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Magaldi: il mondo guarda a Draghi perché sa benissimo che vuol far entrare l'Italia nella storia, fino a far cambiare segno all'Europa cancellando per sempre l'austerity

Il presidente del Movimento Roosevelt: la portata del cambiamento sarà tale da esporre in modo forse anche pericoloso l'ex presidente della Bce, riconvertitosi alla causa social-liberale delle sue origini progressiste e post-keynesiane. Al futuro governo intanto chiediamo la fine delle immediate restrizioni-Covid e, da subito, un forte impegno per evitare che l'Iveco finisca ai cinesi

 

«L'Italia, l'Europa e persino il mondo attendono parole nuove: chi saprà interpretarle senza deludere sarà protagonista nella storia, a partire da questo momento». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente di primo piano in Italia del circuito massonico progressista sovranazionale, chiarisce il senso post-keynesiano della missione di Mario Draghi a Palazzo Chigi: «E' ridicolo temere che Draghi si finga tornato ai lidi keynesiani solo per raggirarci, facendo poi rispuntare il grugno del vecchio neoliberista neoaristocratico. Davvero gli converrebbe? No: sarebbe anche molto brutto, per la sua biografia e per i posteri - e Mario Draghi ci tiene, al giudizio della storia».

 

Quello di Draghi, dice Magaldi, «sarà un governo politico ma nel senso alto, ampio e meta-partitico del termine: un governo al servizio della "polis", e non dei partiti, che pure sono il sale della democrazia (ma quelli di oggi hanno fallito nelle loro possibilità di rappresentare, da centrodestra o da centrosinistra, un governo degno per il paese)». Sarà quindi un esecutivo «politico, con elevate capacità tecniche, che poggi su solide basi politiche e abbia una visione della "polis": è quello che serve, oggi, al sistema-paese». L'ex super-banchiere viene spesso definito un pragmatico, senza ideologie? Errore: «Sono gli attuali partiti, semmai, a non avere ideologie: sono composti da persone che non credono in nulla; sono dei pragmatici al ribasso, loro sì, attenti solo alle poltrone e alle piccole convenienze, al proprio narcisismo, al piccolo cabotaggio, allo sguardo di cortissimo respiro. E' ovvio che si accodino a Draghi: è anche giusto, è un modo per redimersi».

I partiti, aggiunge Magaldi, «hanno capito che Draghi la maggioranza l'avrebbe avuta, perché si sono messi in atto processi storici che vanno oltre l'Italia». L'ex capo della Bce era disponibile persino «a un'opzione di umiltà, per uno come lui, abituato alla leadership», pronto cioè anche a fare il super-ministro dell'economia nel caso in cui Mattarella avesse incaricato Marta Cartabia come presidente del Consiglio. «Ma non c'è stato tempo», continua Magaldi: «Sono intervenuti fattori sovranazionali e nazionali che gli hanno prospettato una larghissima maggioranza, ben prima del chiacchiericcio mediatico e partitico di questi giorni. Una larghissima maggioranza trasversale, che poi lo dovrà accompagnare al Quirinale, nel febbraio 2022; e il Colle resta l'obiettivo principale della "grande opera" che ha per fulcro proprio Mario Draghi». La missione: non solo salvare il paese dal tracollo e farlo uscire rapidamente dall'incubo-Covid, ma - anche e soprattutto - ridisegnare la governance (italiana, e poi europea) in senso autenticamente democratico.

 

Magaldi si considera tra gli ispiratori dell'operazione: ne ha spiegato il senso in una lettera inviata, per ora in forma privata, sia ai parlamentari che al presidente Mattarella. «E' quasi comico - dice - il fatto che oggi si santifichi Draghi, come se non avesse mai commesso errori o, al contrario, che lo si condanni, come se avesse solo e sempre operato in senso oligarchico e antipopolare». In realtà, riassume Magaldi, Draghi crebbe alla scuola post-keynesiana di Federico Caffè, per poi legarsi mani e piedi a un'altra ideologia, quella neoliberista in economia (e neoaristocratica sul piano politologico)». Dopo l'uscita del libro "Massoni", in cui Magaldi denuncia il ruolo di Draghi, accanto a quello di Napolitano, nella scelta di incaricare Monti per azzoppare l'Italia, Mario Draghi sentì il bisogno di definirsi «un socialista liberale».

