News dalla Redazione

Gran parte della vita del Movimento Roosevelt si svolge on line tramite i siti e i social. Se non ci fosse internet avremmo molte più difficoltà a creare un tessuto sociale con cui condividere azioni e punti di vista. Oggi il tema della libertà della rete è sempre più sotto osservazione e il tema della “Net Neutrality” ha riportato al centro del dibattito i rischi che sta correndo il web.
A proposito di rischi è appena uscito su Netflix il documentario Risk, firmato dalla regista premio Oscar Laura Poitras. Narra la storia di Julian Assange, di cui riporto qui di seguito un estratto della recensione che ho scritto sul blog Mosquicide: “In questi giorni si parla di net neutrality dopo le decisioni prese dalla Federal Communications Commission statunitense: l’idea sarebbe di creare un internet a due velocità, chi paga di più è più veloce. I critici dicono che queste scelte minano la libertà del web. Ma siamo sicuri che il web al momento sia libero? Questo documentario vi potrà mostrare alcune cose: intanto il web è un grande strumento di sorveglianza sia da parte di aziende che da parte di gruppi politici e agenzie governative. La sorveglianza e la violazione della privacy sono i primi elementi liberticidi già presenti in rete fin dalla sua fondazione. In più il web è sempre e comunque alla mercé della politica e dei militari. Nel film si mostra come durante le primavere arabe i governi bloccassero i social per sedare o ostacolare le rivolte. A questi argomenti si aggiunga il tema del ranking, la nuova censura on line: se un argomento non piace alle linee guida della comunicazione globale i motori di ricerca lo possono rendere difficilmente rintracciabile. Non solo: il denaro crea già profonde differenze nell’uso della rete, basti pensare alla creazione dei cosiddetti influencer: creature mediatiche che promuovono prodotti pagati dai brand e che grazie ai soldi dei brand comprano follower on line accrescendo i loro cachet in un circolo, per loro, virtuoso. L’influencer non è un giornalista, non ha una deontologia professionale e non ha regolamentazioni vigenti in ambito di pubblicità occulta, ma veicola contenuti sulla base di una potenza di fuoco mediatica data dal denaro. Gli influencer danno materiale al costante bisogno di contenuti che ha il web e la produzione pressoché infinita di contenuti non discriminati tra realtà e finzione genera con facilità il fenomeno delle fake news, ma anche per la loro fabbricazione serve denaro (chissà quanto avranno speso per fabbricare il Russiagate). Quindi il web a più velocità è già una realtà”.
Perché non organizzare con il Movimento Roosevelt un convegno sulla libertà della rete invitando anche referenti di Wikileaks, magari la stessa Laura Poitras e giornalisti come Glenn Greenwald? Potremmo darci da fare per la prossima estate. I diritti hanno un valore che travalica i confini e la diffusione dei diritti sarà strettamente legata all’evoluzione che avrà il web nei prossimi anni.


Paolo Mosca



(Articolo del 17 dicembre 2017)