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Tommaso MoroOggi mi piacerebbe evidenziare insieme a voi gli obiettivi che come comunità culturale e politica tutti insieme perseguiamo. Molto spesso capita di assistere ad involontarie frizioni, litigi e incomprensioni figlie di un diverso modo di interpretare le stesse parole. Liberalismo, socialismo e uguaglianza sono concetti vasti, capaci di racchiudere ognuno al proprio interno una serie impressionante di suggestioni alle volte perfino in contraddizione fra di loro. Per capirsi non basta evocare un concetto e, spesso, non basta neppure presentarne un esatto excursus di tipo storico orientato filologicamente. Bisogna allora sforzarsi di condividere in profondità un comune “sentire”, anelito di giustizia che accumuna i migliori, anche e soprattutto a discapito di una dialettica sofistica ed epidermica che sovente salva la superficie per uccidere lo spirito. Proviamo per un attimo ad individuare le priorità che la nostra coscienza ci detta, senza cioè preoccuparci di catalogarle in automatico all’interno di un contenitore astratto. Qual è il fine del nostro impegno? L’Uomo. Come si difende la dignità dell’Uomo? Concependolo sempre e comunque come un fine e mai come un mezzo. Può essere felice un uomo che non è libero? Non credo. Cosa è la libertà? Libertà di espressione, di culto, di associazione, di intraprendere e di viaggiare. E poi, prima fra tutte le libertà prima indicate, libertà dal bisogno. E’ libero chi non ha i mezzi per provvedere al sostentamento di necessità basilari come mangiare, vestirsi e possedere una casa? Non è libero. E’ libero chi, pur possedendo il minimo indispensabile per sopravvivere, vive una dimensione subalterna e di sostanziale sudditanza? Non è libero. Qual è allora il compito che noi, sinceri democratici e progressisti, ci siamo dati dando vita al Movimento Roosevelt? Quello di garantire a tutti e a ciascuno il mantenimento dello status di cittadini conciliandolo con la definitiva liberazione dalla schiavitù materiale. Chi condivide questo semplice e chiaro fine è uno di noi. Gli obiettivi, scolpiti nella pietra, restano fermi; le procedure per realizzare gli obiettivi possono invece di volta in volta cambiare e divergere. Per questo, all’interno dei partiti politici degni di questo nome esistono le correnti, per consentire il periodico fronteggiarsi di ricette alternative, tutte però finalisticamente elaborate con la genuina intenzione di servire il comune obiettivo. Vediamo ora quali sono le posizioni che con maggiore frequenza emergono anche qui, nello spazio virtuale abitato dalla comunità de Il Moralista. Da una parte, esistono coloro i quali ritengono che le libertà economiche siano garanzia assoluta per il successivo sviluppo e mantenimento delle libertà sociali e politiche; dall’altro si stagliano non di rado le posizioni di chi, non senza argomenti, ritiene invece l’esaltazione del liberoscambismo garanzia di miseria diffusa nonché lievito di nuovi fascismi. Ora, la prima qualità che contraddistingue un uomo saggio da uno stolto è quella detta “del discernimento”. E l’uso del discernimento consente all’uomo saggio di non mischiare una verità finale (“vogliamo una società formata da cittadini liberi dal bisogno”), da una di tipo procedurale (“per realizzare la società che volgiamo dobbiamo assolutizzare il libero scambio o fare l’esatto contrario”). Storicamente le libertà economiche sono andate quasi sempre a braccetto con le libertà politiche e sociali. Tale considerazione trasforma il concetto appena espresso in verità perpetua? Sicuramente no. Perché ciò che è valso per il passato, non vale per il presente. Prendiamo ad esempio il caso cinese, dove l’innesto di riforme destinate a riconoscere la proprietà privata e le regole del libero mercato non hanno impedito il consolidarsi di un regime politico dispotico, assolutistico e violento. E prendiamo pure il caso dell’attuale Unione Europea, dove proprio sull’altare dell’assolutismo del dio-mercato si stanno limitando e restringendo le libertà politiche e democratiche (il caso Grecia è oltremodo emblematico). Questo per dire che, mentre è assolutamente importante rimanere fermi sui principi, è giusto coltivare una sana flessibilità rispetto a tutto ciò che riguarda gli strumenti preposti alla realizzazione del fine. “Signore, dammi la forza di cambiare le cose che vanno cambiate e di conservare quelle che vanno conservate. Ma, soprattutto, concedimi la saggezze di distinguere le une dalle altre” (Tommaso Moro).



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