 
La svolta progressista, continua Magaldi, è poi maturata fino a sfociare nel 2019, quando Draghi - ancora presidente della Bce - evocò la possibilità di ricorrere persino alla Modern Money Theory, ovvero la più radicale delle soluzioni post-keynesiane: emissione di denaro virtualmente illimitata e a costo zero, senza pesare sul debito. «Un argomento rilanciato nel marzo 2020 con un epocale editoriale sul "Financial Times": uscire dalla crisi Covid elargendo aiuti "come in guerra", destinati a non trasformarsi in debito». E' con questo spirito, assicura Magaldi, che Draghi si sta apprestando a prendere per mano l'Italia, partendo dagli aiuti del Recovery Plan. Una prospettiva diametralmente opposta a quella del rigore, nata da una crisi personale profonda: «Il "fratello" massone Mario Draghi è tornato a bussare ai circuiti massonici progressisti dopo una lunga sofferenza che è stata anche fisica: solo chi conosce Draghi sa cosa ha passato in questi anni di potere ma anche di solitudine. Guardandosi allo specchio, aveva una percezione di sé che non gli restituiva l'immagine che auspicava per sé, anche rispetto al mondo».

 

Oggi, secondo Magaldi, l'ex campione "neoaristocratico" Mario Draghi sta per rivelarsi anche nei fatti un neo-campione progressista, come anche Christine Lagarde, la cui diserzione è stata «un altro "colpo" assestato al fronte neoliberale». La determinazione di Draghi, insieme alla sua autorevolezza sul piano mondiale, secondo Magaldi potrebbe persino mettere a rischio la sua incolumità: «Mi è giunta voce che qualcuno, addirittura, mediterebbe di far fare a Mario Draghi la fine che fu fatta fare, nella storia, ad altri personaggi percepiti come pericolosi per il sistema», dice Magaldi, che si riserva di fornire notizie più precise. Voci in attesa di conferme, quindi, che comunque non fanno che ribadire la portata dell'azione che Draghi si appresterebbe a condurre, partendo da Palazzo Chigi.


Nette le richieste che il Movimento Roosevelt avanzerà al nuovo esecutivo: «Intanto, l'abolizione del coprifuoco (che è incostituzionale) e la riapertura serale dei ristoranti, e subito dopo - di pari passo con la campagna vaccinale finalmente iniziata - la fine di tutte le restrizioni assurde, imposte per via del Covid, dallo sciagurato governo Conte-bis, con il suo sciagurato ministro della salute, che hanno trasformato l'Italia in un grande ospedale, dove si mangia entro una cert'ora e poi si torna tutti in stanza». L'aria sta già cambiando, anche a livello europeo: «Non ci sarà nessun obbligo vaccinale, né alcun passaporto vaccinale». Altra richiesta al governo Draghi: l'impegno a evitare che l'Iveco finisca ai cinesi. «Sarebbe l'ennesimo vulnus al tessuto industriale italiano». Su questo, il Movimento Roosevelt ha avviato anche una petizione su "Change.org".

 

Fonte:
Gioele Magaldi Racconta, su YouTube l'8 febbraio 2021
https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3DcGcPhbKgVoc&source=gmail&ust=1612887594701000&usg=AFQjCNHoqK4dwK0bUOkF0IUdlwty3Jj_-w">https://www.youtube.com/watch?v=cGcPhbKgVoc

 

Iveco, la petizione su Change.org:
https://www.google.com/url?q=https://www.change.org/p/presidenza-del-consiglio-dei-ministri-governo-italiano-salviamo-l-iveco-salviamo-la-nostra-dignit%25C3%25A0?recruiter%3D263542416%26utm_source%3Dshare_petition%26utm_medium%3Dfacebook%26utm_campaign%3Dpsf_combo_share_initial%26utm_term%3Dshare_petition%26recruited_by_id%3D25fdfbd0-d31a-11e4-aa80-3178fe450cc8&source=gmail&ust=1612887594701000&usg=AFQjCNGKkqGokCx8VEB5_rvQWCVAXcEoJQ">https://www.change.org/p/presidenza-del-consiglio-dei-ministri-governo-italiano-salviamo-l-iveco-salviamo-la-nostra-dignit%C3%A0?recruiter=263542416&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=psf_combo_share_initial&utm_term=share_petition&recruited_by_id=25fdfbd0-d31a-11e4-aa80-3178fe450cc8

 

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