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MazziniIn occasione del duecentodecimo anniversario dalla nascita di Giuseppe Mazzini e in corrispondenza del Solstizio d'Estate, l'attualità si mescola alla riflessione, che dedichiamo all'inadeguatezza delle categorie di destra e sinistra per il dibattito politico contemporaneo.

Una impostazione nuova, attuale, contemporanea alle esigenze e alle istanze sociali del XXI secolo richiede anche e
soprattutto la restituzione di significato alle parole, evitando di impaludarsi in specchi semantici ormai distorti e
logori per gli abusi subiti, tanto da non poter in alcun modo prestarsi oltre all'utilizzo intelligente e socialmente
costruttivo. Di questo argomento ci siamo già occupati con un recente articolo, "le parole rubate", dove veniva messo in risalto proprio il meccanisno di disfacimento voluto e sapientemente perseguito.

In quella rassegna, l'analisi delle malizie degli strumenti della propaganda (pubblicitaria, ma anche della cosiddetta "informazione") venivano spiegati con il facile riferimento alla "neolingua" di cui parla Orwell in "1984", dove alle parole e ai simboli che possono innescare condizioni di ribellione nei confronti del potere costituito, subito il sistema dell'informazione ufficiale associa un significato contrario che ne annulla il valore, la carica elettrica. Questa analisi, in quella sede applicata a termini come "democrazia", "emancipazione" ed altri, può facilmente aiutare a comprendere l'inattualità di termini come "destra" e "sinistra" nel dibattito politico contemporaneo, che già Norberto Bobbio negli anni '90 sentiva di dover portare a nuova definizione, con il suo saggio "Destra e sinistra - Ragioni e significati di una distinzione politica".

Le origini storiche delle denominazioni "destra" e "sinistra" delle due parti opposte nell'arena politica nascono in
Francia poco prima della Rivoluzione francese quando, nel maggio 1789, furono convocati gli Stati generali dal Re di
Francia, un'assemblea che doveva rappresentare le tre classi sociali allora istituite: il clero, la nobiltà e il terzo
Stato. Quest'ultimo si ordinò all'interno dell'emiciclo con gli esponenti conservatori capeggiati da Pierre Victor de
Malouet che presero i posti alla destra del Presidente, i radicali di Honoré Gabriel Riqueti de Mirabeau quelli alla
sinistra. Questa divisione si ripresentò anche in seguito, quando si formò l'Assemblea nazionale. A destra prevaleva una
corrente volta a mantenere i poteri monarchici, a sinistra stava la componente rivoluzionaria.

Quando, a fine agosto, si discusse l'articolo della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino che riguarda la
libertà religiosa, scrive Marcel Gauchet: "coloro i quali tenevano alla religione e al re si erano messi alla destra del
presidente, per sfuggire alle urla, ai discorsi e alle indecenze che avevano luogo nella parte opposta". La denominazione si consolidò durante l'Assemblea legislativa e la Convenzione Nazionale. Con la Restaurazione, la distinzione si conferma come una caratteristica costante del sistema parlamentare, destinata a durare e ad estendersi dalla Francia a tutta l'Europa. Nel periodo della Restaurazione, la destra si distinse nelle posizioni dei monarchici (les ultras) e dei cattolici (i contro-rivoluzionari).

Oltre Manica, il partito della destra dei "Tories" sosteneva il potere regio e l'integralismo religioso. Nell'Ottocento nacque il Conservative Party, che si alternò al governo con i liberali prima e poi con i laburisti. Negli Stati Uniti a metà Ottocento nasce il Partito Repubblicano che arriverà fino ai giorni nostri. Nel corso del Novecento, la destra ha compreso posizioni ideologiche come il conservatorismo, il nazionalismo, il liberismo, il cristianesimo tradizionalista e il liberalismo (nella sua accezione conservatrice). I maggiori esponenti di tale destra nel Novecento sono forse stati Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli USA, che hanno contribuito a trasformare il conservatorismo da ideologia statalista e protezionista in un pensiero prevalentemente nazional-liberale, individualistico e liberista.

