News dal Dipartimento Economia, Finanza e Lavoro

Il seguente, semplicemente serve per fare un breve riepilogo delle precedenti e specifiche più importanti pubblicazioni: ma andiamo con ordine, partendo da quanto scritto in “Contributo finalizzato alla comprensione dei meccanismi monetari e dell'economia in Italia e nel mondo”.

Scrissi affermando che spesso - praticamente tutti i giorni - guardiamo, ascoltiamo e leggiamo (attraverso le televisioni, le radio, i giornali, in internet e quant'altro) l'economia: questa “famosissima” economia che non va mai bene. Quotidianamente guardiamo, ascoltiamo e leggiamo del problema dei soldi che non ci sono, della disoccupazione che aumenta, dell'economia che non va bene perché i soldi non ci sono, degli imprenditori e dello Stato che non possono assumere perché non ci sono i soldi; del fatto che il debito pubblico aumenta perché l'economia non va bene perché mancano i soldi e quindi bisogna tagliare le spese ed aumentare le tasse in modo da abbassare i decifit annuali ed il debito pubblico (spesso addirittura ci dicono che dobbiamo fare il surplus di bilancio: che in sostanza significa che lo Stato incassa più di quando spende), perché se abbassiamo il debito i “mercati” (che semplicemente sono dei privati da alcuni anni abilitati a prestarci i soldi - incredibile, ma vero…) ci guarderanno con occhio differente e le Agenzie di Rating americane che controllano la vita dei singoli Stati in giro per il mondo (la vita di tutti noi), saranno più felici e non ci declasseranno.

La domanda più spontanea possibile, quella che ognuno di noi dovrebbe porsi di fronte a questo bombardamento continuo; la domanda che servirebbe a noi tutti per cercare di dare una risposta a questo che è ormai diventato un triste e ripetitivo appuntamento quotidiano che va avanti ormai da tantissimi anni è una: “Cosa sono i soldi, come si producono, come si mettono in circolazione e, soprattutto… chi sono i proprietari di questi maledetti soldi?”

Diciamo che se davvero riuscissimo a dare una concreta risposta a questa domanda ed a mettere in pratica quello che verrebbe fuori dalla nostra interrogazione, avremmo risolto i problemi di ognuno di noi (i problemi che strangolano il mondo cui ho appena accennato alcuni singoli li conoscono benissimo, perché sono loro che hanno deciso che noi dovevamo stare male e, successivamente, con l’aiuto di alcuni sotto gruppi un po’ più corposi come numero - alcuni consapevoli e la quasi totalità di questi assolutamente ignari di tutto - hanno fatto si che il tutto si materializzasse; persone che essendo promotori di queste “politiche criminali” finalizzate all'arricchimento dei singoli a discapito di tutti gli altri, conoscono ovviamente anche la risoluzione dei nostri problemi: risoluzione/soluzione che potrebbe essere applicata nel giro di pochi mesi e servirebbe a mettere al sicuro miliardi di vite attualmente letteralmente abbandonate a se stesse o in estremo pericolo).

Un giorno, chiesi a me stesso: “Perché ancora oggi ci sono persone senza cibo o acqua mentre altre vivono nell'abbondanza? Perché ancora oggi ci sono persone senza un lavoro e altre che ne hanno svariati? Perché ancora oggi ci sono persone senza casa e altre che ne hanno svariate? Perché ancora oggi ci sono persone senza soldi e altre con tanti soldi? Se davvero esiste una soluzione ai problemi della gente, perché nessuno la metta in pratica? Se davvero esiste una soluzione per eliminare la causa di tutti questi mali, perché nessuno ne parla? Perché tutti si occupano sempre degli effetti dei problemi, trascurando le cause? Perché nessuno ci spiega qual è la causa? Perché se qualcuno conosce la causa, nessuno mette in campo la soluzione? Qual è la soluzione? Soprattutto: qual è la causa?”

Fatta questa premessa e, considerando quanto sottolineato nell'introduzione: cerchiamo di dare una risposta a queste interrogazioni non di poco conto, anzi… fondamentali!

Per capire come funziona l’economia oggi, bisogna fare una fondamentale precisazione.

Oggi gli Stati si dividono in due categorie: quelli che possiedono una moneta sovrana e quelli che non hanno moneta sovrana.

