Il presidente del Movimento Roosevelt: il segretario di Stato americano chiederà al governo e al Papa di cambiare rotta, frenando l'influenza degli oligarchi che usano la Cina per imporci un nuovo paradigma, non più democratico, anche col pretesto del Covid
«Benvenuto a Mike Pompeo, al "fratello" Mike Pompeo, segretario di Stato americano, che sta venendo in Italia anche a spiegare - al Vaticano e agli ambienti politici - che deve finire, la vicinanza al partito "cinese", trasversale e sovranazionale, che in Italia si è allargato un po' troppo». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente del network massonico progressista sovranazionale, usa parole più che esplicite per accogliere nel nostro paese il "ministro degli esteri" statunitense, atteso a Roma nei prossimi giorni. A Pompeo, Magaldi rivolge un benvenuto «sincero e affettuoso», nonché «fraterno», a rimarcare la comune identità massonica. Con questa visita, il braccio destro di Trump «segnerà una soluzione di continuità con tante cose sbagliate, che riguardano anche la politica vaticana verso la Cina ma soprattutto l'infiltrazione del partito "cinese" (orientale e occidentale), che purtroppo ha forti addentellati in diverse, cosiddette democrazie occidentali». Magaldi lo definisce «un partito trasversale che vuole proporci un nuovo paradigma politico-sociale, ed è un partito che va sconfitto: Mike Pompeo - sottolinea Magaldi - verrà a dirlo chiaro e tondo, a tutti i principali rappresentanti della classe dirigente italiana».
Autore del saggio "Massoni" (Chiarelettere, 2014) che svela il ruolo occulto nelle superlogge mondiali nella sovragestione del potere, Magaldi ha ammesso che, nel 2016, le Ur-Lodges progressiste appoggiarono Trump, contribuendo al suo successo. «Uno dei grandi meriti della vittoria di Trump, anzitutto alle primarie repubblicane - dice oggi Magaldi - fu quello di aver impedito che Jeb Bush arrivasse alla nomination: già di questo, il mondo dovrebbe essere grato, a Trump». Nel suo saggio, Magaldi accusa i Bush di aver promosso - attraverso la superloggia "Hathor Pentalpha" - la strategia della tensione basata sul terrorismo internazionale avviata con gli attentati dell'11 Settembre contro le Torri Gemelle. Sulle imminenti presidenziali di novembre, Magaldi è ottimista: «Io credo che gli americani sceglieranno ancora Trump. Non bisogna temere la vittoria di Biden: sarebbe una presidenza debole, di uno che non ha grandi capacità, ma attorno a Biden ci sarebbe comunque un collegio di amministratori che, in termini di geopolitica, proseguirebbe sulla scia tracciata da Trump», che ha imposto l'alt all'espansione dell'influenza cinese in Occidente. «Io credo che Trump meriti una riconferma - sostiene Magaldi - perché ha fatto cose buone, con tutti i limiti del personaggio. E credo che gli americani andranno in questa direzione».
Severo, invece, il giudizio di Magaldi su Giuseppe Conte, uomo vicinissimo al Vaticano, rivelatosi una sorta di docile strumento del partito "cinese": lo si è visto nel modo in cui Palazzo Chigi e il Comitato Tecnico-Scientifico hanno imposto all'Italia un lockdown ultra-repressivo, modello Wuhan, ben sapendo che avrebbe fatto precipitare l'economia. Analoghe critiche a Bergoglio: imperdonabile, per Magaldi, la decisione di Papa Francesco di concedere al governo di Pechino il potere di designare i vescovi cattolici in Cina. Uno squillante avvertimento all'establishment italiano e vaticano - Conte e Bergoglio in primis - verrà ora direttamente da Pompeo, impegnato (con Trump) a preservare l'Italia dall'insidiosa influenza del "partito cinese", cioè il gruppo di potere - largamente atlantico - che oggi avversa Trump negli Stati Uniti, e che negli anni '70, attraverso il massone reazionario Kissinger, sdoganò la Cina per farne un modello economico - di successo, ma non democratico - da proporre poi anche all'Occidente. Magaldi (e lo stesso Pompeo) individuano l'ombra del partito "cinese" anche nell'attuale gestione "psico-terroristica" del coronavirus, utilizzato per comprimere la libertà e rendere permanente la riduzione dei diritti sociali e civili.
