in nessun ramo del settore pubblico.
Inoltre, non potranno ricevere nessun tipo d’incarico pubblico e non potranno partecipare ad alcuna società che appalta per il settore pubblico.
5. Coloro che subiranno più di una condanna definitiva, dopo la seconda si vedranno immediatamente confiscati tutti i beni fisici ed economici, eccetto una casa di proprietà: quella che i Tribunali riterranno essere giusta per le esigenze familiari di coloro che eventualmente saranno giudicati.
Attraverso questa ristrutturazione, l'Italia metterebbe al sicuro nel giro di pochi mesi le circa 61 milioni di vite che attualmente popolano questo Paese.
Il meccanismo della giustizia, naturalmente e per ovvie motivazioni, deve essere rivisto per quanto riguarda le tutele personali e i diritti dell’uomo: penso ad una sorta di “Suprema Corte di Giustizia Italiana” dove potranno appellarsi tutti coloro che eventualmente crederanno di aver subito un’ingiustizia, dopo la sentenza definitiva.
Riprendendo invece uno dei passaggi inserito al punto numero 6 dello “Statuto Roosevelt”, vedo benissimo la possibilità di un immediata istituzione di un «Alta Autorità per la Piena Occupazione di tutti e di ciascuno, capillarmente insediata e operativa con propri organismi locali sui vari territori, coordinati a livello nazionale (in questo momento ci fermiamo a quella nazionale, considerando il fatto che attualmente l'Italia è il laboratorio iniziale) da dirigenti di particolare sapienza e lungimiranza, dove sarà possibile rigenerare anche il ruolo storico dei Sindacati, negli ultimi decenni divenuti molto appannati, inconcludenti e inefficaci nella tutela sia degli occupati che dei disoccupati». Inoltre, sempre riprendendo un altro dei passaggi inserito al punto numero 6 dello “Statuto Roosevelt”, vedo benissimo l'idea di «consentire a tutti gli esseri umani di assaporare in modo degno i frutti del proprio lavoro e di rendere concreto il loro diritto alla felicità (fatto di svaghi, momenti ricreativi, riposo, occasione di impegno sociale, culturale e civile che trascendano i vincoli spazio-temporali e gli obblighi connessi alle attività lavorative), intende costituzionalizzare sotto ogni cielo anche una limitazione universale dell’orario di lavoro dipendente riguardante i singoli individui (massimo 5 ore giornaliere, escluse le possibilità di straordinari, sapientemente regolate e ben retribuite), anche al fine di favorire sempre e comunque nuove assunzioni e la piena occupazione.»
Piccoli dettagli aggiuntivi e conclusione
Questo è solo un piccolo accenno a tutte le cose che si potrebbero fare.
Ad esempio, dovrebbe assolutamente essere introdotta una norma che renda incompatibile il fatto che una persona possa ottenere più di una carica e che preveda che, se la persona non si sospende dal proprio posto di lavoro, percepisca solo il 50% della somma minima prevista per la carica che va a occupare.
Bisognerebbe istituire l'elezione diretta del Presidente della Repubblica con mandato di quattro anni (ovviamente anche la normale legislatura deve essere ridotta a quattro anni, stessa cosa per i Comuni). Bisognerebbe immediatamente chiudere tutte le Istituzioni politiche intermedie che si trovano tra il Governo centrale e i Comuni (Regioni, Province, Comunità, eccetera...) e lavorare per rafforzare tutti i Ministeri e gli Assessorati, facendo sì che tra queste Istituzioni ci sia una collaborazione diretta e immediata. In questo modo si accelererebbero i tempi e si eviterebbe che i soldi si perdano in differenti mani. L’applicazione di questo punto eviterebbe un enorme perdita di tempo e di soldi: i tempi per l’applicazione delle leggi sarebbero molto più rapidi in quanto ci sarebbe una collaborazione diretta tra Assessorati e Ministeri, si applicherebbe il concetto di trasparenza assoluta su tutto ciò che avviene all’interno delle varie amministrazioni e dei vari Ministeri, si eviterebbero le elezioni intermedie e si eviterebbe anche la scheda di voto per il rinnovo del Senato, in quanto io credo che debba essere presa in seria discussione anche l’eventualità della chiusura di questa Istituzione.