Le monete sovrane, per essere considerate veramente tali, devono seguire tre criteri fondamentali: devono essere di proprietà dello Stato che le emette, non devono essere convertibili in nessun materiale concreto tipo oro o argento e devono essere fluttuanti, il che significa che non possono essere cambiate a un tasso fisso con altre monete, quindi vengono lasciate fluttuare sui mercati, che decidono di volta in volta i tassi di cambio.

Il Dollaro, la Sterlina e lo Yen, ad esempio, sono monete sovrane perché rispettano questi tre criteri. Le monete non sovrane, invece, sono monete che non hanno nessuna proprietà.

Gli Stati a moneta sovrana spendono inventando la moneta e accreditano i conti correnti di coloro che vendono loro beni o servizi. Gli Stati a moneta sovrana, quindi, creano ricchezza quando spendono e tolgono ricchezza ai cittadini quando tassano. Da ciò si deduce che, se tutti gli Stati a moneta sovrana spendono più di quanto tassano, questo arricchisce la società.

Negli Stati a moneta sovrana il debito pubblico non è il debito dei cittadini ma la loro ricchezza. Quindi, se uno Stato a moneta sovrana decide di eliminare o pareggiare il debito, esso cesserà l’arricchimento dei cittadini.

Per capire meglio questo concetto è giusto pubblicare ed approfondire una citazione di Martin Eccles, un ex Governatore della Banca Centrale Americana, la Federal Reserve, che affermò:

«Se non ci fosse debito nel nostro sistema monetario, non ci sarebbe moneta».

Cosa significa questa affermazione di Martin Eccles?

Immaginiamo che oggi nasce lo Stato X, che abbiamo un debito zero e che il Governo appena eletto dal popolo il primo anno decide di costruire 10 caserme, 100 scuole, 1000 ospedali, 10.000 Università, 100.000 strade eccetera… quindi, cosa fa il Governo?

Semplicemente inventa la moneta, accredita i conti corrente delle persone che lavorano per la costruzione di queste opere, quindi spende e distribuisce ricchezza.

Immaginiamo che il primo anno il Governo spende 100 monete per costruire questi beni e tassa il popolo per 70 monete, quindi chiude il bilancio annuale con un debito di 30 monete. Cosa succede a fine anno?

Semplicemente il Governo ha arricchito il popolo di 30 monete perché ha creato un debito di 30 monete.

Quindi: se il Governo che possiede moneta sovrana crea debito genera ricchezza e fa sì che le persone possano avere monete per fare la spesa, comprare casa, fare un viaggio, acquistare una macchina eccetera.

Anche il secondo anno il Governo decide di spendere ancora 100 monete per costruire altri beni pagando gli stipendi di coloro che gli forniscono beni ed ovviamente i servizi (è naturale che dopo aver costruito ospedali, scuole, tribunali, università, strade, asili, caserme ed altro, il Governo ha assunto manager, insegnanti, impiegati, giudici, bidelli, avvocati, infermieri, dottori, personale delle pulizie, poliziotti e quant’altro) e tassa il popolo ancora una volta per 70 monete, quindi chiude il bilancio annuale ancora in passivo con un debito di 30 monete che sommate alle 30 monete di debito create il primo anno fa 60 monete.

Cosa succede a fine anno? Semplicemente il Governo ha arricchito il popolo di altre 30 monete, perché ha creato ancora debito: ancora una volta ha speso 100 ed ha incassato 70.

Quindi: se il Governo che possiede moneta sovrana crea debito genera ricchezza e fa sì che le persone possano avere moneta in tasca, quindi spendere a loro volta facendo girare l’economia.

Immaginiamo invece la situazione opposta. Il terzo anno il Governo decide di costruire altri beni, quindi paga le aziende private che gli forniscono questi beni e, naturalmente, assume ancora altro personale. Questa volta, però, il Governo inventa e spende ancora 100 monete per pagare gli stipendi di coloro che gli forniscono questi beni e servizi ma tassa il popolo per 160 monete, quindi chiude il bilancio annuale in attivo, non fa alcun debito ed anzi: pareggia il debito che aveva accumulato nei primi due anni (il Governo, in sostanza, in 3 anni di lavoro ha speso 300 monete ed ha incassato 300 monete). Cosa succede? Semplice: succede che i cittadini dello Stato X non avranno in tasca più nessuna moneta, quindi nessuno potrà più spendere finché il Governo non deciderà di fare debito chiudendo il bilancio in passivo generando ricchezza.

