Se non fosse l'ennesimo e clamoroso segno dell'impotenza del pensiero di intaccare i rapporti di potere attuali, potremmo divertirci e giocare a fare i filosofi parlando di "morte dell'attualità". Non è questo il caso, anche se non possiamo fare a meno di osservare come ormai la gran parte delle persone si dimostrano nauseate dallo stato generale del dibattito pubblico; ed anche qui, non diciamo questo per aderire al tono qualunquista degli sfoghi, delle imprecazioni. Tentiamo di dire altro: anche se dovesse valere soltanto per pochi, dobbiamo imprimere la consapevolezza di un'avanguardia che vede dove gli altri non vedono.
Partiamo dal disgusto per l'attualità. È presto detto: pensavamo che, dopo i "troismi" di Berlusconi non potessimo andare oltre. Ma la vicenda di Banca Etruria, l'ipocrisia della speculazione di affaristi che hanno dato l'assalto al governo massacrando piccoli risparmiatori con un inaudito cinismo, è del tutto intollerabile. Com'è intollerabile che l'unica politica che i media propongono come progressista sia il tema delle "nozze gay". Com'è insopportabile il linciaggio di un sindaco 5 stelle fatto per appiattire ogni posizione differente e dire: "vedi, tanto sono tutti uguali". Com'è inaccettabile che il sistema di intrattenimento sia definitivamente caduto nelle categorie dell'invedibile (canali mediaset) e dell'improponibile (canali rai). In proposito, è interessante notare come l'acume della satira della coppia Fazio-Littizzetto, in precedenza sempre tagliente e acuminata quando al potere era la (pseudo-)destra, adesso ripiega sul puro intrattenimento e, se deve fare una critica, se mai la fa alla (pseudo-)sinistra insignificante di Civati (che, oltretutto, sul panorama politico si spiega soltanto come argine dell'establishment all'eventualità remota che Landini possa rimettere su un vero partito dei lavoratori).
Parlare di questi argomenti è evidentemente noioso.
Affogare nella merda dei talk-show è qualcosa che si consiglia di evitare.
In breve, la tesi che si propone alla riflessione è che non dobbiamo più ragionare con le categorie che ci propone il sistema egemone delle comunicazioni (che è ancora - anche se non più stabilmente - la televisione), ma dobbiamo spostarci su altre categorie, senza più subire i significanti del potere e tornare a fare quel che si faceva al tempo della CONTESTAZIONE, e cioè rifiutare i termini del potere e imporre le nostre parole. Con un'avvertenza, però, che riguarda la lezione della storia. Perché le parole della Contestazione (libertà, ideologia, emancipazione, coscienza collettiva, etc.) sono state assorbite dal POTERE che le ha destrutturate, rimasticate e riassorbite distruggendone il significato originario (partito delle libertà, crollo delle ideologie, diritti dei consumatori, etc.) secondo il modello della NEOLINGUA come sistema di propaganda della dittatura del "Grande Fratello" che Orwell descrive in modo implacabile e che dà al suo romanzo "1984" il posto che gli compete nella letteratura del '900.
Il paradosso è in agguato: perché il grande pubblico non sa nemmeno questo ed esaurisce la percezione del "Grande Fratello" nel reality show proposto dalla televisione, che in questo modo si fa ulteriore beffa  di una maggioranza ignorante che non sa più di esserlo (perché proprio la televisione ha insegnato a tutti il modo di costruire una frase decente e l'ambizione di prendere un microfono per dirla, anche se non se ne possiede il significato) dell'impossibilità democratica per il popolo di esprimere un governo intelligente e rappresentativo, prigionieri della condanna ad essere dominati da un'élite cinica e indifferente alle ragioni del buon governo, interamente devota in modo esclusivo al profitto e all'approfittare della situazione di vantaggio.
Qui la "morte dell'attualità" diviene liturgia, accede alla condizione sacerdotale: perché questa è la condizione ontologica del mondo, l'essenza stessa del mondo: tutta la storia spirituale dell'umanità si riversa su questa profonda ed insieme elementare verità: che il mondo, in ogni tempo, è stato governato dall'interesse materiale, dalla brama e dall'avidità dell'arricchimento individuale, e solo raramente dalla ricerca del bene collettivo, dall'autentico buon governo della polis.
Questo fa luce su una prima dimensione del "teatro degli inganni" che è il mondo, dove la truffa del momento viene fatta apparire come l'unico esecrabile inganno, quando invece è il sistema è corrotto ed è marcio al punto che non può se non produrre corruzione.
Ecco perché, se non si cambiano le regole, il sistema non può che continuare a produrre corruzione. Poco credibile (e, soprattutto, poco duraturo) che un nucleo possa dire "noi non siamo come gli altri". Il vero carattere democratico di una società è determinato dalla "circolazione delle élites" e cioé dal grado di inclusione che una società permette.
Certo, è un errore generalizzare. Non tutte le epoche storiche sono uguali. Il nostro dopoguerra è stato un'epoca straordinaria, di riscatto umano e sociale, di eccezionali possibilità di inclusione accelerate da un sistema economico in cui lo Stato si faceva garante della trasformazione del risparmio in investimento produttivo.
Quell'epoca è finita. Accompagnata dalla litania che il sistema pubblico è fonte di spreco, lo stato è stato progressivamente smantellato da dirigenti superpagati (per far fronte alle spese legali derivanti dai rischi della corruzione) e da consulenti privati che, a parte qualche lodevole (e rara) eccezione, si sono dimostrati interessati ad utilizzare la posizione di vantaggio per succhiare risorse al sistema in modo parassitario, dallo schema classico dello scambio politico nella moltiplicazione di posti di sottogoverno fino al limite di attribuire questo ruolo a saltimbanchi, cortigiane, saltafossi, aspiranti, ruffiani, cocottes, spacciatori ed altri esperti della vanagloria, della cialtroneria, della perversione e dell'effimero.
Il cittadino è stato degradato a "consumatore". Il risparmio, un tempo virtù prima per il riscatto sociale, adesso non conta più nulla. Il sistema "monetarista" (che ha sostituito l'economia sociale di mercato immaginata da Keynes che ha caratterizzato gli anni d'oro dello sviluppo) rende irrilevante il risparmio: l'unica cosa che conta è il consumo. L'economia va bene, ci dicono, se sono alti i consumi. Non gli investimenti, ma i consumi. Consumo, consumo, consumo. Ora e subito. La pubblicità trabocca dagli schermi televisivi per spingerci a indebitarci, a comprare oggi e pagare tra un anno, in rate mensili. Nel frattempo, nessuno pensa alla manutenzione delle infrastrutture. Le autostrade crollano. L'agricoltura diventa irrilevante, perché i supermercati sono pieni dei prodotti ottenuti dallo sfruttamento dei Paesi dell'Africa (che la grande distribuzione fa passare per spagnoli). Noi non coltivamo più. Il terreno va in dissesto idrogeologico. Il Paese crolla. E deve sopportare la disperazione di chi cerca di sfuggire alla macchina dello sfruttamento e sfida il destino per varcare il mare che lo separa dall'Europa, in cerca di un sogno che non troverà, semplicemente perché non c'è più.
L'attualità è morta. 
Non c'è più nulla da dire. O meglio, non è possibile dire nulla con le categorie logiche che utilizza l'attuale sistema politico. Occorrono nuove categorie e, per costruirle, non è possibile "inventarle", ma si deve configurarle attingendo dall'abissale serbatoio sulfureo della parte oscura della storia, quella zona di confine tra religioni e società iniziatiche (due volti della stessa realtà antropologica) che fino ad oggi è stata nascosta, preclusa alla conoscenza diffusa e della quale la maggior parte della gente continua a non sapere nulla. Nulla.