Bisognerebbe eliminare il finanziamento pubblico ai giornali ed ai Partiti, per evitare di assistere, durante le campagne elettorali, allo scempio totale che questi signori fanno delle città. Bisognerebbe eliminare le consulenze esterne, per evitare che lavori che possono e devono essere svolti da dipendenti pubblici vengano appaltati a società esterne a prezzi assurdi e con scarsi risultati. Bisognerebbe eliminare ogni tipologia di premio o vitalizio esistente per qualsiasi categoria professionale.
Bisognerebbe eliminare il sistema del ballottaggio, durante il quale avvengono le azioni più assurde e spregevoli in termini di corruzione, spartizione di poltrone, soldi, accaparramento di consulenze e di appalti. Bisognerebbe, quindi, promuovere l’elezione secca: chi prende un voto in più alla prima chiama elettorale, governa. Bisognerebbe introdurre la norma del licenziamento in tronco all’interno di tutti i settori del comparto pubblico per inefficienza o scarsa produttività al terzo richiamo scritto. Questa è una norma che deve assolutamente essere inserita, per evitare di creare ambienti frequentati da parassiti inefficienti che si recano al proprio posto di lavoro esclusivamente perché a fine mese devono percepire lo stipendio. Naturalmente, l’allontanamento dal settore pubblico sarà a vita, quindi non ci sarà più alcuna possibilità di essere reinseriti in qualsiasi contesto pubblico. Bisognerebbe garantire sempre e comunque a tutti, quando si è entrati a pieno regime nel mondo del lavoro, il versamento della somma mensile all’ente pensionistico pubblico, anche durante l’eventuale periodo di disoccupazione o di cassa integrazione.
Bisognerebbe garantire a tutti la pensione a un’età normale (sessant’anni credo sia l’età giusta per tutti) con una indennità decente, pari al minimo contrattuale del livello raggiunto negli ultimi cinque anni prima dell’uscita dal mondo del lavoro.
In conclusione: quanto sopra elencato, come ho più di una affermato, è applicabile solo ed esclusivamente in un Paese sovrano che possiede moneta sovrana ed aggiungo anche una banca pubblica al 100% direttamente controllata dal potere politico (aggiungo la precisazione della banca pubblica al 100% anche nel finale, sempre a beneficio di qualche eventuale “fesso”).
Ancora una volta e, sempre a beneficio di qualche eventuale strano soggetto, affermo che quanto finora detto rappresenta esclusivamente quello che è attualmente parte del pensiero del sottoscritto: è un “personalissimo” e parziale contributo che metto a disposizione per un eventuale stesura di un eventuale programma per l'Italia da parte del Movimento Roosevelt e non rappresenta il pensiero del Movimento Roosevelt (giusto o sbagliato che sia, non importa).
Chiudo il seguente passaggio intitolato “Riepilogo generale finalizzato alla comprensione dei meccanismi monetari ed economici in favore della piena occupazione applicabili in Italia e nel mondo” affermando ancora una volta che, tutto quanto scritto in questa specifica parte che riguarda la parte monetaria, economica, politica, occupazionale e tutto il resto fin qui evidenziato, rappresenta esclusivamente quello che è attualmente parte del pensiero del sottoscritto, quindi: NON rappresenta il pensiero del Movimento Roosevelt.
Vincenzo Bellisario
(Articolo del 18 ottobre 2015)
News dal Dipartimento Economia, Finanza e Lavoro
Riepilogo generale finalizzato alla comprensione dei meccanismi monetari ed economici in favore della piena occupazione applicabili in Italia e nel mondo
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- Categoria: Economia
- Postato da Vincenzo Bellisario
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