Ecco perché, Martin Eccles, giustamente affermava: «Se non ci fosse debito nel nostro sistema monetario, non ci sarebbe moneta»; il debito e la nostra ricchezza e se i Governi che possiedono moneta sovrana decidono di abbassare il debito anche di un solo punto, questo sottrae ricchezza ai popoli: azzerarlo, come sicuramente avrete compreso, è impossibile.

Questo ragionamento, naturalmente, vale solo per gli Stati che possiedono la cosiddetta moneta sovrana: cioè tutti gli Stati proprietari della propria moneta (proprio come lo era l’Italia qualche anno fa: adesso, grazie all’Euro, abbiamo perso la nostra sovranità e non possiamo più stampare, non possiamo più creare moneta, non possiamo più avere una vera politica, non possiamo più fare scelte autonome: perché, come giustamente affermava l’economista francese Francois Perroux:

«Senza la capacità di emettere moneta lo Stato perde interamente la sua ragion d’essere».

A proposito dell’Italia e del fatto che oggi utilizziamo l’Euro (quindi non più una moneta sovrana, non più una moneta di nostra proprietà), segnalo ciò che affermò Paul Krugman, uno dei premi Nobel per l’Economia:

Adottando l'Euro, l'Italia si è ridotta allo stato di una Nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”.

L'unica alternativa che oggi tutti i Paesi che non possiedono una moneta sovrana hanno a disposizione per cercare di sopravvivere è quella di chiedere la moneta ai mercati dei capitali privati che successivamente strangolano e distruggono questi Paesi con gli interessi. L'altra possibilità che questi Paesi hanno per sopravvivere, naturalmente, è quella di licenziare, non assumere, assumere attraverso contratti precari che costano poco, chiedere la moneta al popolo attraverso le tasse che aumentano quotidianamente, privatizzare, liberalizzare, svendere, innalzare l'età pensionabile, tagliare gli stipendi, tagliare le pensioni, tagliare i fondi alla cultura, alla ricerca, alla scuola, alle università, alla sanità, ai servizi sociali e locali e chi più ne ha più ne metta: ecco spiegata la quotidianità di tantissimi Paesi ed il meccanismo all’interno della quale attualmente si trova anche il nostro Paese.

La moneta in generale, comunque, non è mai di proprietà dei cittadini privati o delle banche: essi possono solo usarla, prendendola in prestito dalle banche o guadagnandola attraverso il lavoro.

I soldi sono un mezzo che lo Stato spende per primo e solo successivamente tutti i cittadini ne usufruiscono, spendendoli a loro volta.

Questi singoli cui accennavo hanno tolto ad alcuni Stati la possibilità di stampare moneta ed hanno fatto credere ad altri che possono ancora stampare, che il debito sovrano di un Paese è un vero debito per il preciso fine descritto in maniera impeccabile dall'economista Joseph Halevi:

«Quello che è in gioco è la totale privatizzazione della finanza pubblica e dunque la distruzione degli Stati».

L’operazione appena descritta, come ci spiega il “Rapporto Grandi Disuguaglianze Crescono” di Oxfam, presentato nel gennaio 2015: farà si che «la ricchezza detenuta da meno dell’1% della popolazione mondiale supererà nel 2016 quella del restante 99%».

Continuai con il pezzo “Contributo finalizzato alla comprensione della giusta applicazione dell'economia in favore della piena occupazione” per cercare di rendere chiaro il concetto di come può una giusta applicazione economica (naturalmente all'interno di uno Stato sovrano che possiede la propria moneta sovrana, perché negli Stati che non possiedono moneta sovrana - per esempio l'Italia - il discorso che sto per fare è inapplicabile…) dare vita alla piena occupazione: ovverosia, alla reale possibilità che ognuno di noi possa avere garantita la sua dignità, il lavoro per tutti (concetto utopico per tante persone incolpevolmente ignare di quello che ci hanno fatto e di cosa accade nel mondo).

