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Ad un anno ormai dalla nascita del Movimento Roosevelt, è forse venuto il momento di chiedersi cos’è stato il movimento sin qui, nelle parole di chi ha tentato di divulgarne il pensiero e soprattutto nell’azione concreta dei suoi militanti. Non vuole essere un bilancio, quanto piuttosto un discorso sul futuro.

 Dal dibattito informatico di questi giorni tra i membri del Direttorio, in vista della prossima Assemblea Generale del 30 Aprile, emergono alcune linee comuni su cui vale la pena di soffermarsi.

 Innanzi tutto la difficile questione del rapporto tra Movimento Roosevelt e Massoneria. Il rischio che il movimento sia percepito come “longa manus” di un non meglio precisato apparato massonico è reale. Qualcuno ha definito tale rapporto con parole suggestive ma per nulla esagerate: ingombrante come un “elefante”, una “barriera” da rimuovere e così via.

 Per la verità, l’impressione è che tale rischio sia più che altro paventato dai militanti, dal momento che l’opinione pubblica – intendendo con ciò larghi strati di cittadini sparsi in modo omogeneo sul  territorio nazionale e con i quali si riesca a comunicare non solo attraverso i social network –  non sembra ancora essersi misurata con il problema. E questo, in un certo senso è un bene, perché consente di predisporre opportune strategie di comunicazione – che naturalmente dovranno essere messe a punto da autentici esperti – per affermare il diritto del MR ad esistere e confrontarsi nell’agone politico con gli altri movimenti e partiti politici. E in questo senso e in un primo tempo non è tanto importante – come acutamente ha osservato qualcuno – definire le linee programmatiche o comunicare le nostre politiche, bensì mostrare la nostra immagine. Tanto più che già nel nome il movimento si richiama a contenuti ideologici facilmente riconoscibili, perché attengono alla sfera dei diritti umani, tanto materiali che esistenziali dell’individuo e della collettività. Solo in un secondo momento verrà poi la questione di stabilire le priorità [e questo fa ancora parte della strategia della comunicazione, oltre che della strategia politica] e, da ultimo, dirimere in una linea condivisa le molteplici interpretazioni tra diritti reali di tutti e diritti desiderati che tuttavia non possono pretendere l’universalità.

 Ma la netta separazione tra Movimento Roosevelt e Massoneria deve già avvenire in questa prima fase, altrimenti c’è davvero il rischio di essere identificati come “massoni” o “paramassoni” e l’opinione pubblica, come tutti sappiamo, è stata educata, o per meglio dire “diseducata”, a voltare la faccia dall’altra parte allorché avverte l’odore della massoneria nella politica. Altro e diverso è il discorso e l’auspicio che la Massoneria si presenti in futuro davanti all’opinione pubblica in una luce diversa. Ciò non può e non deve riguardare il Movimento Roosevelt.

 È vero, d’altra parte, che il movimento trae la sua ragion d’essere dalla consapevolezza che “Il mondo moderno e contemporaneo è stato costruito dalla massoneria, sconfiggendo le antiche aristocrazie ecclesiastiche e del sangue. E oggi i suoi membri più eminenti ne controllano e gestiscono il funzionamento per finalità benemerite (democratiche, liberali, libertarie, laiche, ugualitarie e filantropiche) o esecrabili, come la costituzione di nuove oligarchie dello spirito e della finanza sovraordinate alla sovranità popolare, che viene svuotata di sostanza.” [“Massoni…”, Chiarelettere, p.26].

