Questa volta, non parleremo della Cina dal punto di vista della geoeconomia, ma della geopolitica classica, cioè quella che arriva da Haushofer o Kjellen, per non parlare del Karl Schmitt di Terra e Mare. Quando pensiamo alla Cina ci viene subito in mente Taiwan e l'agognata aspirazione del libero accesso ai mari. Ma, in realtà, non c'é solo la vecchia Formosa (che, del resto, non è poi stata cinese per molti anni, in questi ultimi secoli), a scatenare gli appetiti o le aspirazioni (a seconda di come la si guardi) strategiche cinesi o le dispute territoriali e di influenza diretta e massiccia. Ci sono Il Vietnam, le Filippine, la Sud Corea (e il menage a tre tra la Cina stessa, la Nord Corea e la Russia), l'India, la Siberia russa, le basi militari progettate in Africa e, forse, nel Myanmar; e c'é stato il Tibet, non dimentichiamolo. Con Trump cambierà qualcosa? Risponderà Tiziano Marino analista del CeSI, esperto in questioni riguardanti l'Estremo Oriente. A cura di Roberto Hechich. Regia Samuele Guizzon. Osptie Tiziano Marino (CesI).
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