Nel precedente intervento avevo scritto che «gli Stati a moneta sovrana spendono inventando la moneta e accreditano i conti correnti di coloro che vendono loro beni o servizi. Gli Stati a moneta sovrana, quindi, creano ricchezza quando spendono e tolgono ricchezza ai cittadini quando tassano. Da ciò si deduce che, se tutti gli Stati a moneta sovrana spendono più di quanto tassano, questo arricchisce la società.

Negli Stati a moneta sovrana il debito pubblico non è il debito dei cittadini ma la loro ricchezza. Quindi, se uno Stato a moneta sovrana decide di eliminare o pareggiare il debito, esso cesserà l’arricchimento dei cittadini».

Più di qualcuno, giustamente, si chiederà: “Okay, ma quanto e fino a quando può spendere uno Stato?”

Prima di dare risposta a questa domanda, voglio pubblicare una citazione di Francois Mitterand che si esprime, a modo suo, a proposito del concetto della piena occupazione (termine a cui cercheremo a breve di dare una risposta).

Francois Mitterand, parlando con l’economista Joseph Halevi a proposito del tema inflazione, deflazione, disoccupazione, precarietà e naturalmente del tema della piena occupazione (tematica “calda” che quasi mai nessuno vuole affrontare, principalmente perché nella tipologia di mondo che funziona al contrario all'interno di cui tutti noi siamo stati inseriti, se dici una cosa ovvia - in questo caso per ovvietà intendo dire l'applicazione della piena occupazione - la gente “normale” nella più ottimistica delle ipotesi ti guarderà in maniera strana facendosi una sana risata. Altrimenti, cosa molto più semplice e probabile, ti darà del “matto”), affermava:

«La gente deve togliersi di mezzo. La piena occupazione darebbe troppo potere al popolo. La deflazione, la disoccupazione e i lavori precari, invece, glielo sottraggono».

Tornando alla domanda di cui sopra: “Okay, ma quanto e fino a quando può spendere uno Stato? Alla seguente domanda rispondo attraverso la pubblicazione di una citazione di Randall Wray, persona ritenuta tra i più importanti ed accreditati economisti e monetaristi del mondo:

«Se capiamo come funzionano i sistemi monetari, se comprendiamo che il denaro è solo impulsi elettronici o carta straccia inventata dal Tesoro e dalla BC, allora possiamo dire che il Governo a moneta sovrana può inventarsi tutti gli impulsi elettronici che vuole, con essi può pagare tutti gli stipendi che vuole, comprare tutto ciò che vuole. Possiamo avere la piena occupazione, il business può vendergli tutto ciò che deve vendere se il Governo vuole comprarglielo. Può il Governo permettersi queste spese? Certo, perché il Governo non esaurirà mai gli impulsi elettronici, dunque non farà mai bancarotta; preme un bottone e gli stipendi appaiono sui computer delle banche. L’unico limite è l’inflazione, ma se il Governo spende per aumentare la produttività nel settore privato, allora l’inflazione non è più un problema».

Naturalmente, dopo aver letto questa dichiarazione, tutti si chiederanno per quale motivo, se è così semplice raggiungere l’obiettivo della piena occupazione, esso non sia mai stato perseguito.

Ecco la risposta, ancora una volta per bocca dell’economista e monetarista Randall Wray:

«Non è successo perché innanzi tutto ci sono un sacco di politici ed economisti che non capiscono nulla dei sistemi monetari, cioè non sanno capire che il denaro è solo impulsi elettronici e carta straccia. Poi ci sono molti individui nelle posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, cioè vogliono la disoccupazione, gli piace, gli dà schiere di lavoratori a stipendi sempre più ridotti e possono competere sui mercati esteri sempre meglio. Ma soprattutto questo, si faccia attenzione, se i cittadini, che formano gli Stati ed eleggono i Governi, si rendessero conto che i Governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa».

Per capire quello che davvero sta succedendo al mondo bisogna prestare massima attenzione al passaggio finale dell'intervento di cui sopra di Randall Wray:

Ma soprattutto questo, si faccia attenzione, se i cittadini, che formano gli Stati ed eleggono i Governi, si rendessero conto che i Governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa”.