 Tuttavia, se il libro Massoni. Società a responsabilità illimitata può essere considerato una pietra miliare per riscrivere la storia del mondo e ricordare quale fu il ruolo della Massoneria nei secoli scorsi a sostegno del liberalismo, della democrazia e dei diritti umani, ma anche per comprendere l’attualità, occorre tener presente che il discorso dell’autore sembra avere una duplice valenza: da una parte parla per tutti coloro che vogliano e sappiano comprendere la realtà in cui vivono e/o hanno vissuto i loro padri, dall’altra si rivolge agli “addetti ai lavori” della libera muratoria in un linguaggio chiaro e determinato, come per esempio quando annota: “La massoneria ordinaria è quella rappresentata dal circuito delle Gran Logge e dei Grandi Orienti (…) organizzati su base nazionale e dotati di rapporti diplomatici internazionali con altre potenze massoniche. Si tratta di in circuito che ha alimentato, combattuto e vinto le grandi sfide della modernità, ma che adesso è in grave stato di crisi e declino a causa del suo conservatorismo, della sclerotizzazione delle sue strutture, del suo dogmatismo pseudo ecclesiale, della sua tendenza a scomunicare ogni istanza eretica e critica al suo interno, del suo atteggiamento non inclusivo e accogliente verso comunioni massoniche minori, della sua colpevole inclinazione a ‘disunire ciò che è integro invece di ‘riunire ciò che è sparso’, tipica locuzione e tipico dovere iniziatico dei massoni autentici. Ma soprattutto, a pesare è stata la perdita di vocazione avanguardistica, sul piano ideologico e culturale, rispetto alle sfide di un mondo ipercomplesso e globalizzato come quello attuale.” [cit., p.22].

 È chiaro che al Movimento Roosevelt deve interessare solo la prima delle due interlocuzioni e che anche questa deve essere offerta scevra di sovrastrutture storiche e ideologiche che ne zavorrino il messaggio, lasciando trasparire nel linguaggio più semplice ed efficace possibile la voce del movimento, che si sostanzia nella lotta per l’acquisizione dei diritti fondamentali ancora negati ai cittadini, quali soprattutto il diritto al lavoro, alla sicurezza, alla dignità della vita, alla libertà di opinione e di espressione. È altrettanto chiaro che per questo scopo sono necessarie precise strategie politiche e che nulla deve essere lasciato all’improvvisazione. Come pure deve essere trasparente il momento decisionale, preso da pochi, ma poi condiviso in sede assembleare dalla maggioranza dei militanti o, per questioni di massima urgenza, sottoposto all’approvazione degli iscritti attraverso la rete e nella garanzia che la minoranza accetti la regola aurea della democrazia che impone, all’interno di uno stesso movimento, l’accettazione, sia pure critica, della volontà della maggior parte. Ma questo è già il secondo obiettivo dal quale ne scaturisce un terzo, quello dell’organizzazione capillare. Deve tuttavia essere chiaro che entrambi questi obiettivi ne presuppongono un primo che, come già detto, è quello della strategia della comunicazione ed è altrettanto evidente che sin da questo primo momento deve interrompersi agli occhi dell’opinione pubblica, se c’è mai stato, il circolo vizioso Movimento Roosevelt-Massoneria che rischia di creare molteplici fraintendimenti, se persino chi ha ricoperto in passato la carica di Segretario Generale del MR, in un recente post del suo blog, si lascia andare a considerazioni quanto meno inattuali circa il rapporto fecondo tra il messaggio di Cristo e il concetto di “sovranità popolare” e che, quel che è peggio, vede nella Patristica prima e nella Scolastica dopo, la fonte di ciò che di buono offre la modernità e che per contro fa discendere la modernità maligna da una “sapienzialità altra”, con più che probabile riferimento alla Massoneria genericamente intesa, senza che neppure gli passi per la testa e per la penna che la società moderna – con le sue categorie di libertà di pensiero, di espressione e di parola, con le sue istituzioni liberali e democratiche, ancorché suscettibili di costante perfezionamento – nasce non già dall’integralismo teologico più o meno vagheggiato dai dottori della Chiesa, ma per contrapposizione a quello, attraverso la riforma luterana, le rivoluzioni inglesi, il giusnaturalismo, le sette leggi noachide – di cui fu portatrice la Massoneria già ben prima della costituzione delle prime logge londinesi –, l’illuminismo, la rivoluzione americana, la rivoluzione francese, le tante dichiarazioni sui diritti intangibili degli esseri umani: pensiero e azioni che videro in prima linea la libera muratoria, anche grazie al sangue versato da tanti massoni.

