News dalla categoria Movimento Roosevelt

MRLogo200x200Cari amici, è giusto svolgere insieme alcune analisi di ordine politico. Ed è importante farlo in modo sereno e costruttivo per offrire all’esterno la giusta visione di un Movimento che intende porsi come vera avanguardia culturale e comportamentale nel desolante panorama partitico italiano. Il Movimento che io spero di costruire veicola di sé una immagine improntata a criteri di sobrietà, equilibrio e continenza, rifuggendo cioè dalla emotiva tentazione di raccontare realtà opposte nell’arco delle stessa giornata. Non ho mai creduto prima di rappresentare la reincarnazione di un genio della politica del passato del calibro di Metternich; così come adesso non penso di essermi improvvisamente trasmutato in un brocco sfaticato che, posto al vertice di un esecutivo altrettanto fallimentare, impedisce al Movimento di spiccare il definitivo volo verso lidi luminosi ed inesplorati. La verità è molto semplice quanto chiara. In questi primi mesi di vita del Movimento la gran parte del mio impegno si è concentrata sulle elezioni di Gioia Tauro, prima città d’Italia dove i temi a noi cari hanno monopolizzato l’attenzione generale pur in mancanza di una nostra specifica lista di riferimento. Abbiamo cioè conseguito una straordinaria vittoria culturale che ha finito con il condizionare in meglio la qualità del dibattito politico complessivo. Questo tipo di esperimento, rivelatosi vincente, può ora essere perfezionato e riproposto in ogni angolo d’Italia. Cari amici, sento di poter dire con giustificata sicurezza che non si tratta di questione di “poco conto”. D’altronde, il momento elettorale costituisce una fase molto speciale della vita di una comunità, solitamente pronta ad aprirsi a nuovi modi di interpretare l’impegno pubblico proprio in occasione del rinnovo dei rispettivi Consigli. La mia sensibilità politica mi suggerisce questo tipo di analisi. Ciò non significa che non bisogna stimolare una rapida strutturazione interna, significa soltanto rispettare una scala di priorità che, ingenuamente, ritenevo unanimemente condivisa. A tal proposito: non ho mai pensato di nominare d’imperio i diversi coordinatori regionali del Movimento, stimolando semmai singoli amici ad organizzare riunioni pensate con l’obiettivo di consentire ai diversi soci di autodeterminare le proprie scelte in libertà e coscienza. Esiste poi un problema che riguarda l’articolazione interna del nostro Movimento. Il Segretario Generale, al pari del Presidente, è stato eletto da una pubblica Assemblea libera e sovrana. Nel corso della prima riunione di Perugia, constatata l’impossibilità di aprire in quella sede un compiuto dibattito sulle proposte di modifica allo Statuto, prendemmo tutti il pubblico impegno di rinviare tale incombente all’Assemblea successiva. Il 29 di maggio a Gioia Tauro, anche sulla scia del lavoro svolto da una apposita commissione, i soci intervenuti ebbero modo di esprimersi sul punto, palesando in maniera pressoché unanime la volontà di procedere verso una robusta revisione statutaria. In particolar modo l’Assemblea sembrava persuasa della necessità di dover espungere dallo Statuto la cosiddetta “parte programmatica”, generalmente inserita all’interno di funzionali, specifici e distinti “Manifesti”. E’ possibile ignorare tutto ciò come nulla fosse? Non credo. Questo per quanto concerne il metodo. Per quanto riguarda invece il merito, la Segreteria Generale ha maturato in questi mesi un convincimento profondo. In tutte le Associazioni simili alla nostra è quasi sempre prevista e tipizzata la figura del “Tesoriere”, soggetto destinato ad occuparsi in autonomia delle gestione ordinaria delle spese necessarie. Il Segretario Politico non può essere gravato anche di simili compiti, né deve ricadere sulle figure apicali del Movimento un obbligo di controllo e validazione preventiva di tutte le spese da affrontare passate, presenti e future. Credevo che l’assemblea di Gioia Tauro avesse fatto chiarezza sul punto, affidando gli ordinari poteri al responsabile amministrativo Stefano Ciro. Questa idea piramidale della gestione, dove qualsiasi cosa, anche la più minuta, deve essere esplicitamente e necessariamente approvata dal vertice per assumere una qualche rilevanza è troppo distante dal mio modo di sentire. Perché non modificare in armonia le regole statutarie, conservando insieme ciò che va conservato, integrando ciò che va integrato e migliorando ciò che va migliorato? Conseguendo cioè un risultato per il tramite della mediazione politica, evitando così dispendiose conte che finirebbero soltanto per accelerare un processo divisorio? Non riesco a comprendere il perché di alcune categoriche chiusure che non ammettono ripensamento alcuno. Capisco come l’utilizzo eventuale di toni sbagliati possa rendere il dialogo più difficile, ma è compito della classe dirigente quella di rimanere impermeabile alle critiche che esulano dal merito delle questioni politiche poste sul tavolo del confronto. In conclusione una precisazione sul caso Gioia Tauro. Trovo poco pregevole l’utilizzo di una retorica obliqua volta a far intravedere all’esterno uno scenario che si intende accreditare nel mentre di negarlo. Come che sia, ritengo auspicabile e possibile che il nuovo sindaco di Gioia Tauro pensi di predisporre una specifica delega per la realizzazione di quel “New Deal” che limpidamente abbiamo offerto ai gioiesi. Nel qual caso l’accettazione da parte del Segretario Generale di una simile responsabilità andrebbe semmai vissuta come gesto posto a garanzia del Movimento stesso, e non come coronamento delle ambizioni “poltroniste” o “remunerativiste” di nessuno. Anche perché, sia detto per inciso, la legge non prevede la corresponsione di alcun trattamento economico in capo a simili figure. Si tratterebbe perciò solo di assumere i rischi che la pratica gestione di vicende riguardanti l’amministrazione di una realtà complessa e difficile come quella di Gioia Tauro comporta, senza riceverne in cambio alcunché in termini di agi o presunti privilegi. Qualsiasi altra ipotesi immaginata con il fine di stimolare la progressiva realizzazione di una piattaforma programmatica in linea con le nostre linee guida risulterebbe invece, per una serie di ragioni evidenti, oggettive ed insuperabili, palesemente inopportuna sul piano mediatico, impraticabile sul piano burocratico nonché irricevibile sul piano più strettamente politico-partitico.

( articolo del 22 giugno 2015 )