News dall'Ufficio Stampa

Il presidente del Movimento Roosevelt annuncia il suo "no", al taglio dei parlamentari: triste che lo caldeggino i 5 Stelle, che oggi non pretendono più l'ottimo strumento dei referendum propositivi. E su Draghi: surreale che a raccontare di averlo proposto a capo dell'Ue sia una nullità politica assoluta come Conte, destinato a sparire dalla circolazione

 

«Altro che taglio dei parlamentari: vorrei che deputati e senatori fossero il doppio degli attuali, e per giunta pagati il doppio. Non siamo ipocriti: se a pagarli adeguatamente non sarà lo Stato, provvederanno i privati (anche in modo illegale). E se le poltrone verranno tagliate, resteranno "sicure" solo quelle destinate a uomini che, anziché ai cittadini, risponderanno solo ai leader di partito». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, stronca la proposta referendaria di decurtazione della rappresentanza democratica, in Parlamento. «E' triste che a volerla siano soprattutto i 5 Stelle, che un tempo caldeggiavano nobili forme di democrazia diretta come i referendum propositivi: un'idea ottima, a mio avviso, per integrare la democrazia rappresentativa. Peccato che i grillini se la siano completamente dimenticata».

L'antipolitica dominante, che in tempi di crisi acutissima gonfia i consensi del facile "sì" al taglio dei parlamentari, secondo Magaldi deriva dalla cocente delusione degli italiani per i leader che si sono succeduti negli ultimi anni: «Personaggi come Berlusconi e Renzi, bravissimi a chiacchiere quanto inconsistenti al lato pratico: stando alle riforme introdotte, il loro bilancio è davvero misero». Un caso addirittura grottesco è quello dei grillini: «Volevano "aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno", e oggi si ritrovano a puntellare un regime neoliberista che, da decenni, non chiede altro che tagliare ogni rappresentanza popolare: il referendum sulla riduzione dei parlamentari, demagogico e irrisorio sul piano del risparmio economico (vale un caffè offerto agli italiani, in un anno) piace molto ai signori dell'austerity, preoccupati di spegnere gli ultimi spazi di democrazia a disposizione dei cittadini».

 

Non è un caso, aggiunge Magaldi, che i più accesi sostenitori del "sì" - da Conte a Di Maio - siano anche «esponenti del partito "cinese", trasversale alle istituzioni, che ha imposto una gestione dell'emergenza in stile Wuhan, agevolando in più occasioni la penetrazione di Pechino nel sistema-Italia». Sferzante il giudizio di Magaldi su Conte, che ha raccontato di aver proposto Draghi come presidente della Commissione Ue: una dichiarazione patetica, dice il presidente "rooseveltiano", da parte di un soggetto che - come tutti sanno, in Italia e in Europa - non ha mai avuto alcun titolo per "candidare", in qualunque sede, un personaggio internazionale del calibro di Draghi. «L'avvocaticchio Conte, incidentalmente ancora primo ministro proprio grazie al Covid, presto tornerà al nulla dal quale è venuto», chiosa Magaldi: «Purtroppo per l'Italia, ha avuto il tempo di disastrare la nostra economia: e se oggi si parla di Draghi, è perché il governo Conte non ha la minima idea di come sfruttare in modo adeguato i prestiti europei del Recovery Fund, senza cioè uno straccio di idea su come rimettere in piedi il paese».

 

Fonte: "Gioele Magaldi Racconta", il 7 settembre 2020 su YouTube