A questo punto, però, qualcuno potrebbe chiedersi se l'eccessiva spesa dello Stato (più lo Stato spende, più la popolazione si arricchisce) potrebbe portare ad aumentare il fenomeno dell’inflazione.

L’inflazione (troppi soldi a fronte di pochi prodotti), viene contenuta o bloccata in tre modi:

Uno: lo Stato spende di meno nel comparto pubblico.

Due: lo Stato spende di più per aumentare la produttività nel settore privato (l'inflazione non è mai

un problema finché la produzione non si riduce in maniera troppo corposa, perché è ovvio che solo l'eccesso di denaro con la scarsità di prodotti e servizi in circolazione causa inflazione).

Tre: lo Stato introduce una tassa temporanea, in modo da togliere di mezzo gli eventuali soldi in eccesso e la situazione è risolta.

Inoltre, è meglio avere un po’ d’inflazione o la deflazione (pochi soldi e tanti prodotti che rimangono invenduti)?

La deflazione è la causa principale del blocco della produzione, quindi dei licenziamenti di massa, della disoccupazione, della sottoccupazione, della precarietà e del lavoro mal pagato, perché tutti sono disposti a tutto pur di lavorare e guadagnare qualcosa.

In conclusione: se il settore pubblico acquisisse una percentuale della ricchezza troppa grossa (come ci spiega in maniera limpida ed impeccabile Randall Wray), i privati non avrebbero più ragione d'esistere, avrebbero un ruolo troppo marginale, un ruolo di scarsa importanza, pochi soldi, troppo poco potere, sarebbero dei normali lavoratori: non sarebbero più intoccabili ed onnipotenti come lo sono diventati oggi.

Questo è il motivo per cui ci lasciano vivere nell’attuale mondo che funziona al contrario e con la quotidiana paura del debito e dell’inflazione che ci viene quotidianamente “imposta” da tutti i loro amici inseriti nell'informazione ufficiale.

Terminai i mei interventi finalizzati alla comprensione dei meccanismi monetari ed economici in favore della piena occupazione applicabili in Italia e nel mondo con il seguente pezzo: “Contributo finalizzato alla comprensione di come è possibile applicare la piena occupazione”, pezzo che pubblico di seguito.

Avevo iniziato questo percorso finalizzato alla comprensione dei meccanismi monetari ed economici attraverso la pubblicazione di “Contributo finalizzato alla comprensione dei meccanismi monetari e dell'economia in Italia e nel mondo” ed ho continuato il percorso con il pezzo intitolato “Contributo finalizzato alla comprensione della giusta applicazione dell'economia in favore della piena occupazione”.

Cerchiamo ora di concentrarci su come è realmente possibile applicare la piena occupazione partendo dalla domanda che ci siamo posti precedentemente: “Okay, ma quanto e fino a quando può spendere uno Stato?” e dalle citazioni/risposte a questa fondamentale domanda fornite dall’economista e monetarista Randall Wray.

Randall Wray, persona ritenuta tra i più importanti ed accreditati economisti e monetaristi del mondo, afferma:

«Se capiamo come funzionano i sistemi monetari, se comprendiamo che il denaro è solo impulsi elettronici o carta straccia inventata dal Tesoro e dalla BC, allora possiamo dire che il Governo a moneta sovrana può inventarsi tutti gli impulsi elettronici che vuole, con essi può pagare tutti gli stipendi che vuole, comprare tutto ciò che vuole. Possiamo avere la piena occupazione, il business può vendergli tutto ciò che deve vendere se il Governo vuole comprarglielo. Può il Governo permettersi queste spese? Certo, perché il Governo non esaurirà mai gli impulsi elettronici, dunque non farà mai bancarotta; preme un bottone e gli stipendi appaiono sui computer delle banche. L’unico limite è l’inflazione, ma se il Governo spende per aumentare la produttività nel settore privato, allora l’inflazione non è più un problema».

Dopo aver letto questa dichiarazione, tutti si chiederanno per quale motivo, se è così semplice raggiungere l’obiettivo della piena occupazione, esso non sia mai stato perseguito.