Dopo la visita di Pompeo - destinata a lasciare il segno - Magaldi annuncia che il Movimento Roosevelt presenterà il suo "ultimatum" al governo Conte: un pacchetto di proposte per alleviare immediatamente le sofferenze economiche provocate dal lockdown. «Sarà anche calendarizzato l'esordio della Milizia Rooseveltiana», formazione che scenderà in piazza nel caso in cui l'esecutivo non dovesse rispondere, in modo adeguato, alle sollecitazioni "rooseveltiane". «Finora, l'ultimatum a Conte non è stato ancora presentato, a causa della fluidità della situazione, molto complicata ma anche molto feconda», spiega Magaldi, riferendosi alla tornata elettorale del 20-21 settembre. In nome di un orizzonte nuovo, che sappia declinare il socialismo liberale nel terzo millennio, il Movimento Roosevelt sosterrà singoli candidati anche alle comunali: per esempio Massimo Della Siega a Varmo (Udine), e Marco Bonini a Zagarolo (Roma), in questo caso nel segno della discontinuità (Bonini era stato assessore col Pd, ma ritiene salutare un'alternanza, portando il centrodestra al governo di un Comune rimasto per vent'anni nelle mani del centrosinistra).
«Io non ragiono in termini di etichette facili e di superficie», chiarisce Magaldi, che archivia volentieri le categorie destra-sinistra: «Quello che oggi distingue un politico, semmai, è la sua vicinanza (o lontananza) rispetto all'unica ideologia subdolamente imperante, quella del neoliberismo che ha privatizzato e malamente globalizzato il pianeta», ideologia totalizzante «che oggi ci propone un orrore come il taglio dei parlamentari». Magaldi parla di una «bruttissima pseudo-riforma della Costituzione», che rischia di essere confermata dal referendum. «Credo che, alla fine, gli italiani saranno condizionati dalla pessima pedagogia antipolitica, antidemocratica e demagogica di questi anni: moltissimi italiani non hanno nemmeno capito perché votare Sì piuttosto che No». Problema: «Non c'è più una formazione civica adeguata, né tantomeno l'hanno fatta i mezzi di informazione, in questi mesi». Per questo, Magaldi teme che vincerà il Sì confermativo. «Ma stiano tutti tranquilli», avverte: «Appena possibile rimedieremo a questo eventuale scempio della Costituzione, se dovesse esserci. Tuttavia - aggiunge il leader "rooseveltiano" - anche se il pessimismo della ragione mi induce a ritenere che prevarranno i Sì, io andrò comunque a votare No».
La visita romana di Pompeo, ribadisce Magaldi, contribuirà a rimescolare ulteriormente le carte, in uno scenario dominato dal caos: governo fragilissimo e in fibrillazione per le elezioni regionali e il referendum, mentre il paese - fermato da Conte per quasi tre mesi - paga un prezzo altissimo, in termini di perdita economica, senza che l'esecutivo abbia saputo indicare una via d'uscita credibile. Il grande problema - l'emergenza sanitaria globale, declinata in modo catastrofico in Italia grazie a Conte - viene letto, da Magaldi, in termini geopolitici: e se è stato proprio il partito "cinese" a trasformare un virus in tragedia globale, esponendo l'Italia a pericoli gravissimi per la tenuta del suo sistema socio-economico, la risposta può venire oggi da Mike Pompeo (e domani da Mario Draghi, e che ha proposto un Piano-B già a marzo, sul "Financial Times": emissione illimitata di denaro, che non si trasformi in debito). Dando per probabile la riconferma di Trump, all'orizzonte il progressista Magaldi individua «quel Robert Francis Kennedy Junior, che col suo discorso a Berlino ci ha scaldato il cuore, ricordando che ogni vera soluzione, per l'umanità, non può prescindere dalla libera partecipazione democratica». Per Magaldi, il figlio di Bob Kennedy «rappresenta una speranza di un "upgrade" significativo, nei prossimi anni, anche nella conduzione della grande democrazia americana».
Fonte: "Gioele Magaldi Racconta", su YouTube il 16 settembre 2020, trasmissione condotta da Fabio Frabetti di "Border Nights", in questa puntata con la partecipazione di Massimo Della Siega e dell'avvocato Pierluigi Winkler, vicepresidente del Movimento Roosevelt.
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