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untitled7 45f2cDiciamoci la verità: la partita Tsipras/Varoufakis contro Resto del Mondo ha visto prevalere sostanzialmente i secondi, come del resto era quasi scontato che fosse. Troppo diverse le forze in campo per sperare in un risultato diverso. Per carità, nel calcio come nella vita ogni tanto capitano pure le soprese. E se qualcuno ha ingenuamente sperato fino all’ultimo che il premier ellenico potesse trasformarsi in una specie di Pak Doo-Ik della politica, eroe per una notte capace di mandare al tappeto i blasonati avversari tra lo stupore generale… ebbene quel qualcuno farebbe bene adesso a tornare con i piedi per terra.

Le squadre forti perdono raramente in condizioni normali, figuriamoci quando hanno pure dalla loro parte arbitri, guardalinee e pubblico pagante. Insomma, la partita greca è finita 4 a 0 per la squadra capitanata dall’arcigno Schaeuble, il quale, sempre nel nome della tanto sbandierata “solidarietà europea” s’intende, si è subito premurato di sbeffeggiare le democrazia ateniese con parole degne di un ubriacone della peggiore periferia di Dresda: “Ora Tsipras avrà qualche difficoltà a spiegare i termini dell’accordo al suo elettorato”. Certo, “l’europeista” Schaeublegode nel fomentare odio fra le nazioni, potendo ancora contare sulla benevolenza degli dei. Ma Schaeubledovrebbe sapere che gli dei sono volubili e capricciosi, trasfigurando per ragioni inintelligibili il favore di oggi nel disincanto di domani. Per maggiori informazioni sul punto chiedere dei vari Himmler e soci. In ogni caso Schaeuble ha tutto il diritto di sentirsi soddisfatto, al pari del buon Pirro all’indomani della battaglia vinta ad Ascoli Satriano. La piccola Grecia, di fatto isolata da ignavi interessati del calibro di ObamaRenzi Hollande, non poteva oggettivamente ottenere nulla di più. Al dunque il blocco neonazista che ha forgiato il nuovo ordine mondiale sulla base degli accordi infra-massonici del 1981 ( leggi “Massoni”, nello specifico capitolo riguardante  “United Freemasons for Globalization”,) si è rivelato ancora una volta compatto e monolitico. Perfino il sedicente progressista Obama, a parte qualche meschino sussurro, non ha sostanzialmente profferito verbo, palesando per l’ennesima volta agli occhi del mondo la sua reale natura di ventriloquo dei desiderata elaborati in loggia del ben più risoluto Zbigniew Brzezinski (vedi ancora “Massoni”, nello specifico Ur-Lodge “Maat”). Ora, valutando la faccenda con animo sereno dobbiamo riconoscere che l’unico strumento contrattuale in mano al nuovo governo greco è rappresentato dalla possibilità di minacciare unilateralmente l’uscita dalla moneta unica. Una eventualità, effettivamente dirompente, che creerebbe di sicuro qualche difficoltà ai pieni alti del potere globale. Si, ma a quale prezzo? Nel caso in cui Tsipras decidesse di far saltare il banco, è prevedibile ipotizzare il tipo di contromisure che la comunità internazionale predisporrebbe a scopo ritorsivo. La Grecia, nell’immaginario collettivo, sarebbe subito paragonata ad una specie di Cuba ante litteram risorta nel cuore dell’Europa, patria di reprobi da rimettere in riga per mezzo di  nuovi embarghi da comminare a scopo “didattico” e “profilattico”. La Grecia, in automatico gratificata della patente di “nazione fallita”, verrebbe  poi immediatamente isolata e perciò costretta a rispolverare una specie di autarchia economica che finirebbe naturalmente con lo sfociare nello sciovinismo prima e nel fascismo poi. Ho l’impressione che quello appena tratteggiato sia proprio lo scenario perseguito con fare furbo e dissimulato dai troppi Schaeuble che s’aggirano per le stanze del potere europeo. Escludendo quindi la possibilità di decidere in concreto l’uscita dall’Euro, ai greci non restava fare altro che abbozzare e sperare nell’arrivo di tempi migliori (se, invece, avessero minacciato di uscire dall’Euro Paesi come l’Italia o la Francia i rapporti di forza sarebbero risultati decisamente diversi. Ma questa è una storia ancora tutta da scrivere…). Tsipras, oggettivamente, sullo scacchiere globale ha le mani legate. Il giovane Alexis può solo recitare felicità per avere strappato “concessioni” che gli permetteranno di abbassare di qualche decimale l’avanzo primario da rispettare sotto lo sguardo cagnesco della ex Troika ora opportunamente ribattezzata “Istituzioni”. Un po’ come esultare per avere ottenuto in Appello uno sconto di pena in grado di consentire ad un ipotetico condannato di cavarsela con la pacifica somministrazione di soli 15 frustate al posto delle 25 deliberate in prima istanza. Insomma, caro Tspras, i tuoi festeggiamenti ricordano tristemente i famosi “cannoli di Cuffaro”, entrati teatralmente in scena all’indomani della sentenza penale di condanna. Se a Bruxelles e a Francoforte Syriza rischia di non toccare palla, però, ad Atene gli equilibri cambiano e si invertono. Aggiustando la comunicazione verso l’esterno (perché, ad esempio, ringraziare Renzi apparendo così, nella migliore delle ipotesi, affetti da sindrome di Stoccolma?) e aumentando la pressione sui tanti Quisling che ancora si aggirano all’interno del parlamento ellenico è ancora possibile sperare in prospettiva di rimettere in carreggiata una partita apparentemente già persa in partenza. 


Francesco Maria Toscano