Ecco la risposta, sempre per conto di Randall Wray:

«Non è successo perché innanzi tutto ci sono un sacco di politici ed economisti che non capiscono nulla dei sistemi monetari, cioè non sanno capire che il denaro è solo impulsi elettronici e carta straccia. Poi ci sono molti individui nelle posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, cioè vogliono la disoccupazione, gli piace, gli dà schiere di lavoratori a stipendi sempre più ridotti e possono competere sui mercati esteri sempre meglio. Ma soprattutto questo, si faccia attenzione, se i cittadini, che formano gli Stati ed eleggono i Governi, si rendessero conto che i Governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa».

 
Avevamo anche risposto al fatto che qualcuno avrebbe potuto chiedersi se l'eccessiva spesa dello Stato (più lo Stato spende, più la popolazione si arricchisce) avrebbe potuto provocare il “rischio” inflazione (troppi soldi a fronte di pochi prodotti), spiegando che l’inflazione viene contenuta o bloccata in tre modi:

Uno: lo Stato spende di meno nel comparto pubblico.

Due: lo Stato spende di più per aumentare la produttività nel settore privato (l'inflazione non è mai

un problema finché la produzione non si riduce in maniera troppo corposa, perché è ovvio che solo l'eccesso di denaro con la scarsità di prodotti e servizi in circolazione causa inflazione).

Tre: lo Stato introduce una tassa temporanea, in modo da togliere di mezzo gli eventuali soldi in eccesso e la situazione è risolta.

Inoltre, aggiungo anche che l’inflazione (troppi soldi a fronte di troppi pochi prodotti) in realtà è un falso problema. Negli anni Ottanta, gli anni in cui l'Italia navigava nell'oro, quando eravamo il quarto Paese più ricco del mondo, il tasso d'inflazione si aggirava mediamente attorno al 15% e raggiungeva picchi di oltre il 21%. Le famiglie spendevano ed il risparmio medio delle famiglie durante il periodo d'inflazione più alta superava il 25%: eravamo il primo Paese al mondo per risparmio privato e le famiglie avevano ampia libertà di spesa. Oggi l'inflazione si aggira attorno allo 0%, le famiglie devono risparmiare su tutto, hanno scarsa libertà economica, abbiamo raggiunto e superato i livelli di consumo da fame del periodo della “grande depressione” e nonostante ciò la media attuale di risparmio privato è del 4% circa e tutto va male. Insomma, lo spettro dell'inflazione è una grande truffa così come lo è stata e lo è purtroppo ancora oggi quella del debito.

Ritornando invece alla questione del debito pubblico (che altro non è se non l’indicatore che misura la ricchezza finanziaria del cittadini) invito tutti voi alla massima attenzione su questa precisa e personale proposta di modifica del termine “debito pubblico” in “ricchezza pubblica” o molto più semplicemente in “ricchezza dei cittadini”. Detto questo, immaginate che da domani tutti i vari TG, le varie rubriche di approfondimento, giornali, internet e quant’altro annunciassero che la “ricchezza dei cittadini” (quindi non più il “debito pubblico”, parola che spaventa la gente) è aumentata nell’ultimo anno di 100 miliardi di Euro: provate ad immaginare questo...

Chiusa questa parentesi che ho creduto comunque indispensabile, riprendiamo spiegando come è oggettivamente possibile applicare la piena occupazione: sempre tenendo bene in mente che tutto quello che dirò è solo ed esclusivamente applicabile in un Paese sovrano che possiede moneta sovrana ed aggiungo anche una banca pubblica al 100% direttamente controllata dal potere politico (questa precisazione ho deciso di aggiungerla a beneficio di qualche “fesso” che potrebbe obiettare/agitarsi).

Partiamo dicendo che il futuro “Nuovo Stato” italiano sovrano con moneta sovrana e banca al 100% pubblica e direttamente sotto il controllo politico deve impegnarsi nell’immediato ad inserire in Costituzione il principio della Piena Occupazione (oltre ad applicarsi da subito ed in maniera incessante, fino al raggiungimento pratico dell'obiettivo) e ad abrogare nell’immediato il “pareggio di bilancio”: questo perché, come giustamente afferma l'economista e Consigliere di Presidenza del Movimento Roosevelt, Nino Galloni: «Se c’è crisi, se c’è disoccupazione, puntare al pareggio di bilancio è un crimine» (per questa motivazione esso va abrogato nell'immediato).