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Il Movimento Roosevelt, per le caratteristiche della sua genesi in Italia, può avere un ruolo di rilevanza storica nel produrre i germogli di un rinnovamento, purché abbia il coraggio di percorrere la strada che ha promesso di voler compiere e cioé la demistificazione a partire da uno sguardo interno, che prende origine proprio da quella zona di confine che è anche terreno fertilissimo di produzione ideologica, e che non può (e non deve) né tacere né dissimulare, perché nell'epoca aquariana della comunicazione interattiva e del sapere immediato, chiunque può rapidamente verificare che il punto di coagulo, il seme originario del Movimento Roosevelt italiano è il libro di Gioele Magaldi che ha per titolo "Massoni" e che, pertanto, non si può nascondere la radice ed il potente archetipo che permette uno sguardo differente sulla realtà delle cose, surclassando il punto di visto dell'attualità per vedere oltre le finzioni del sistema.
Questa via è ardua e non a tutti è dato comprenderla. Si espone a molti rischi, primo tra tutti quello di essere impopolare, per effetto di una interpretazione perbenista e superficiale, in base alla quale la Massoneria porta con sé uno stigma di struttura segreta che conduce alleanze improponibili ed uno strenuo affarismo indifferente alle leggi dello Stato. La P2 è il perfetto emblema di questa immagine. Ma in effetti questo rischio è relativo e banale, perché subito vengono evocate le immagini di Mozart, Lincoln, Garibaldi, etc. e immediatamente si riaccende l'interesse dei più coraggiosi che vogliono capire. Di questi diremo altrove. Altri rimangono a guardare: a questi ci rivolgiamo con attualità.
Un altro rischio consiste proprio nel successo, che facilmente può indurre il desiderio di "monetizzare" il risultato. Nulla in contrario alla sagace capacità di saper cogliere il momento di ottenere (arte difficile, a chi sa intendere!), purché questo non trasformi l'obiettivo e conservi inalterato il coraggio del proporre non solo interpretazioni più avanzate dei fatti del nostro tempo, ma soprattutto un intero sistema di criteri interpretativi differenti, un "think different" che si estende su tutto e, in primo luogo, sulla quotidianità di chi intende operare su se stesso per ottenere graduali passaggi di trasformazione della propria coscienza, al riparo degli errori di una pretesa tradizione su cui si perpetuano gli errori del passato e al riparo da falsi maestri che non fanno che allargare il terreno pericolante di sabbie mobili che sembra inghiottire ogni buon proposito.
Perché questo sia possibile, si costruisca con pazienza e con metodo una tessitura di contenuti evolutivi, di strumenti applicabili al singolo individuo e ai gruppi come sistema di metodo per la crescita della consapevolezza: quel che un tempo si diceva "espansione della coscienza".

societasmazzini.wordpress.com



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