Abbiamo seguito con passione e coinvolgimento le vicende della politica greca.  Probabilmente, con uno scarto culturale che non permette di comprenderne fino in fondo le intime dinamiche, certo, ma non al punto da non capire l'evidenza. Il "mercato delle vacche" è un archetipo nei comportamenti dell' "homo economicus", questa bestia di cinismo generata dal capitalismo, dove la corruzione mediante il soldo è l'unica moneta. Il coraggioso referendum che ha mostrato all'Europa e al mondo intero di quale tempra sia fatto il popolo greco si è dimostrato fatalmente inutile.  Nulla possono la sincerità e il coraggio contro il potere seduttivo del denaro.  Ecco come 25 parlamentari greci hanno deciso di uscire da Syriza, distruggendo la tenue fiammella di speranza che la Grecia aveva acceso per la rigenerazione di un'Europa dei popoli contrapposta all'Europa della finanza.
25 parlamentari hanno spento questa fiammella, a loro dire (o meglio, a dire della stampa pagata dal sistema) per formare un partito di “Unità popolare”, sotto la guida dell’intransigente ex ministro dell’energia, e leader della minoranza interna, Panagiotis Lafazanis. Come scrive l'Huffington Post, nelle previsioni, "La nuova formazione diverrebbe così il terzo del Parlamento greco, che conta 300 seggi, davanti al centrista To Potami e ad Alba dorata di estrema destra, entrambi con 17 parlamentari."
A conferma del fatto che queste tensioni che hanno distrutto internamente Syriza siano state pilotate dal capitale (e dalla corruzione o, se preferite, dal "mercato delle vacche"), si dovrà riflettere sulla posizione dell'ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che ritorna al fianco di Tsipras.  Già in tempi recenti, quando il Movimento Roosevelt il 18 luglio ha dato luogo alla sua manifestazione a Roma, davanti all'Ambasciata Greca, mi era accaduto di paragonare il rapporto tra Tsipras e Vaoufakis a quello, in un altro secolo, tra Federico II e Pier delle Vigne: la stessa accusa di tradimento, la stessa costruzione artefatta per minare dall'interno gli equilibri.  Dante Alighieri ricorda l'episodio, facendone un archetipo dell'intrigo politico.  Lo stesso intrigo che ha delegittimato Varoufakis, che la stampa ha descritto come un cinico speculatore al servizio di George Soros e del capitalismo greco, che faceva il suo gioco per guadagnare sulle svalutazioni.  Tutto falso.
La verità che emerge oggi è che Varoufakis è ancora lì, con Tsipras (anche se i rapporti sono da ricostruire, proprio a causa dei veleni sapientemente sparsi dagli attori dell'intrigo che ha portato alla rottura di Syriza), mentre 25 Skiliphotys si son fatti comprare, ottimizzando al massimo il loro momento di gloria con quello che definiremo, italiotamente, come un classico "salto della quaglia".
C'è molta amarezza in questa ironia, e molto pessimismo sul nostro futuro.  Vediamo la ragione, la nostra amata, deificata Ragione illuminista, alla mercé del soldo, disperatamente impotente contro il potere corruttivo del danaro.
Già Plutarco scriveva di un tempo in cui l'oracolo di Delfi non aveva più significato per i presenti; già la riforma di Clistene, che estendeva il diritto di voto ai molti era illusoria; devastante la trasformazione socratica del metodo pitagorico.  La democrazia è sconfitta.
Di fronte a queste considerazioni, dovremmo forse ritirarci in una dimensione filosofica che respinge il mondo, che sa che il mondo non può essere - come nell'avvertimento tracciato nei Manifesti R+C - altro che corruzione, altro che trionfo della verità mescolata alla menzogna.
Questo non è un articolo di risposte, quanto, piuttosto, di domande, che si rivolgono a chi saprà vederle.


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