In origine, "destra" doveva dunque rappresentare gli interessi della vecchia aristocrazia terriera alleata con il clero, per includere successivamente, con il consolidarsi di un'élite borghese industriale, i nuovi padroni delle fabbriche. "Sinistra", all'inizio rappresentata dalla borghesia sino ad allora non inclusa nelle élites sociali, sarebbe divenuta poi la categoria simbolica dei rappresentanti dei lavoratori.
La natura del potere, però, è quasi sempre corruttiva: così negli anni che da oggi riportano indietro alla Grande Rivoluzione, non possiamo che constatare come ideali un tempo saldamente radicati nella coscienza collettiva siano progressivamente affievoliti, a causa del loro pressoché sistematico tradimento e traviamento, dove i
rappresentanti dei lavoratori, sia i partiti che i sindacati, hanno fatto mercimonio degli interessi dei propri
rappresentati, sino a giungere alla situazione in cui, come è stato detto, di fatto i partiti dei lavoratori sono stati
espropriati dal capitale.

In base a questa tesi, oggi molto diffusa al punto da essere oggettivamente prevalente tra i politologi, non c'è più una "destra" contrapposta a una "sinistra" ma ci sono di fatto due destre, prodotto dell'alleanza tra aristocrazie terriere (modernamente: immobiliari) e finanziarie.
Si può notare, osservando su questo piano, che le nuove tecnologie, per quanto abbiano prodotto le condizioni per nuovi spazi di libertà, hanno di fatto compresso moltissimo la dimensione del "lavoro" come era stata concepita dalla rivoluzione industriale, perché l'automazione dei sistemi non richiede più utilizzo di manodopera in larga scala, e persino l'importanza della borghesia industriale tende a farsi sempre più subordinata rispetto a quella finanziaria.

In queste condizioni, il termine "sinistra" diventa in neolingua di fatto sinonimo di "seconda destra", perdendo tutto il carico di emancipazione e di riscatto sociale che le era in origine collegato. A ben vedere - e questo sarà certamente un punto rilevante per i sostenitori del Movimento Roosevelt - la "sinistra" ha commesso un suicidio storico già agli albori del suo sorgere (ma forse si dovrà parlare, più che di suicidio, di sapienti manovre), legato al prevalere, alla Prima Internazionale, del materialismo storico di Marx rispetto all'universalismo spirituale di Mazzini. In questo modo, le sinistre storiche europee, appena sorto il Sol dell'Avvenire, da subito rinunciavano alla dimensione spirituale, lasciando i popoli nell'oppressione della mentalità angusta del materialismo. Questo errore, di cui lo stesso Mazzini si accorse subito, è di una gravità enorme e, sin ora, né gli storici né i politici hanno dato segno di averlo adeguatamente compreso, incluse le conseguenze letterarie, per cui genericamente si è lasciato l'irrazionale e la metafisica alla "destra", impoverendo il patrimonio genetico della "sinistra".

Ad esaminare il culmine di perfidia, non si potrà tralasciare la tesi della Terza Internazionale che, richiedendo di
applicare la rivoluzione soltanto dove la coscienza di classe poteva supporsi matura, proponeva di "separare la falce dal martello", perché soltanto gli operai di fabbrica potevano essere considerati pronti e non anche i contadini. E' chiaro come tutto questo non abbia potuto far altro che indebolire il movimento di espansione della coscienza di cui erano portatori i visionari delle magnifiche sorti e progressive, che videro deluse le loro speranze e tradite le loro battaglie.

A noi moderni il compito di andare oltre queste categorie anguste di "destra" e "sinistra" e di tornare a
concepire posizioni autenticamente emancipazioniste e orientate a un progresso che non sia distruzione di risorse (ecco un altro inganno della neolingua e di indicatori come il pil), ma sia sostenibile e orientato non soltanto in senso
materiale, ma anche psicologico (includendo in questa categoria l'educazione e l'istruzione) e, importante come non mai, spirituale.