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 RAGIONE E PROGRESSO

 Il Movimento Roosevelt si caratterizza per l’impegno dei suoi militanti al servizio della democrazia e del progresso. Con l’articolo che segue, a firma di Ottavio Plini e Pietro Esposito, il Dipartimento Cultura del MR lancia - per il dibattito interno ed esterno - la questione della ragione e del progresso, alla luce delle suggestioni di carattere psicologico, filosofico e misteriosofico che tale tema è in grado di suscitare.



RAGIONE E PROGRESSO: suggestioni filosofiche e misteriosofiche

di OTTAVIO PLINI e PIETRO ESPOSITO


Al fine di comprendere l'apparentemente antiquata esigenza di razionalità, la forse obliata idea di progresso razionale, la fede nei “lumi” umani, proprie dell'Illuminismo - movimento che rivoluzionò il mondo antico nel nome di ideali massonici, e che infatti fu almeno in gran parte di radice massonica, dunque iniziatica - occorre prendere atto di come quel movimento stesso risulti, anche forse proprio per la suddetta motivazione, apparentemente attraversato da contraddizioni; ma occorre indagare al tempo stesso anche su un raffinato tentativo di conciliazione di quelle contraddizioni, che trovò probabilmente la sua migliore elaborazione in Kant.

Occorre soprattutto, noi crediamo, prestare attenzione al momento in cui Kant pose il Noumeno, che però non sarebbe connotabile come lo è il Fenomeno: è nel migliore dei casi pensabile. Intanto Kant sembra così riprendere, raffinando i termini, l'antichissima separazione tra psiche e physis, oggetto di tante banali accuse da parte di certa "modernità", sebbene ciò sia dovuto forse in parte alla non perfetta formulazione di quell'antico principio filosofico, che Kant, quasi senza farsi cogliere nell'atto, rettifica, però in qualche modo riannotandolo. Ma questo en passant, poiché Kant si spinge più lontano. Precisiamo intanto che quando si cerca poi di trattare del Noumeno, anziché rendersi conto che è stato posto come ciò che sta oltre la trattazione, vi è un problema, ed è il problema di tutta la metafisica più cervellotica. Ma il meta-fenomenico, il noumeno, il (s)velato, non può essere riassorbito nella presenza dell'enticità (fenomeno) e, in questo modo geniale, Kant e la filosofia illuministico-razionalistica di matrice però massonico-esoterica hanno trovato la loro compensazione, e legittimato l'Occulto, nel senso proprio del velamento - che però, come insegnerà poi Heidegger, entra in un gioco di chiaroscuro con lo svelamento, divenendo, nella domanda sull'Essere, intrinseco allo stesso.

Ma abbiamo prima scelto (e posto col corsivo) il termine "compensazione" non a caso. Secondo Jung, l'Inconscio, che è per il massone psicologo svizzero prima di tutto Inconscio collettivo, ha una funzione compensatrice rispetto alla Coscienza. Se, per esempio, banalizzando, l'attività cosciente (anche collettiva) diviene eccessivamente razionalistica e razionalizzante, si attiva una compensazione inconscia (anche collettiva) che fa emergere, in forma simbolica, pulsioni non razionali. D'altronde, non sembra forse questo un tratto dell'epoca che viviamo? Mentre a livello ufficiale si proclama la fede nella scientificità, il mondo che ci circonda, i comportamenti che vi abitano, gli avvenimenti storico-politici, non appaiono granché razionali. Manifestazione, tra le altre, di tutto ciò, potrebbe essere l'emersione, caratteristica di questi tempi, del coacervo di suggestioni cosiddette “complottiste”, che si intrattiene, in modo a volte assurdo e irrazionale, su ipotesi riguardo a società segrete, coperte, occultate, inintelligibili, che eserciterebbero un certo controllo sul mondo. Il fatto è che alcune (non tutte, ovviamente) di queste realtà occulte immaginate dai complottisti esistono in qualche modo: c'è contraddizione? Junghianamente, diremmo di no: proprio perché il Conscio e l'Inconscio sono espressione della collettività, e la realtà manifesta è riflesso del mondo sottile.

Manca forse oggi un illuminista alla Kant, che, mentre per Ragione si ispiri tra le righe non alla razionalità umana, ma alla Ragione universale quale principio ulteriore (“la legge dentro di me, il cielo stellato sopra di me”), distingua poi chiaramente tra un occulto-semivelato, e un mondo della razionalità che invece è pubblico, e accorci così le distanze tra mondo sottile e mondo della materia: perché se le masse fossero educate alla Ragione, mentre i Misteri risultassero necessariamente relegati ad una abissale indagine spirituale che poi in una qualche misura li trasmetta in forma razionale e solarmente intelligibile, alcune grandi questioni sarebbero forse risolte, e persino la fiducia nel progresso, nei “lumi”, e così via, assumerebbe un altro, meno fantasioso, significato.

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