 In definitiva, l’unico modo per esorcizzare “l’elefante” mi sembra quello di non montarci sopra, sia pure nell’intento di far crescere il movimento. Gli spazi politici offerti dall’attualità consentono ben altre e più agevoli andature. Il Movimento Cinque Stelle ha mai spiegato alla gente che il termine “cittadini” con cui si chiamano tra loro eletti ed elettori ha la sua fonte nella rivoluzione francese, sicuramente la più massonica di tutte le rivoluzioni? Ciò non significa, naturalmente, accodarsi alla politica di un movimento che ha ormai raggiunto un quarto dell’elettorato. Come pure è da evitare la leggerezza e la superficialità con la quale alcuni militanti e diversi cittadini hanno fatto proprie sui social network le considerazioni di un membro del Direttorio pentastellato, circa l’opportunità di denunciare Renzi e Napolitano in base all’art.98 del Testo Unico delle leggi elettorali [Titolo VII: Disposizioni penali] che prevede il carcere per i pubblici ufficiali che costringano o inducano mediante coercizione gli elettori ad astenersi in occasione di un referendum. In realtà, il presidente del consiglio e l’ex presidente della Repubblica si sono limitati ad esprimere l’opinione – giusta o sbagliata che fosse, secondo il punto di vista – che sarebbe stato preferibile astenersi su un tale interrogativo, e l’hanno fatto in base a una cattiva legge che prevede un “quorum” tanto elevato per legittimare un referendum e che di conseguenza trasforma l’astensione in una vera e propria scelta elettorale, persino più importante del e del no. Premesso che il MR dovrebbe battersi per l’abolizione del “quorum”, resta la considerazione su certo opportunismo di un dirigente politico di primo piano che, utilizzando la rete, fa dimenticare anche ai nostri militanti più attivi e meritevoli, al di là della lettera del testo in questione, uno dei fondamentali diritti umani: la libertà di espressione di ogni cittadino [anche se titolare di un importante incarico pubblico], purché non si traduca in affermazioni diffamatorie e/o offensive, non può trasformarsi in un reato.

 Il Movimento Roosevelt ha una sua specificità che lo rende diverso dai Cinque Stelle, proprio perché ha la pretesa di conoscere la storia da cui proviene, in particolare le vicende che vanno dall’avvento del nazifascismo sino alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che Eleanor Roosevelt fece approvare dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre del 1948, all’indomani di una guerra che il presidente americano Franklin Delano Roosevelt fu costretto a portare in Europa per fermare il nazismo e la più grande negazione dei diritti umani che la Storia abbia mai conosciuto in epoca moderna. La forza, la peculiarità e la lotta del MR devono basarsi sulla consapevolezza che taluni di questi fondamentali diritti non hanno trovato concreta attuazione in Italia, in Europa e nel mondo e che una globalizzazione selvaggia rischia di renderli inapplicabili almeno per i prossimi cinquant’anni.

 Non accodarsi, certo, ma ove possibile percorrere tratti di strada in comune con i Cinque Stelle, così come del resto con altre forze politiche, su questioni di reciproco interesse, ricordando tuttavia che almeno uno dei tanti motivi di successo della strategia pentastellata si deve proprio all’immagine offerta all’opinione pubblica, a torto o a ragione, di essere un movimento politico diverso da tutti gli altri.

Sergio Magaldi (uno dei Direttori Generali MR e, ad interim, Responsabile Dipartimento Attività Culturali del Movimento Roosevelt)

NOTA BENE a cura dell’Ufficio di Presidenza MR: con decorrenza a partire da oggi, Sergio Magaldi viene anche nominato, come DIRETTORE GENERALE  e  come membro effettivo, al pari degli altri, coordinati da DAVIDE SCARANARI,  del DIRETTORIO GENERALE ESECUTIVO del Movimento Roosevelt (www.movimentoroosevelt.com ).

Rammentiamo che i membri attuali del Direttorio Generale Esecutivo MR sono, ad oggi:

DAVIDE SCARANARI, MASSIMO CORTI, RAFFAELLA GAZZANIGA, GIOVANNI SMALDONE, ANTONIO (NINO) LAUDANI, DAVIDE CRIMI, CESARE TREVISANUT, MICHELE PETROCELLI, SERGIO MAGALDI e MARCO MOISO (anch’egli nominato a partire da oggi in questo supremo consesso esecutivo MR, conservando anche l’incarico di Supervisore Generale MR per Londra e il Regno Unito).


( Articolo del 23 aprile 2016 )

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