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Gioele Magaldi rivela: vogliono "suicidare" Cecilia Marogna per minacciare il Generale Luciano Carta e farlo tacere sul business dei rapimenti

Magaldi: vogliono "suicidare" in carcere Cecilia Marogna, dopo che la stampa l'ha dipinta come fatua e disonesta millantatrice. Vero obiettivo: minacciare l'ex capo dei nostri 007 (ora presidente di Leonardo), in modo che taccia sull'infame business dei rapimenti e delle lucrose liberazioni degli ostaggi italiani in Africa

 

Il presidente del Movimento Roosevelt: una squallida montatura (giudiziaria e mediatica) ha colpito la donna arrestata a Milano, che in realtà aveva scoperto come riscattare con poca spesa padre Pierluigi Maccalli, sequestrato in Mali, per la cui liberazione invece sono stati appena spesi 10 milioni di euro. L'arresto della Marogna, diffamata come "la dama del cardinale Becciu", per Magaldi è un avvertimento di stampo mafioso rivolto al generale Luciano Carta, di cui la Marogna è stata strettissima collaboratrice. Obiettivo: indurre l'ex direttore dell'Aise a non rivelare nulla sulla verminosa speculazione che si organizza regolarmente dilatando i tempi di rilascio degli ostaggi

 

«I veri bersagli sono tanti: c'è anche Papa Francesco, che aveva nominato il cardinale Giovanni Angelo Becciu come "numero due" della Segreteria di Stato vaticana. Ma quello più grosso è un'impresa prestigiosa come Leonardo, punta di lancia dell'hi-tech italiano nel mondo e, ormai, unico soggetto in grado di svolgere la politica estera del nostro paese, vista l'assenza di ministri all'altezza (e anzi, la presenza alla Farnesina di emeriti imbecilli)». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente del circuito massonico progressista internazionale, forte di solide relazioni coi servizi segreti, lancia un'accusa gravissima: dietro al «polverone mediatico-giudiziario» scatenato contro Cecilia Marogna, valente operatrice collegata all'intelligence italiana e vaticana (presentata invece come un'avventuriera dalle mani bucate) c'è un preciso avvertimento, di stampo mafioso, rivolto al generale Luciano Carta, per anni a capo dell'Aise e ora presidente di Leonardo: guai, se si lascia scappare qualcosa riguardo al lucroso business che ruota attorno agli italiani rapiti in Africa. «Funziona così: rapitori e liberatori si mettono d'accordo sulla durata del sequestro, in modo da far lievitare il prezzo del riscatto».

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