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Monti DraghiAncora mi stupisco del fatto che, nonostante i miei continui sforzi, alcuni fra i miei commentatori continuino a postare pensierini tendenti ad accreditare la tesi che spiega la crisi economica brandendo il famigerato trittico “sprechi, casta, corruzione”. Aggiungendo poi l’immancabile binomio ‘ndrangheta-mafia con specifico riferimento al degrado che attanaglia in particolar modo le regioni meridionali. Nessuno, per carità, vuole negare né l’esistenza della mafia né quella dei corrotti. La mafia andrebbe debellata definitivamente e i corrotti puniti e perseguiti a norma di legge. Solo che la crisi economica non è un problema di ordine pubblico. Ma lo volete capire che si tratta di piani differenti, confusi ad arte da chi vuole polverizzare la classe media e diffondere dappertutto miseria e disoccupazione? Chi soffre sia di ulcera che di ernia del disco dovrà rivolgersi ad un gastroenterologo per risolvere il primo problema e ad un ortopedico (un neurochirurgo nei casi più gravi) per alleviare i sintomi del secondo. Nel caso in cui il nostro strampalato paziente decidesse invece di contattare un podologo per i problemi di stomaco e un odontoiatra per quelli di schiena,  al lume della vostra ragione, potrebbe mai guarire? No, siamo d’accordo? E allora, arrivati a questo punto, ripetete tutti con me: “la crisi economica è figlia di precise scelte politiche, attuate con dolo da una èlite composta da massoni reazionari ora al comando in Europa, bravissimi nel depistare la pubblica opinione alzando di continuo utili polveroni, grazie anche e soprattutto alla compiacenza insipiente ed ipocrita di una classe giornalistica perlopiù incapace e inetta”. Nella prima Repubblica, mentre l’Italia cresceva a ritmi forsennati,  mafia e tangenti erano forse concetti sconosciuti? Non mi pare. E inoltre: sapete quale azienda ha elevato la corruzione a sistema? No? Ve lo dico io: la Siemens, fiore all’occhiello del tanto virtuoso e decantato sistema economico tedesco  (clicca per leggere). I mezzi informativi fintamente liberi, tanto risoluti nel bacchettare i vizi della Casta, curiosamente esprimono quasi sempre un punto di vista macroeconomico iper-liberista gradito  a gente come Mario Draghi e Mario Monti. Davvero pensate si tratti di una banale casualità? Chi è, ad esempio, la penna di punta in materia di finanza di un giornale presuntivamente “contro” come Il Fatto Quotidiano? E’ nientepopodimenoché Stefano Feltri, adoratore acritico e instancabile del venerabilissimo e potentissimo  presidente della Bce. Tutto chiaro fin qui? Bene. Proseguiamo insieme nel ragionamento continuando ad usare la logica e la ragione con qualche costrutto. Qualcuno di voi ha idea di che fine abbia fatto l’inchiesta sullo scandalo riguardate il Monte dei Paschi di Siena? Per capire le ragioni di un tanto prolungato e inusuale silenzio converrebbe di certo rileggere un pezzo redazionale scritto un paio di anni orsono dai massoni di God (clicca per leggere). Il governo Monti all’epoca prestò circa 4 miliardi al prestigioso istituto bancario senese, suscitando dappertutto legittimi interrogativi rimasti tuttora sospesi (clicca per leggere). Avete idea di quanta porchetta potrebbe mangiare a sbafo un tipo come Fiorito con una cifra del genere? Penso tanta. Per concludere, mi pare doveroso segnalare le risultanze di una inchiesta condotta con coraggio e scrupolo dalla procura di Trani in merito alle condotte messe in piedi da alcune agenzie di rating (clicca per leggere). In pratica l’Italia pagò nel 2011 una cifra pari a 2,5 miliardi di euro a Morgan Stanley in conseguenza di un abbassamento del rating deciso d’imperio dall’agenzia Standard e Poor’s, società a sua volta controllata da Mc Graw Hill che risulta essere proprio fra gli azionisti di Morgan Stanley. I nostri governanti, naturalmente, trovarono la faccenda del tutto normale. Un bel quadretto all’insegna della trasparenza, non c’è che dire. En passant vale la pena di ricordare che anche gli adorati pargoli di Mario Draghi e Mario Monti, al secolo Giovanni e Giacomo, vantano per una singolare casualità rapporti di lavoro con il sopracitato colosso bancario americano (clicca per leggere). E mentre si consumavano scempi di queste dimensione sulla pelle del popolo italiano, sempre più afflitto e depresso, i tanti Gabibbi che popolano le redazioni dei principali giornali denunciavano con sommo scandalo i comportamenti di singoli consiglieri regionali adusi a sorseggiare il caffè a spese dei contribuenti (clicca per leggere). Per la cronaca per pareggiare la cifra sborsata dal governo italiano in favore di Morgan Stanley non basterebbe l’acquisto su base annua di  2 miliardi di tazzine di caffè espresso (al netto dell’inflazione), pari a circa 5.479.452 caffè al giorno. Un po’ troppi, anche per la nostra nervosetta classe dirigente.