Detto questo, lo Stato italiano si appresterebbe ad assumere immediatamente (senza se e senza ma) tutte le persone che attualmente collaborano precariamente per conto dello Stato in ogni settore della pubblica amministrazione ed istituirebbe bandi di concorso in ogni settore per il numero che ritiene giusto, per far si che ogni comparto possa operare a pieno organico e nella maniera più efficiente e rapida possibile.

Prima di fare un ragionamento anche per quanto riguarda il comparto privato, cito Giorgio Squinzi, l'attuale Presidente di Confindustria italiana, che agli Stati Generali del Nord organizzati dalla Lega al Lingotto di Torino, nel settembre 2012, ha affermato:

 

«Stiamo morendo di fisco. Gli imprenditori sono disposti a rinunciare a tutti gli incentivi in cambio di una riduzione della pressione fiscale a carico di imprese e famiglie».

L’eventuale futuro “Nuovo Stato” italiano, quindi, attraverso il giusto bilanciamento che deve sempre esserci tra pubblico e privato finalizzato ad evitare ogni tipologia di squilibrio, si appresterebbe ad attuare un piano per la piena occupazione. I piani ed i modi per poter attuare la piena occupazione possono essere differenti. Senza andare molto oltre con il ragionamento (cosa che magari farò in una eventuale prossima pubblicazione a riguardo), semplicemente prendendo per buono quanto affermato dal Presidente Giorgio Squinzi il 12 settembre 2012 al Lingotto di Torino e considerando quanto scritto in un passaggio del punto numero 6 dello “Statuto Roosevelt” a proposito delle due aliquote (una del 20% per coloro che abbiano un reddito annuale sino a 100.000 euro; una del 23% per coloro che superino tale soglia), affermo quanto segue: con l'applicazione della proposta di cui sopra di Giorgio Squinzi le industrie rinuncerebbero a tutti gli incentivi in cambio della riduzione della pressione fiscale e pagherebbero una sola tassa (come affermato, eventualmente provvederò in una prossima pubblicazione ad ulteriori aggiunte/dettagli anche su quanto appena detto).

Fatto questo, bisogna regolamentare e tassare con aliquote alte, tutti coloro che investono nei beni di lusso che creano principalmente benessere personale e non collettivo. Questo perché, una volta che sarà sottratto ai ricchi il settore finanziario speculativo, restano due opzioni per investire/spendere: beni generici o attività produttive con creazione di posti di lavoro. Tassando le spese/comportamenti principalmente utili a se stessi, si incoraggia la persona benestante a spendere ed investire di più nei cosiddetti beni quotidiani, in modo da far girare meglio l'economia reale. Questo inciderebbe positivamente sulla costruzione di nuovi posti di lavoro.

A questo punto è giusto aprire un ultima parentesi per cercare di far comprendere cosa rappresentano le tasse in un Paese sovrano (concetto spiegato in maniera impeccabile dalla Mosler Economic e/o Modern Money Theory portata in Italia dal giornalista Paolo Barnard grazie al suo lavoro che ho sempre senza mezzi termini definito “ai limiti dell’umano”) anticipando che, a differenza di tutto quello che ci hanno sempre raccontano negli anni e che ancora ci raccontano, le tasse, all'interno di un “contesto sovrano”, servono a ben poco.

Le tasse, all’interno di un “contesto sovrano”, vengono utilizzate per quattro scopi.

1. Tenere a freno la ricchezza dei privati.

2. Limitare l’eventuale inflazione.

3. Scoraggiare o incoraggiare comportamenti – si tassa l’alcool, il fumo o l’inquinamento e - ad esempio – si detassano le beneficenze, le ristrutturazioni, ecc.

4. Imporre ai cittadini l’uso della moneta sovrana dello Stato dove si vive.

Per comprendere ancora meglio quanto fin qui affermato, propongo in chiusura una citazione del politico, storico, giornalista e Premio Nobel per la Letteratura, Winston Churchill:

«Una Nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico».

Quanto sopra, come già affermato: è applicabile solo ed esclusivamente in un Paese sovrano che possiede moneta sovrana e banca pubblica al 100% direttamente controllata dal potere politico.

Vincenzo Bellisario

(Articolo del 8 novembre 2015)