Mercoledì in Salute N.25: Uno, nessuno e centomila
- Dettagli
- Categoria: Comunicazioni
- Pubblicato: Mercoledì, 04 Novembre 2020 12:52
- Postato da Comunicazioni Movimento Roosevelt
![Laudanipirandello 4fb48](/images/Laudanipirandello_4fb48.jpg)
Il presidente del Movimento Roosevelt: oggi Conte ha paura, perché sa di essersi spinto troppo oltre nell'opprimere la popolazione. L'emergenza è stata un colossale test planetario per abbattere libertà e democrazia, come richiesto dal "partito cinese". Chi ha voluto i lockdown dovrà essere processato. Il Covid è servito a fermare Trump, ma anche nel caso vincesse Biden sarà arrestato l'impulso egemonico dell'oligarchia che ha scatenato questa crisi utilizzando la dilagante influenza di Pechino
«A quel cialtrone di Giuseppe Conte trema la voce, ormai, nell'annunciare le nuove, inutili e devastanti restrizioni? Fa bene, ad avere paura: sa di essersi spinto troppo oltre, nel prestarsi a fare test di massa per dimostrare fino a che punto è possibile opprimere la popolazione, annullando democrazia e libertà, come vuole l'élite reazionaria che da decenni sta deliberatamente deprimendo l'Occidente». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, ha una visione chiara dell'origine della crisi in corso: «Prima il terrorismo economico-finanziario, poi la farsa hollywoodiana del terrorismo jihadista, e adesso la pandemia da operetta: sempre le stesse forze manipolano la realtà e la politica contro gli interessi delle collettività, in Italia e nel mondo». Magaldi sfida Conte e i fautori del "coprifuoco" in arrivo: «Saremo la cattiva coscienza di questi mascalzoni, esecutori e mandanti di questa tragicommedia chiamata pandemia». E avverte: «Chi ha ancora sangue nelle vene sarà felice di partecipare alle imminenti "passeggiate" della Milizia Rooseveltiana: senza mascherina e violando il coprifuoco, inviteremo le forze dell'ordine a fare obiezione di coscienza, nei confronti di misure assolutamente inutili in chiave anti-Covid ma micidiali per dare il colpo di grazia all'economia familiare di milioni di italiani».
Lo ho-BIT ‖ Ep.Speciale – Il “tecno soluzionismo” ci salverà dall’incubo della pandemia?
Cile, il referendum; Turchia, Caucaso, Libia ed altro - Ged N 21: Ged in Pillole, con Roberto Hechich
Scienza e Scemenza - Mercoledì in Salute N.24 con Nino Laudani
Vox MR: La settimana del Movimento Roosevelt (24.10.20)
Chiusure preannunciate. Quale senso hanno? - Mercoledì in Salute N.23 con Nino Laudani
New Europeans Perspectives N. 5: Is “Generation Europe” still European?
Il presidente del Movimento Roosevelt: una squallida montatura (giudiziaria e mediatica) ha colpito la donna arrestata a Milano, che in realtà aveva scoperto come riscattare con poca spesa padre Pierluigi Maccalli, sequestrato in Mali, per la cui liberazione invece sono stati appena spesi 10 milioni di euro. L'arresto della Marogna, diffamata come "la dama del cardinale Becciu", per Magaldi è un avvertimento di stampo mafioso rivolto al generale Luciano Carta, di cui la Marogna è stata strettissima collaboratrice. Obiettivo: indurre l'ex direttore dell'Aise a non rivelare nulla sulla verminosa speculazione che si organizza regolarmente dilatando i tempi di rilascio degli ostaggi
«I veri bersagli sono tanti: c'è anche Papa Francesco, che aveva nominato il cardinale Giovanni Angelo Becciu come "numero due" della Segreteria di Stato vaticana. Ma quello più grosso è un'impresa prestigiosa come Leonardo, punta di lancia dell'hi-tech italiano nel mondo e, ormai, unico soggetto in grado di svolgere la politica estera del nostro paese, vista l'assenza di ministri all'altezza (e anzi, la presenza alla Farnesina di emeriti imbecilli)». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente del circuito massonico progressista internazionale, forte di solide relazioni coi servizi segreti, lancia un'accusa gravissima: dietro al «polverone mediatico-giudiziario» scatenato contro Cecilia Marogna, valente operatrice collegata all'intelligence italiana e vaticana (presentata invece come un'avventuriera dalle mani bucate) c'è un preciso avvertimento, di stampo mafioso, rivolto al generale Luciano Carta, per anni a capo dell'Aise e ora presidente di Leonardo: guai, se si lascia scappare qualcosa riguardo al lucroso business che ruota attorno agli italiani rapiti in Africa. «Funziona così: rapitori e liberatori si mettono d'accordo sulla durata del sequestro, in modo da far lievitare il prezzo del riscatto».